di Marco Travaglio
L’altroieri sono stato invitato alla festa di Fli a Mirabello. Molta gente, in gran parte ragazzi. Molti volontari, e anche zanzare. Clima da festa dell’Unità. Nessuna nostalgia per il fascismo né per il berlusconismo: laicità, legalità, antimafia, anticorruzione, spirito nazional-repubblicano.
All’ingresso, il banchetto per firmare il referendum anti-Porcellum (in dissenso col resto del Terzo polo, cioè con le muffe casiniane e rutelliane, ovviamente contrarie).
Sul palco, con vari esponenti del partito finiano, il referendario prodiano Arturo Parisi, accolto con simpatia.
Le titubanze di Fini, le pirlate di Bocchino in Began, la zavorra di troppi berluscones infiltrati e poi autorivenduti hanno dimagrito il partito, ma non sono riusciti a estinguerlo.
Accanto alle tentazioni di ritorno al passato, c’è ancora tanta gente che spera in una destra normale. E sempre più ce ne sarà, quando la decomposizione del Pdl più Lega più Scilipoti porterà orde di elettori inferociti a inseguirli con i forconi per le rapine chiamate “manovre” e per il fiasco definitivo della banda chiamata “governo”.
Oggi Fini chiude la festa. E molti dei suoi si aspettano una svolta, convinti di giocarsi l’ultima carta, l’ultima spiaggia prima dell’estinzione. Un anno dopo l’espulsione di fatto dal Pdl di Fini, Granata, Bocchino e Briguglio per intelligenza con la magistratura, ne è passato di tempo.
La campagna sulla casa di Montecarlo (una leggerezza grave, per un leader, ma ingigantita oltre misura dagli house organ della banda fino a trasformarla in scandalo nazionale, con la collaborazione dell’ottimo Lavitola).
La mozione di sfiducia al governo, lasciata scadere come lo yogurt dall’emolliente moral suasion del Quirinale fin dopo
L’infelice adesione al Terzo polo, con le muffe di cui sopra.
La débâcle alle comunali.
I cincischiamenti sui referendum.
I balbettii su governicchi istituzionali, tecnici, balneari, di responsabilità e altre fumisterie politichesi.
La scomparsa di Fini dalla scena politica su questioni decisive come
Che vuol fare Fini da qui alle elezioni del 2013 o quando saranno? Oggi sapremo.
Un anno fa, quando molti, anche a sinistra, gli suggerivano di dimettersi da presidente della Camera, scrivemmo che regalare anche l’altro ramo del Parlamento ai berluscones era follia pura, viste le pessime intenzioni della Banda (nuove leggi vergogna, guerra alla Giustizia e alla Costituzione).
Il rischio era che, rinunciando al presidio democratico rappresentato da Fini, anche
Ora però la situazione è cambiata. Manca un anno e mezzo alla scadenza della legislatura, dunque non c’è più tempo per scassare
Lo sfascio di Pdl e Lega manda e sempre più manderà in libera uscita milioni di elettori di destra, che mai voteranno a sinistra, ma nemmeno saliranno più sul carrello dei bolliti Berlusconi & Bossi.
Forse è venuto il momento che Fini lasci la presidenza della Camera che, per motivi apprezzabili, l’ha imbalsamato nel suo ruolo istituzionale, e scenda nell’arena politica da capopartito, lanciando la sfida e candidandosi a guidare la destra del futuro.
Se fallirà, si avvererà la profezia di Montanelli: “Con Berlusconi al governo, la parola ‘destra’ diventerà impronunciabile per almeno 50 anni, per ragioni di decenza”.
2 commenti:
Fini non ha stoffa per simili sfide, è condannato a riscaldare la poltrona che gli ha regalato b. per non perire, salvo repentina caduta degli dei.
CONCORDO, UNA METEORA NEL CIELO DURA DI PIU'!
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