domenica 4 settembre 2011

Tarantini: «Estorsione? Era un prestito» E Laudati chiede un'ispezione al ministro




E' durato sei ore il faccia a faccia con i magistrati napoletani di Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore barese in carcere da giovedì scorso, accusato di estorsione ai danni del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, in concorso con la moglie Angela Devenuto (anche lei in cella da tre giorni, ma per la quale si profila la scarcerazione e il rinvio ai domiciliari, avendo due bambini piccoli da accudire) e con l'editore Valter Lavitola (destinatario di un provvedimento non ancora eseguito perché l'indagato si troverebbe all'estero). Tra l'altro, proprio leggendo gli atti dell’inchiesta Tarantini avrebbe scoperto che sua moglie aveva una relazione con Lavitola. L'interrogatorio di garanzia è cominciato sabato mattina dopo le 10 a Poggioreale. I tre pm della procura di Napoli, Woodcock, Curcio e Piscitelli, hanno lasciato la casa circondariale intorno alle 16. Woodcock si è limitato a dire: «È stato un interrogatorio lungo. Non posso dire altro».

DEBITI - Il 31 agosto scorso - il giorno prima dell'arresto - Tarantini aveva redatto un memoriale inviato alla Procura di Napoli con la sua versione dei fatti. Vi si sostiene che il danaro corrisposto da Berlusconi a Tarantini serviva all'imprenditore per «esigenze di vita». «A mio carico, spiega Tarantini, oltre alla mia famiglia, composta da mia moglie e da due bambine di due e sette anni, vi è quella di mio fratello, composta da moglie e figlio, nonché la mia anziana madre vedova. Peraltro ho numerosi debiti personali lasciati a Bari che non ho potuto onorare». Tarantini esprime dispiacere per aver coinvolto Berlusconi nello scandalo: «Ribadisco che egli è completamente estraneo avendo io retribuito le ragazze che venivano ospitate presso la sua abitazione a sua assoluta insaputa». L'imprenditore pugliese spiega inoltre di avere informato Berlusconi attraverso Lavitola. Tarantini sottolinea quindi di avere ricevuto dal premier, tramite Lavitola, un appannaggio mensile di 20mila euro fino allo scorso luglio; il danaro era ritirato dalla moglie, Angela Devenuto, presso gli uffici dello stesso Lavitola in via del Corso.

I 500 MILA EURO - Quanto ai 500mila euro, che per la Procura sarebbero stati estorti al premier dietro la minaccia di un cambiamento di strategia processuale da parte di Tarantini nella vicenda delle escort a Palazzo Grazioli, l'imprenditore racconta quindi di averli chiesti al Cavaliere a titolo di prestito. «Chiesi al presidente Berlusconi un finanziamento di 500 mila euro, tale somma pensavo mi sarebbe stata sufficiente per attivare l'iniziativa commerciale che in quel momento avevo in animo di intraprendere», scrive Tarantini. «Il presidente non mi fece praticamente finire di parlare e mi disse subito: "Per te non c'è problema". Io ci tenni a precisare, e ricordo di averlo detto più volte, che avrei sicuramente restituito la somma non appena ne avessi avuto la possibilità e che non intendevo considerare questo ennesimo gesto di generosità come una donazione. Berlusconi nel dirmi di non preoccuparmi della restituzione mi disse che quanto prima mi avrebbe fatto pervenire tramite il presente Lavitola la somma di cui ritenevo di avere bisogno», spiega Tarantini nel memoriale. Il dialogo tra Tarantini e il premier Berlusconi risale a marzo 2011, quando l'indagato si recò a Villa San Martino ad Arcore per incontrare il capo del governo. A quell'incontro erano presenti anche la moglie di Tarantini, Angela Devenuto, e l'editore de l'Avanti Valter Lavitola.

IL PATTEGGIAMENTO - «Avevo timore che una mia eventuale uscita dal processo avrebbe potuto determinare una caduta di attenzione da parte del presidente per le mie vicende» ha detto ancora Tarantini nel suo memoriale, spiegando un suo colloquio con Lavitola durante il quale disse di non essere d'accordo con l'ipotesi di patteggiamento che gli era stata prospettata in relazione al processo di Bari sulle escort. «Mi rendo conto - aggiunge l'imprenditore - della puerilità del mio agire, avendo in quel momento anche dubitato della spontaneità e generosità del presidente, però occorre sottolineare che all'epoca io ero ancora in attesa del finanziamento di 500mila euro che mi era stato promesso». L'imprenditore si dice convinto che la somma sarebbe stata trattenuta da Lavitola. Tarantini nega di avere estorto danaro al premier e ribadisce di aver chiesto aiuto a Berlusconi per le difficoltà economiche in cui si trovava.

LAUDATI: «INTERVENGA IL MINISTRO» - Intanto sulla vicenda interviene anche il procuratore di Bari, Antonio Laudati, a cui era stata attribuita una presunta volontà di ritardare la chiusura dell'inchiesta. «I fatti riferiti al telefono dall'imprenditore quando vengo tirato in ballo, non sono veri - sostiene il magistrato in una nota -. Sono facilmente smentibili sotto il profilo puramente procedurale». Non solo: «Ho chiesto al signor ministro della Giustizia - scrive ancora Laudati - di disporre un'ispezione immediata sull'indagine in questione e sul mio operato». E il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, ha fatto sapere che prenderà in considerazione la sollecitazione di Laudati. Il Guardasigilli - secondo quanto si è appreso - con estrema probabilità disporrà l'ispezione, trattandosi di una richiesta avanzata da Laudati ad auto-tutela. Palma deciderà nei prossimi giorni, dopo aver letto e valutato la documentazione sul caso.

Redazione Online
03 settembre 2011

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Una vera fogna! Un triangolo amoroso sorprendente (v. foto di Lavitola). Un P.M. che sembra avere i 'carboni bagnati'. Tra l'altro, l'attività ispettiva del Ministro della Giustizia non è giurisdizionale e non ferma il lavoro dei PP.MM. di Lecce.