giovedì 13 ottobre 2011

Il (rendi)conto del Quirinale: “B. deve trovare la soluzione”


“DIMOSTRI DI AVERE LA MAGGIORANZA E DI GOVERNARE” OGGI DDL-TOPPA SUL BILANCIO, MA È CAOS SULLE PROCEDURE

di Eduardo Di Blasi

La parola chiave è una: credibilità. Il governo dispone o no di una maggioranza politica? È in grado o no di approvare in Parlamento “adempimenti imprescindibili come l’insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei, importanti per il Paese, ivi compresi quelli fondamentali”? Può, in sostanza, governare?

SONO QUESTE le domande che in una nota rilasciata ieri mattina, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rivolge al governo e ai gruppi politici che lo sostengono, dopo la clamorosa bocciatura, mercoledì alla Camera, dell’articolo 1 del Rendiconto Generale dell’Amministrazione dello Stato, evento pressoché unico nella storia della Repubblica.

Il capo dello Stato non nasconde le difficoltà in cui si dibatte una maggioranza “ricompostasi nel giugno scorso” con l’arrivo della piccola truppa degli ex Responsabili capitanata dal ministro Saverio Romano, né “l’innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell’adozione di decisioni dovute o annunciate”.E, anzi, è proprio per questo che Napolitano, dopo aver ricevuto in questi mesi continue rassicurazioni, dal presidente del Consiglio e dai gruppi parlamentari che lo sostengono “circa la solidità della maggioranza”, chiede adesso “una risposta credibile”. E la chiede a loro: governo e maggioranza.

Silvio Berlusconi non si è visto ieri al Colle, come se il pasticcio dell’altra sera fosse realmente derubricabile a semplice incidente da riparare con il consueto voto di fiducia (in pratica si è inviato “da solo” alle Camere senza attendere che lo facesse il Colle).

Al Quirinale, però, ieri pomeriggio è arrivato a colloquio Gianfranco Fini, presidente della Camera. La Lega ne ha tratto pretesto per accusarlo di essere di parte e chiederne le dimissioni. Dopo l’incontro ecco la seconda nota, in cui il Colle ringrazia il numero uno di Montecitorio per essere stato “messo al corrente delle ragioni che ad avviso dei presidenti dei gruppi parlamentari di opposizione rendono politicamente complesso il superamento della situazione determinatasi a seguito del voto contrario all’art. 1 del rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato”. Quel ringraziamento non usuale a Fini è stato letto come un ulteriore rimprovero all’inquilino di Palazzo Chigi , cui adesso “tocca indicare alla Camera, nell’annunciato intervento” di oggi “la soluzione che possa correttamente condurre alla dovuta approvazione da parte del Parlamento del rendiconto e dell’assestamento”. Anche questo passaggio non è neutro: è il Presidente del Consiglio a doversi prendere la responsabilità politica dell’enorme pasticcio istituzionale combinato. Non solo: “Sulla sostenibilità di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro Presidenti”. È la chiusa del secondo comunicato, e anche questa pare portatrice di problemi per l’esecutivo. Il regolamento della Camera, infatti, non permette di votare di nuovo un provvedimento bocciato dall’aula. Quel progetto di legge andrà quindi fatto decadere prima di ritornare a Montecitorio. Ma come? “Il governo varerà un nuovo disegno di legge con il rendiconto generale del bilancio dello Stato 2010, cambiando l’articolo 1 bocciato”, annuncia il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Lo farà oggi. Basterà? La partita resta aperta: il governo non può non approvare un “atto dovuto” come il rendiconto 2010, ma il regolamento impedisce di prendere in esame un provvedimento respinto dall’aula prima che siano trascorsi sei mesi.

TOCCHERÀ quindi a Berlusconi riuscire a trovare una formula in grado di non andare a sbattere con l’architettura delle leggi e dei regolamenti delle Camere. Lo farà oggi a Montecitorio, dopo aver fatto approvare dal Consiglio dei ministri sia il ddl sul rendiconto che la legge di stabilità. Annota il Pd Francesco Boccia: “Senza le leggi di rendiconto e di assestamento non può esserci una legge di stabilità corretta: infatti, quali tabelle intendono allegare al testo se il parlamento non ha ancora approvato i residui finanziari e il bilancio consuntivo? Dunque, in queste ore di assoluto disprezzo delle regole, Palazzo Chigi si appresta a fare un nuovo strappo , di cui davvero non c’è bisogno”. Oggi il premier andrà in aula a spiegare alla propria maggioranza (l’opposizione resterà per protesta fuori dall’aula) come intenda procedere. Domani è previsto il voto di fiducia. Umberto Bossi trova anche il tempo di rispondere al Quirinale sulla credibilità del governo: “Per adesso mi sembra credibile, le leggi passano”. Avesse votato mercoledì sul rendiconto sarebbe stato anche più credibile.

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