sabato 15 ottobre 2011

LA PROCURA CHIEDE IL PROCESSO MINZOLINI NEI GUAI


È accusato di peculato per le note spese
L’opposizione: vada via. L’azienda tace

di Valeria Pacelli e Carlo Tecce

Non fosse Augusto Minzolini, il protagonista, protetto con affetto dal centrodestra, la faccenda sarebbe seria e preoccupante. Ma il direttorissimo è intoccabile. Nonostante il procuratore aggiunto di Roma, Alberto Caperna, abbia chiesto il rinvio a giudizio per peculato: perché Minzolini ha speso 68 mila euro senza motivi di lavoro? Ora il gip di Roma dovrà decidere se cominciare il processo o archiviare. Secondo i magistrati romani, il direttore del Tg1 avrebbe strisciato la carta di credito aziendale troppe volte per spese non autorizzate. Viaggi all’estero, da Venezia a Marrakech, da Parigi a Dubai, ma anche cappuccini, caffè e cene. Spese che vanno oltre i benefit previsti. L’indagine è iniziata lo scorso febbraio, prima che Antonio Di Pietro, in base alle notizie uscite su Il Fatto e su altri giornali, presentasse un esposto in Procura contro l'ex direttore generale Mauro Masi e Minzolini.

LA GUARDIA di Finanza ha più volte perquisito gli uffici del Tg1 a Saxa Rubra, nel fascicolo ci sono documenti che rendono ingiustificabili quelle spese. Come i verbali del Consiglio di amministrazione di viale Mazzini, gli atti dell’indagine interna condotta dall’ex dg Mauro Masi, le ricevute della carta di credito di Minzolini, ma anche i fogli di viaggio. Secondo gli inquirenti, il direttissimo avrebbe abusato dei benefit che la Rai offre ai suoi dipendenti. E di molto: nella carta aziendale c’era un credito massimale di 5.200 euro mensili, ma il direttore avrebbe chiesto a Masi l’autorizzazione a sforare il limite per altre migliaia di euro, 18 mila in totale. Nel dettaglio, su 86.680 euro spesi con la carta fra il luglio del 2009 e l’ottobre del 2010, è stato lo stesso ex direttore generale ad ammettere di averne autorizzati solo 18 mila. Significa che gli oltre 68 mila euro mancanti sarebbero la prova del reato contestato: appropriazione indebita di denaro pubblico. Minzolini ha svolto 56 “missioni” all'estero, soltanto 11 volte avrebbe indicato lo scopo, mentre la carta è stata attiva per 220 giorni lavorativi (di cui 129 passati lontano dal-l'Italia). Ci sono ricevute di Marrakech proprio in coincidenza con le penultime vacanze di Capodanno (29 dicembre 2009-3 gennaio 2010), a Dubai nel fine settimana di Pasqua 2010. Sentito dai pm lo scorso luglio, però, il giornalista si era difeso sostenendo che si trattasse di “spese di rappresentanza”. Per poi cercare di “salvarsi” restituendo tutti i 65 mila euro. Ma non fa cadere di certo l’accusa di peculato. Minzolini replica con il tono di chi vive con uno scudo (politico) di acciaio: “Me l’aspettavo. Sono tranquillo”.

IL PARADOSSO è che ieri il Tg1, il telegiornale dei garantisti, fa una rubrica per dire che Marco Travaglio è stato rinviato a giudizio per diffamazione. Cosa che capita ai giornalisti. Mentre Minzolini rischia un processo per peculato: vacanze in città turistiche con i soldi degli abbonati. La Rai sarebbe parte civile nel processo, ne avrebbe tutti i diritti, ma la stessa Rai – esclusa l'opposizione – difende il direttorissimo caro al Cavaliere, anzi caro in tutti i sensi: “Sulla questione Minzolini credo sia opportuno chiarire alcune cose. Chi chiede che il direttore del Tg1 venga sospeso forse ignora il fatto che prima di sospendere un lavoratore lo si debba sottoporre a un provvedimento disciplinare”, dice il consigliere Antonio Verro, ex deputato di Forza Italia. Verro dimentica che Agostino Saccà (Rai Fiction) e Ignazio Scardina (Rai Sport), coinvolti in due inchieste diverse, furono immediatamente sospesi. Anche Giuliano Ferrara corre in soccorso: “Contro Minzolini metodi brutali”. Il consigliere Nino Rizzo Nervo (Pd) mira al punto debole del dg Lorenza Lei: “A questo punto c'è un problema di difesa del decoro e della dignità di un’azienda. Del resto la costituzione di parte civile è per la Rai un atto dovuto in assenza del quale potrebbe intervenire anche la Corte dei conti per avere omesso di difendere gli interessi aziendali”. Con invidiabile senso dell’umorismo, Minzolini ha chiuso la sua giornata con un editoriale: “In questi mesi molti hanno richiamato la Costituzione e la Costituzione è chiara nell’affermare che il governo resta in carica fino a quando ha l'ok del Parlamento”. E finché dura il governo, al Tg1 c’è lui.

Nessun commento: