martedì 6 settembre 2011

Grillo, le sue 350 mila firme e la dimenticanza del Senato


Non gliene importa niente? Aboliscano l'articolo 71 della Costituzione. Almeno i cittadini verranno ufficialmente informati: al Parlamento, dei disegni di legge di iniziativa popolare previsti dalla Carta, non interessa un fico secco. La prova: da quattro anni il Senato evita accuratamente di esaminare le proposte presentate da Beppe Grillo e firmate da oltre 350.000 italiani. Sette volte di più di quelle necessarie.

Riassumiamo? A metà dicembre del 2007, nella scia delle polemiche intorno ai costi della politica e «V-Day», il comico-capopopolo genovese si presenta a Palazzo Madama, pedalando su un risciò (anche lo show vuole la sua parte...) per consegnare una catasta di sottoscrizioni raccolte in un solo giorno su tre disegni di legge. Sintesi: 1) Nessun cittadino può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale. 2) Nessuno può essere eletto alle Camere per più di due legislature (10 anni). 3) Basta con i deputati e i senatori «nominati» dai capi partito e via alla riforma elettorale perché possano essere votati dai cittadini con la preferenza diretta. Giusto? Sbagliato? Libero ciascuno di pensare che si tratti di proposte ottime o pessime, utili o inutili, virtuose o demagogiche. C'è reato e reato, dirà qualcuno, e un conto è avere nella fedina penale una condanna per tangenti su un reparto di leucemia e un altro per aver violato, facendone una battaglia politica (e non violenta, ovvio) una legge considerata ingiusta e da cambiare. E c'è chi sottolineerà come escludendo automaticamente tutti dopo due legislature ci saremmo risparmiati tantissimi somari ma avremmo perso anche un pò di purosangue. Per non dire dei dissensi sulla legge elettorale... Ma qui sta il nocciolo della questione: i senatori hanno il diritto di prendere uno per uno questi disegni di legge, valutarli, decidere che si tratta di sciocchezze e buttare tutto nel cestino. È nelle loro incontestabili facoltà. Quello che non possono fare è di infischiarsene di quelle proposte facendo finta che non siano mai arrivate. Lo ammise un anno fa, dopo una fiammata di polemiche, lo stesso Renato Schifani: «Sono favorevole affinché i ddl di iniziativa popolare, a prescindere dai loro contenuti, abbiano una risposta da parte del Parlamento. È un diritto e un dovere del Parlamento. Si deve riconoscere ai cittadini che hanno presentato una proposta popolare il diritto assoluto di avere una risposta».

Lo dice la Costituzione all'articolo 71: "L'iniziativa delle leggi appartiene al governo, a ciascun membro delle Camere ed agli organi ed enti ai quali sia conferita da legge costituzionale. Il popolo esercita l'iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli". E gli articoli 48 e 49 della Legge 25 maggio 1970, n. 352 precisano tutti i dettagli perché questo strumento di democrazia possa avere piena dignità.
Il guaio è che i nostri padri costituenti non avevano tenuto conto di una sventurata ipotesi. Quella che in Parlamento si affermassero maggioranze prepotenti decise a svuotare questo istituto. Sia chiaro: di destra o sinistra non importa. E lo dimostra il destino dei progetti "grillini", ignorati sia in questa sia nell'altra legislatura. Fatto sta che, come spiega Michele Ainis, la facoltà solennemente riconosciuta dalla Carta Costituzionale alla volontà popolare di proporre delle leggi si è ridotta di più e né meno che al ruolo che avevano un tempo le suppliche al sovrano. Con il Parlamento che si arroga il diritto di occuparsene o meno così, a capriccio. Come quei monarchi annoiati che, mollemente adagiati sul trono, decidevano il destino di questo o quel poveretto condotto al loro cospetto sollevando o abbassando il mignolo inanellato.
Dicono: ma Beppe Grillo è stato uno screanzato. E ricordano che, convocato a Palazzo Madama (audizione obbligatoria: mica una gentile concessione), il comico genovese fondatore del Movimento 5 stelle, ne disse di cotte e di crude contro «questo Parlamento di nominati in cui sono stati scelti amici, avvocati e qualche zoccola». Affermazione che, buttata lì prima dei fuochi d'artificio sul «ciarpame senza pudore» accesi dalle accuse di Veronica Lario, sollevò un'ondata di proteste.

Verissimo: la scelta di Grillo di usare un linguaggio spiccio e ricco di parolacce è una cosa che gli viene rinfacciata anche dagli amici e suona insopportabile alle orecchie di chi in Parlamento dice cose spesso oscene però sventolando educatamente il ventaglio. Ma può bastare per ignorare le proposte di 350 mila cittadini? Vogliamo ricordare, almeno, che per legge i promotori dei Ddl di iniziativa popolare dovrebbero esser convocati entro un mese e il comico «indignato» ebbe l'opportunità di dire la sua dopo un anno e mezzo e solo dopo aver avvertito il presidente della commissione affari costituzionali Carlo Vizzini che gli avrebbe appiccicato addosso migliaia di «pittime», quei petulanti personaggi seicenteschi vestiti di rosso che si attaccavano per mesi ai debitori senza sfiorarli con un dito ma ricordando loro ossessivamente il debito da pagare? Disse quel giorno Grillo ai commissari: «Datemi una data di quando sarà discussa l'iniziativa popolare per l'elezione dei parlamentari, per lasciare fuori i condannati e scegliersi il parlamentare anziché trovarselo nominato, e mi manderete via contento». Macché: vuoto pneumatico. Al punto che se domani mattina la legislatura subisse un infarto, quelle proposte evaporerebbero nel nulla.

C'è poi da stupirsi se il 10 settembre, quattro anni dopo la raccolta delle firme, il comico si presenterà a Roma per chiedere che gli siano restituite quelle carte sottoscritte da 350.000 cittadini perché è ormai chiaro che il Senato non ritiene quelle proposte neppure degne di essere esaminate e cestinate? Una cosa è certa: che Beppe Grillo abbia ragione o torto nel merito dei disegni di legge (e a questo punto la cosa è del tutto indifferente), i senatori hanno perso un'altra occasione per riaprire dalla loro torre d'avorio un dialogo coi cittadini. E con il loro assordante silenzio spingono a ripetere quella domanda fastidiosa: l'articolo 71 è ancora in vigore o è stato abolito?

Gian Antonio Stella
05 settembre 2011

8 commenti:

Francy274 ha detto...

Buona Sera Luigi, come stai?... Mi è mancato il Tuo blog durante la mia assenza estiva. Ho appena letto svariati articoli e mi rendo conto che la situazione è peggio di quanto pensassi, la tragedia è che ancora sono là a governare questi reucci annoiati e strafottenti. ,
Grillo? Se lo avessimo ascoltato non saremmo a questo punto.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E a me sono mancati i tuoi commenti. Grillo? In 350.000 lo hanno ascoltato, al V-DAY lo abbiamo ascoltato e tante altre volte ancora. Forse lui non ha ascoltato bene la voce che veniva dalla base, di impegnarsi in politica in prima persona. Le spiegazioni, rare, che deva al riguardo erano come minimo pretestuose. Un Grillo all'interno del Parlamento avrebbe significato un terremoto continuo, ma se si fosse presentato alle elezioni, e sarebbe stato eletto, avrebbe potuto andare in giro per l'Italia a fare spettacoli?

Francy274 ha detto...

Certo che non avrebbe potuto fare spettacoli. Da ciò personalmente deduco che è una persona seria, segue la sua indole e in questa non vi è l'idea di fare il politico. Lo ha sempre detto che lui non lo è , anche se molto impegnato su questo fronte come cittadino. Del movimento a cinque stelle non si ritiene il leader ma l'appoggio di chi ha seriamente intenzione di candidarsi. Il fatto che denuncia gli abusi di chi ha scelto di occupare ruoli istituzionali pur essendo un fenomeno da baraccone, non può essere preso come appiglio per andargli contro. Ci aveva detto fin dal 2008 che votare PD o PDL non avrebbe cambiato nulla, bisognava solo prenderlo sul serio e impedire che questi due partiti avessero la meglio, forse si sarebbero fatti avanti uomini degni di occupare le poltrone del potere, forse, ma ormai non ci è dato sapere. Troverai sbagliato questo mio ragionamento, ma se gli italiani non si danno una mossa e cominicano a capire che quelle poltrone non sono adatte ai delinquenti o ai comici come Grillo, non cambierà mai nulla. Sinceramente ritengo che neanche Antonio Di Pietro abbia la stoffa del politico, anche se in questo marasma è l'unico asso che ci resta da giocare.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Questa volta litighiamo! Per rabbia, perché vedo tanta ingenuità.
E' un opportunista, tant'è che sia Di Pietro che De Magistris (quest'ultimo più decisamente) si sono allontanati da lui (oppure è lui che li ha allontanati.
Ricorda,cosa si diceva sotto il fascismo di Mussolini: armiamoci e andata (a combattere): troppo facile!

Francy274 ha detto...

No, non litighiamo :)
Sai bene che il Tuo punto di vista in materia politica suscita il mio interesse, il Tuo non essere d'accordo sulle mie considerazioni in merito mi incita a ricercare riscontri.
Spesso penso alla probabilità di una eventuale entrata in politica di Grillo, e mi sorge la domanda su cosa potrebbero dire gli odierni italiani, "quella poltrona piace a tutti", o "visto? Anche Grillo ama il potere", e chissà cosa altro ancora. Forse hai ragione Tu, ma non si può dire che Grillo mandi gli altri in avanguardia, mi pare che si è sempre esposto in prima persona, nei tribunali come rappresentante dei “derubati” dal potere, davanti ai politici per avanzare le richieste di migliaia di cittadini, non si può dire che abbia peli sulla lingua quando ha l’occasione di parlare con i potenti a tu per tu, o abbia mai regalato un sorriso a qualcuno di loro. E’ sempre Lui che si becca le denuncie per quanto afferma senza timore, e potrei continuare ancora, ma queste cose le conosci bene anche Tu.
Di Pietro e De Magistris hanno preso le distanze da Grillo, perchè non è un combattente o perchè lo è troppo, pur non essendo un politico, e quindi troppo scomodo frequentarlo?
Anche Tu stesso hai detto che se fosse entrato nei palazzi del potere avrebbe provocato un terremoto, suscitò paura quando fece la proposta al PD!

Non dimentichiamo, inoltre, che De Magistris fa presto a prendere le distanze quando qualcuno è un passo davanti a lui, ci stava provando anche con Di Pietro.
Anche a me sarebbe piaciuto vederlo in politica, ma non posso denigrarlo per questo, constatando che è l’unico personaggio che ha sempre anticipato e anticipa i tempi sulle probabili catastrofi, che poi puntualmente si verificano, provocate dagli attuali politici di destra e sinistra. Se tutto ciò non basta agli italiani per avere la forza di mandarli davvero a casa, come suggerisce Grillo… allora … non ci resta che prendercela con il “comico”, visto che i “seri” sono intoccabili.

(mmmm... ora mi farai nera :) )

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non posso farti 'nera', sei stata in ferie, sei abbronzata di tuo! Per il resto ci sarebbe tanto da discutere su Grillo, De Magistris, Di Pietro, ma come lo posso fare in un commento! Posso solo dirti che l'IDV è in netta ascesa mentre il PD cala, Grillo e i 'grillini' sono scomparsi dalla scena, del movimento 5 stelle idem. Infine, chi va in tribunale o è imputato o è citato come steste, dell'accusa o della difesa. Non mi risulta che Grillo abbia fatto il testimone.

Francy274 ha detto...

Si che lo ha fatto, fu testimone al processo Telecom-Filippi.
Grillo fece a pezzi l'allora ex-Sip nella truffa ai danni degli utenti promossa da Filippi e sostenuta dal comico.

Mettere in un angolo i disturbatori del regime con la denigrazione è il "moderno tritolo". Grillo un errore lo ha commesso, in quel movimento non doveva affidare a ragazzi inesperti un progetto tanto ardito, scontato che le vecchie volpi li avrebbero fatti a pezzi.

Si, sono tre personaggi che non si possono sintetizzare in un commento. Di Pietro politicamente, lo ripeto, è l'ultimo carico che gli italiani si possono giocare, del resto lo diciamo entrambi da tanto tempo, è pure ora che gli elettori del PD si diano una svegliata.

Notte, notte Amico mio... è sempre un immenso piacere discutere con Te :)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Sei andata a pescare una causa civile del 1996, in cui il Codacons e il Comitato vittime della Sip citò il comico genovese come testimone dell'attore della citazione a giudizio. Non sono riuscito, ma l'ora è tarda, a conoscere i contenuti e gli sviluppi di questa testimonianza. Però permane l'impressione, fortissima, che questa sia stata la strada per uscire dal cono d'ombra in cui Grillo fu offuscato dopo avere detto qualcosa contro il socialismo di Bettino Craxi, disse che i socialisti rubavano, questo era il concetto. La pagò a caro prezzo. Resuscitando scelse, a mio avviso, la strada del battitore libero, rifiutandosi di legarsi a chicchessia per restare il capo indiscusso del suo regno e guadagnare un barca di soldi, un dichiarò 4 milioni di euro: è un vizio tutto italiano, sai?