lunedì 12 settembre 2011

Lo sfogo del Cavaliere "Sul viaggio in Europa tutte menzogne"


UGO MAGRI

Berlusconi è parecchio rammaricato (un eufemismo) per come i giornali in special modo, ma tutti i media in generale, presentano la sua trasferta di domani a Bruxelles e a Strasburgo. «Cose da non credere!», è lo sfogo accorato del premier, «io vado dai leader europei in un momento difficile a spiegare la manovra, a chiarire che abbiamo rispettato per filo e per segno tutte le richieste della Bce, a riparare i danni che un certo modo di fare opposizione ha causato all’immagine del nostro Paese, e cosa leggo invece? Che gli incontri con Van Rompuy e con Barroso sono tutta una messinscena per non farmi interrogare...». Il Cavaliere nega nella maniera più assoluta di essere in fuga dai magistrati: «L’incontro non sarà martedì, sarà un altro giorno di questa o della prossima settimana, non è che caschi il mondo se viene ritardato. Tra l’altro ho già chiarito che fisseremo un nuovo appuntamento, d’accordo con la Procura di Napoli».

Nello stesso tempo, però, il capo del governo non è convinto che sia giusto sedersi in veste di testimone, specie dinanzi a Woodcock. Anzi, con tono molto deciso ripete di continuo: «Non vedo affatto perché io debba rispondere alle domande». Agli occhi suoi e dell’avvocato Ghedini sussistono «seri dubbi sulla reale competenza territoriale della Procura partenopea»,visto che gli eventi in oggetto si sarebbero svolti ovunque tranne che all’ombra del Vesuvio. Poi non è detto che lui possa essere ascoltato quale persona informata dei fatti, nel momento in cui già deve difendersi da accuse in qualche modo connesse, per esempio per la vicenda di Ruby Rubacuori. Qualunque cosa dica ai magistrati napoletani potrebbe essere usata contro di lui nel processo di Milano.

Insomma, Berlusconi contesta in radice l’iniziativa della Procura. Argomenta:«Vogliono a tutti i costi ascoltarmi come vittima presunta di un’estorsione che io ho chiarito di non considerare tale». Ai suoi occhi, un memoriale sarebbe bastevole. Comunque sia, «in questo momento la crisi finanziaria deve avere la precedenza su tutto il resto», è questo che secondo Berlusconi l’Italia dovrebbe capire. Tra l’altro, «se invece di spiegare all’Europa gli sforzi che stiamo facendo io dedicassi la giornata di martedì all’incontro coi magistrati, subito mi accuserebbero: per colpa delle sue vicende giudiziarie, Berlusconi non può assolvere ai doveri internazionali di premier...».

Fin qui lo sfogo, accorato ma senza un filo di autocritica. E senza ammettere, per dirne una, l’errore di un viaggio alla chetichella, guai se i giornali lo fossero venuti a sapere, salvo che poi ne ha dato per caso notizia il ministro Romano, titolare dell’Agricoltura, perché niente si riesce a tenere segreto in un mondo di chiacchieroni. Di qui il pasticcio comunicativo che si aggiunge a tutti gli altri, anzi forse è il meno grave. Perché ce n’è uno, ben più serio, di cui si parla nei circoli politico-finanziari. Questo «pasticcio», stando al racconto di fonti troppo autorevoli per prendere abbagli, Silvio se l’è costruito con le sue stesse mani.

Tutto viene fatto risalire ai giorni dello scontro tra Berlusconi e Tremonti. Siamo alla vigilia di Ferragosto, lo spread schizza alle stelle. Invece di far pace col suo ministro, il Cavaliere lo scavalca. E forte del suo eccellente francese, chiama direttamente Trichet, presidente della Bce. Gli chiede indicazioni, suggerimenti. Così facendo attira la famosa lettera che viene redatta a Roma (Draghi) con tutti i sacrifici da fare. Quando Berlusconi la riceve, scopre che le richieste europee sono molto più dure di quanto lui si aspettasse; capisce di essere finito in trappola; per due settimane tenta di svicolare, viene inchiodato da Francoforte. Nel frattempo lo spread torna sopra i livelli di guardia, con la manovra già «bruciata» e senza garanzia che gli aiuti Bce saranno decisivi. Più delle telefonate a Tarantini, avvertono dunque figure chiave della politica economica, conviene tenere d’occhio la «curva dello spread, che solo tre mesi fa ci vedeva allineati a Francia e Germania».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Pensa te! Senza il premio Nobel per l'economia B. in Europa non sono in grado di accertare che tutte le indicazioni della BCE sono state rispettate! Com'è possibile che ci sia un solo politico europeo che gli crede?