IL FACTOTUM DEL PREMIER AI PM DI NAPOLI: “ERO INTERCETTATO, MI AVVISÒ QUAGLIARIELLO”
di Marco Lillo
Chi è la gola profonda che ha raccontato al senatore Gaetano Quagliariello il contenuto delle intercettazioni di Gianpaolo Tarantini e Silvio Berlusconi? Era questa la domanda alla quale stavano cercando di rispondere gli investigatori napoletani nelle ultime battute della loro inchiesta prima che il Gip Amelia Primavera gi imponesse uno stop per ragioni di competenza.
TUTTO INIZIA il primo settembre scorso quando negli uffici del pm Francesco Curcio a Napoli è stato sentito come testimone il maggiordomo di Silvio Berlusconi, Alfredo Pezzotti, che lavora con il Cavaliere dal 1991. Dopo avere raccontato di avere conosciuto Valter Lavitola due anni fa, Pezzotti comincia a descrivere le consegne di denaro alla moglie di Tarantini.
Il maggiordomo racconta di avere voluto tenere completamente fuori il Cavaliere da queste imbarazzanti vicende. Dopo avere consegnato - dietro autorizzazione di Berlusconi - all’inizio di luglio una busta con 5 mila euro al bar Doria, in pieno centro a Roma, alla moglie di Tarantini, Alfredo avrebbe detto di no alle nuove richieste della signora.
Alla fine di luglio Nicla tornò a battere cassa e Alfredo, senza avvertire Berlusconi (questo è il suo racconto ai pm) rifiutò il pagamento perché - sempre a detta del maggiordomo - mancavano addirittura i soldi nella cassa di Palazzo Grazioli. “E la verità”, ha giurato di fronte al pm Curcio un po’ incredulo il maggiordomo, “non vi era più disponibilità liquida perché a fine mese i contanti finiscono”. Insomma, la crisi della quarta settimana arriva anche a Palazzo Grazioli. “Mi sono preso la libertà e la responsabilità”, spiega il maggiordomo al pm, “di non comunicare al presidente nell’immediatezza ma solo a cose fatte queste ulteriori richieste”, prosegue Pezzotti, “evitandogli di avere eccessivi contatti con queste persone che non sanno comportarsi e se ne approfittano. Del resto lo stesso Berlusconi mi disse, quando gli riferii di queste richieste da me rifiutate, che avevo agito per il meglio”.
A questo punto il maggiordomo, per giustificare probabilmente questo suo strano comportamento, aggiunge spontaneamente una circostanza inedita: “ho appreso a seguito della pubblicazione di Panorama su questa vicenda che sarei stato intercettato in una conversazione nella quale in qualche modo parlavo male di Tarantini, o meglio inveivo contro Tarantini. Se non ho capito male erano intercettazioni della Procura di Bari. Ebbene la verità è che veramente ce l’avevo con Tarantini perché ho a cuore il presidente Berlusconi e mi dispiace se c’è chi si approfitta di lui”. A questo punto però il pm Curcio non molla l’osso e chiede chi avrebbe svelato questa circostanza, in quel momento segreta, ad Alfredo: “questa conversazione intercettata”, risponde Alfredo, “mi è stata riferita dal senatore Quagliariello”. I magistrati napoletani prendono sul serio la vicenda e il giorno dopo cominciano a cercare la fonte di Quagliariello, che svolge la sua attività politica a Bari. Il due settembre i pm sentono l’avvocato di Tarantini, Nicola Quaranta, e gli chiedono: “Lei conosce il senatore Quagliariello”, la risposta è “so chi è ma non lo conosco personalmente”.
A QUESTO PUNTO non resta che convocare Quagliariello. Il 9 settembre il senatore risponde ai magistrati in termini vaghi. Non ricorda chi gli avrebbe riferito l’intercettazione. Al Fatto Quotidiano il vicepresidente del gruppo del Senato del Pdl spiega: “Circa 8-10 mesi fa mentre aspettavo in sala d’attesa Berlusconi, Alfredo mi disse di avere fatto da diga nel rapporto tra il premier e Tarantini. A quel punto io gli dissi: ‘lo sappiamo Alfredo che tu sei una brava persona e mi risulta anche da un’intercettazione’”. La domanda è sempre la stessa: chi ha detto a Quagliariello che Alfredo, il quale otto mesi fa era uno sconosciuto per il grande pubblico, aveva inveito contro Tarantini al telefono mentre era intercettato? “A distanza di tempo”, risponde Quagliariello, “non ricordo chi me lo disse. Francamente”, aggiunge il senatore, “mi sembra di averlo appreso leggendo un giornale o comunque da un giornalista, probabilmente a Bari dove faccio politica e le mezze verità e i gossip in materia circolavano da mesi”. Per chiarire in parte il mistero,
La sensazione dei pm è però che la fuga di notizie sia più recente.
E’ lo stesso maggiordomo Alfredo in fondo a collegare la confidenza del senatore alla pubblicazione su Panorama dell’articolo che ha svelato l’esistenza dell’inchiesta napoletana. Una fuga di notizie anomala, avvenuta su un settimanale di proprietà della famiglia Berlusconi che ha favorito la latitanza dell’amico del premier, Valter Lavitola. Lo stesso Lavitola che parlava al telefono con il presidente del consiglio, perfettamente conscio di essere intercettato, su schede telefoniche panamensi intestate a cittadini extracomunitari. Tutti elementi che spingono
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