Se la situazione non fosse tanto drammatica ci sarebbe persino da ridere. Passano le ore e ancora il presidente del consiglio non si decide a indicare il nome del nuovo governatore della Banca d'Italia. La realtà è che non sa più come fare a tirarsi fuori dal vicolo cieco in cui si è cacciato da solo per non avere il coraggio di fare il suo lavoro, cioè di governare il Paese. E' come se nella fase più delicata e rischiosa di una guerra l'esercito si trovasse senza nessuno a comandarlo e a prendere le decisioni.
Alla fine quel nome verrà fuori, perché non si può lasciare Bankitalia senza una guida e perché altrimenti tanto varrebbe chiedere a Sarkozy di indicare direttamente lui il governatore della Banca centrale italiana. Ma la frittata ormai è fatta. Quando si arriva a una nomina così importante con queste modalità da comica finale ci si lascia per forza dietro un codazzo di malumori e rancori, forse persino di seri incidenti istituzionali.
Per non parlare dell'ennesimo, gravissimo danno all'immagine internazionale del nostro Paese, che si è già tradotto nel ritorno dello spread tra i nostri titoli di Stato e quelli tedeschi poco sotto i 400 punti: una Caporetto. Sarebbe stato facile evitare questo disastro. Bastava non fare marcire la situazione per mesi.
Questo sfascio nasce da responsabilità precise. In primis di quei parlamentari venduti che pochi giorni fa hanno votato la fiducia a un governo che sapevano perfettamente non essere degno di nessuna fiducia. Per quattro soldi di vitalizio o per una nomina, hanno venduto il loro Paese e tradito i cittadini che avevano promesso di difendere e rappresentare.
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