sabato 22 ottobre 2011

Il bluff dietro al vertice Ue


di Superbonus

Se pensavate di aver visto tutto in questa pazza gestione della crisi del debito europeo vi siete sbagliati. La nuova proposta di cui si discuterà al vertice di domenica su cui si stanno scontrando Francia e Germania, è sorprendente.

Si prende quel che rimane del fondo salvastati (Efsf), circa 220 miliardi, e con quello si garantisce il 20 per cento di un eventuale perdita sui bond emessi dai Paesi europei. Così da garantire parzialmente circa 1000 miliardi di nuove emissioni (622 saranno con certezza le emissioni italiane dal 2012 al 2014 e 281 miliardi quelle spagnole).

Per il vecchio debito, circa 1600 miliardi di euro per l’Italia e 800 per la Spagna, non resta niente.

Lo stesso dicasi per Belgio e Francia che, se dovessero avere problemi, non solo si attaccherebbero al famoso tram ma farebbero venir meno la costruzione delle garanzie, visto che Parigi contribuisce per 158 miliardi al fondo.

La Francia ha una debolezza strutturale: le sue banche sono esposte al debito di tutti i Paesi in difficoltà. Ma è proprio la Francia che offre le garanzie per sostenere i bond dei Paesi a rischio: non su quelli che sono posseduti dalle sue banche (i vecchi), bensì su quelli che saranno emessi in futuro. In pratica, se uno solo dei Paesi critici non riesce a pagare il debito, la Francia salta due volte: la prima a causa delle sue banche piene di vecchio debito, la seconda a causa delle garanzie che ha dato. Sempre che in uno scenario del genere le garanzie valgano qualcosa.

In questa storia di ingegneria finanziaria ancora nessuno ha versato un euro. Le garanzie sono pezzi di carta: i creditori hanno la promessa che Francia, Germania, Olanda e Finlandia pagheranno. Ma le promesse degli Stati, di fronte alla burrasca, sono come quelle dei marinai.

La speranza è che gli investitori se la bevano, e comprino nuove emissioni mentre la Bce continua a sostenere il prezzo delle vecchie.

Ma è proprio la Bce il secondo punto debole del piano: se continuerà a comprare i bond di Italia e Spagna anche in presenza della garanzia Efsf, gli investitori venderanno i vecchi bond per comprare i nuovi.

A quale prezzo la Bce comprerà, per che ammontare? Nessuno lo sa e la Bce non lo dice, ripete solo di non voler “monetizzare il debito” cioè di non voler stampare denaro per comprare i titoli di Stato. Ma se continua a comprare dovrà prepararsi ad assorbire fino ad 1000 miliardi di carta, perché gli investitori tenderanno a sostituire tutti i vecchi bond con le nuove emissioni, questo non è forse monetizzare il debito?

L’accordo che si profila non ha logica economica, è solo un compromesso politico fra la Germania che non intende né aumentare le risorse del Esfsf né consentire un intervento decisivo della Bce, e la Francia che è alla ricerca di una mossa disperata che le eviti una nuova pesantissima manovra finanziaria alla vigilia delle presidenziali e che dia respiro alle sue banche. Non sappiamo se questo piano ha un nome ma andrebbe ribattezzato piano “speranza”: si lancia l’ennesimo progetto inutile nella “speranza” che il mercato ci creda.

www.superbonus.name

5 commenti:

Francy274 ha detto...

Sono a frittole. Gli Stati devono salvare le banche che li hanno mandati letteralmente in rovina, se non vogliono finire tutti con le gambe in aria. Vale a dire che alla lunga il sistema bancario creato dagli stessi furbi sta per incastagnare l'intero sistema. Vedremo quali saranno quei capi di Stato che avranno il coraggio di decentalizzare la banca europea, se non lo faranno ... è finita, chiuderemo la partita finendo tutti sul lastrico, tranne i soliti ricchi, naturalmente.
Secondo me la Germania alzerà per prima la voce, seguita dalla Francia.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Se è vero quanto sostiene 'Superbonus' (pseudonimo dietro il quale si celerebbe un bancario di Lodi), dal momento che gli investitori sono tutto tranne che dei fessi, il mercato non ci crederà e dunque le garanzie offerte dagli stati sono e resteranno di carta e i soliti fessi, sono e resteranno tali, cioè con un pugno di mosche in mano. E' la regola classica della 'alternativa del diavolo', qualunque sia la decisione presa produrrà effetti nefasti. Siamo di fronte a un terremoto, questa volta finanziario, contro il quale l'uomo non può che sperare di cavarsela, tipo "che Dio ce la mandi buona".
Insomma è inerme.

Anonimo ha detto...

Un bimbo napoletano scrisse:
"IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO"
In questo periodo, più di qualcuno
starà sperando qualcosa di simile,fatalisticamente, senza neanche crederci più di tanto...
Madda

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Infatti, non basta. Sono in ballo somme gigantesche.
6 banche statunitensi hanno in cassaforte i famigerati derivati per 600 trilioni di dollari. Se si pena che il PIL dell'intero pianeta è di 20 trilioni di dollari, si capisce che se si muove qualcosa, è la catastrofe, dalla quale nessuno se la caverà!

Anonimo ha detto...


Non si può non avere paura, almeno noi gente comune, ma non serve a niente...
Un inganno globale!
Non rimane che attendere, stando a guardare.
Madda