martedì 20 settembre 2011

Un’altra legge elettorale


La crisi, che è politica e finanziaria insieme, ci schiaccia sul presente, ci impedisce di ampliare il nostro orizzonte temporale. Ma, quale che sia la sorte a breve termine del governo Berlusconi, l’Italia ci sarà anche domani e con essa resteranno i suoi problemi. Pensare al futuro è necessario.

Comunque la si giudichi, è rivolta al futuro l’iniziativa referendaria in corso tesa all’abrogazione della attuale legge elettorale. Imposta da Arturo Parisi a un Partito democratico che, nella sua dirigenza, era inizialmente contrario (e molti, nel Pd, lo sono tuttora), si propone di ripristinare quel sistema prevalentemente maggioritario con il quale abbiamo votato in tre elezioni consecutive: 1994, 1996, 2001. Non è un sistema perfetto (a causa della presenza di una quota proporzionale), ma è sicuramente migliore di quello oggi in vigore. L’iniziativa sta avendo un notevole successo ed è probabile che le cinquecentomila firme necessarie vengano raccolte. Al momento, fatta eccezione per alcuni sostenitori storici del maggioritario, primo fra tutti Mario Segni, si è mobilitata soltanto la sinistra. Il centrodestra è assente. Come mai? Come mai sono altrove gli esponenti del Pdl? Non è forse vero che l’iniziativa in corso punta a ripristinare quel sistema elettorale maggioritario, con collegi uninominali, grazie al quale Forza Italia (di cui il Pdl è l’erede) poté costituirsi e poi vincere due elezioni nazionali?

Quando Angelino Alfano venne scelto da Berlusconi come segretario del Pdl scrissi (Corriere del 4 luglio) che, a mio parere, proprio sul tema della legge elettorale egli avrebbe dovuto giocare le sue carte più importanti. Perché al Pdl, tanto più ora che è sul punto di fronteggiare una crisi di successione, serve, per garantirsi la sopravvivenza, che il bipolarismo venga messo in sicurezza. E solo una legge maggioritaria può farlo. Perché dunque il Pdl è fermo, perché non ha colto l’occasione del referendum Parisi per battere un colpo, per fare una sua proposta di riforma maggioritaria?

Nessuno, nel centrodestra, ha ancora l’ardire di difendere l’attuale legge elettorale. È difficile trovare buoni argomenti per difenderla. È soprattutto impossibile sostenere che il meccanismo delle liste bloccate abbia incontrato il favore dell’opinione pubblica o contribuito a rinsaldare il rapporto fra rappresentati e rappresentanti. Tutti sanno che lo status quo non potrà reggere ancora a lungo. Ci sono allora due sole possibilità: o un ritorno alla proporzionale, comunque camuffata (ci sono molti modi per camuffarla), o una nuova legge autenticamente maggioritaria. Nel primo caso, il Pdl andrebbe incontro a sicura disgregazione. Nel secondo caso, avrebbe maggiori chance di superare la crisi di successione, potrebbe continuare a essere la «casa comune» dei moderati italiani anche dopo l’uscita di scena di Berlusconi.

Viene da pensare che il gruppo dirigente del Pdl si sia già rassegnato alla disgregazione, che, in particolare, sia pronto a concedere all’Udc di Casini—un partito coerentemente (e legittimamente) proporzionalista — il ritorno alla proporzionale, in cambio di una qualche forma di appoggio politico nell’ultima fase della legislatura. Sarebbe una scelta legittima. Ma si deve sapere che, in tal caso, alle prossime elezioni tanti partitini rissosi si contenderebbero le spoglie di quello che fu il grande partito del centrodestra. Forse — chissà? — a singoli esponenti del Pdl ciò potrebbe convenire. All’Italia sicuramente no.

Angelo Panebianco
20 settembre 2011

6 commenti:

Francy274 ha detto...

Sarebbe ridicolo se dal PDL qualcuno si presentasse in favore del referendum anti porcata, che a mio avviso ha lo scopo di spostarci da un porcile all'altro. A quel punto Angelino Alfano avrebbe solo dovuto proporre l'abolizione della "porcata", cosa impossibile con b. che ancora sbraita dall'alto del trono della presidenza dei ministri. L'unica via di uscita per gli italiani è rimasto ... il piede... magari coperto da un bello scarpone a punta metallica... "a buon intenditor...".

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Allo stato dell'arte, non essendo pensabile che la maggioranza di governo modifichi la legge elettorale (la potrebbe anche peggiorare, l'hanno fatta loro!) è possibile solo abrogare la modifica alla precedente legge elettorale, ripristinando l'elezione maggioritaria senza le liste bloccate, quindi con il ripristino del voto di preferenza. Resterebbe un 25% di quota proporzionale, ma chissenefrega se l'elettore può finalmente votare il candidato che più gli piace e lo convince, strappando questo potere dalle mani dei segretari di partito.

Francy274 ha detto...

Tanto la democrazia in ogni dove è la chimera dei poveri cristi. Il mondo è fritto, e i privilegiati sono un pugno di sciacalli che hanno distrutto anche quel poco di bello che restava. Attila era un pivello a loro confronto.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La democrazia è una conquista giorno per giorno, mese per mese, anno per anno, non un dono divino calato dal cielo. Va quindi difese con le unghie e i denti se necessario.
Capisco il tuo pessimismo, che è anche il mio, ma non lasciamoci andare, non indulgiamo in idee e convinzioni disfattiste, del tipo "tutto è perduto fuorché l'onore" :-)

Francy274 ha detto...

Hai ragione Luigi. Con le unghie e con i denti, prima che ci levano anche quelli :)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Bene! Tu l'hai firmato il referendum? Io e mia moglie lo faremo oggi pomeriggio.