lunedì 24 ottobre 2011

Governo diviso sulle pensioni La Lega frena: "Non si toccano" Ma l'Udc apre: "Sì alla riforma"


L'appuntamento è per stasera alle 18.00 a palazzo Chigi. Il Consiglio dei Ministri deciderà quali misure prendere dopo l'ultimatum dell'Europa, che ha chiesto al governo novità concrete entro mercoledì.

Berlusconi è convinto di poter strappare a Bossi l'aumento dell'età pensionabile, uno di quei provvedimenti che «ho sempre chiesto ma non ho potuto realizzare per colpa di altri». Ma la Lega non sembra aver intenzione di cedere. «Siamo sempre stati contrari all’ipotesi di ridiscussione dell’età pensionabile. Abbiamo fatto le nostre proposte alternative. Di questa questione ne discuterà il Cdm», avverte il capogruppo Reguzzoni intervenuto su Canale 5 a la "Telefonata" di Belpietro.

La giornata di Berlusconi è cominciata presto. Il presidente del Consiglio ha ricevuto a palazzo Grazioli il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il capo del governo, a quanto si apprende, salirà poi in mattinata al Quirinale per riferire al capo dello Stato Giorgio Napolitano quanto è successo ieri al vertice europeo di Bruxelles. Sullo sfondo resta il siparietto tra Merkel e Sarkozy e le risate sull'Italia. Le opposizioni vanno all'attacco e parlano di «umiliazione».

In Ue - ha spiegato ieri il Cavaliere - si parla di un’unica età pensionabile per tutti e l’Italia è l’unico Paese ad avere le pensioni di anzianità. Un divario che lascia a Berlusconi la speranza di poter convincere Bossi, da sempre contrario ad ogni ritocco della previdenza: «Ne parlerò con la Lega», aveva detto il premier mettendo in chiaro che il provvedimento a cui pensa non «collide con la posizione del Senatùr che ha sempre detto di aver a cuore i pensionati». Un'apertura inaspettata arriva dall'Udc: «Se la riforma delle pensioni con l’innalzamento a 67 anni dell’età pensionabile sarà ben fatta, siamo pronti a votarla», fa sapere Rocco Buttiglione.

Il Pdl intanto rilancia. «Il pressing venuto dall’Unione Europea è una buona occasione per superare i veti», dice il portavoce Capezzone. Berlusconi sa bene che la coperta è corta e che l’Europa incalza - gli ha dato solo 72 ore per tornare a Bruxelles con misure concrete e dettagliate - e spinge sull’acceleratore puntando anche sulla vendita del patrimonio immobiliare dello Stato - misura da far digerite a Tremonti - come leva per fare cassa e rilanciare la crescita. Ma non si fa mettere in mora: «Non c’è nessun rischio Italia», ribatte a chi da giorni a Bruxelles accomuna la situazione del Bel Paese con quella della Grecia o della Spagna (oggi comunque risparmiata).

Al di là delle richieste fatte all’Italia, a tenere banco per tutto il giorno nei corridoi del palazzo Justus Lipsius è stato il siparietto fatto di scambi di sguardi e sorrisi ironici tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che avevano come protagonista (o, meglio, bersaglio) proprio il Cavaliere. Davanti ai giornalisti il capo del governo evita di tradire la forte irritazione per una serie di giudizi considerati fuori luogo ed inappropriati ma, nel rispondere a chi gli chiede un commento, punta il dito solo sul presidente francese bollato come «adontato» per l’affaire Bini Smaghi. Contro il banchiere italiano e la sua ostinazione nel non dare le dimissioni dal board della Bce (a favore dell’ingresso di un candidato francese), il premier non nasconde la stizza impuntandogli di essere «il casus belli nella degenerazione dei rapporti» con Parigi. Il Cavaliere riconosce di non avere, al di là della sua moral suasion, altre armi di convincimento dopo aver proposto a Bini Smaghi «incarichi prestigiosissimi che lui però ha rifiutato. Che posso fare? Lo uccido?», taglia corto.

In una giornata in cui si è visto messo all’angolo ed accerchiato dai leader Ue che senza giri di parole hanno messo sul banco degli imputati la politica economica italiana, Berlusconi coglie la palla per rilanciare il ’complottò messo in campo dall’opposizione «anti italiana che getta pessimismo, sostenuta dalla stampa di sinistra copiata da quella estera». Prima di lasciare Bruxelles torna ancora a ribadire la «solidità» dei fondamentali italiani ripetendo che il Paese è «secondo solo alla Germania se si considera oltre al debito pubblico» il risparmio privato. Nessun problema nemmeno per le famiglie che, a detta del premier, «non hanno perso ricchezza, considerando che molte hanno casa di proprietà e gli immobili non hanno perso valore».

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