di EUGENIO SCALFARI
L'ORMAI famosa lettera di intenti firmata da Berlusconi e approvata dai 17 Paesi dell'Eurozona e soprattutto dalla Germania, dalla Francia e dalla Commissione di Bruxelles, fu riscritta e corretta in una lunga telefonata con Gianni Letta, avvenuta la mattina e consegnata a Bruxelles nel pomeriggio da Berlusconi. Questa cronaca è ormai ufficiale. Di fatto la lettera fu scritta dai destinatari e poi riconsegnata con la loro approvazione al mittente. In più ci fu la decisione europea di affidare al presidente del Consiglio europeo e al capo della Commissione un monitoraggio costante sull'adempimento degli "intenti" indicati in quella lettera con tanto di cifre e calendario. Ieri, tra l'altro, è arrivata la proposta dell'Fmi, e accettata dalle autorità europee, di creare una rete di sicurezza aggiuntiva per Italia e Spagna, il che conferma che le misure finora prese non sono sufficienti perché affidate a un governo di dubbia credibilità. Il commissariamento dell'Europa nei confronti dell'Italia è dunque fuori discussione ed equivale a quello già in atto nei confronti della Grecia, dell'Irlanda e del Portogallo. Questa conclusione che emerge dai fatti significa che quando discutiamo della lettera di Berlusconi non stiamo esaminando la sua politica economica che non esiste, ma quella delle autorità europee. Stiamo cioè esaminando il contenuto del cosiddetto "vincolo esterno" che l'Europa ha costruito per istigare i Paesi recalcitranti ad accettare la disciplina imposta dai "Protettori" se accettano d'esser protetti per non far saltare in aria Eurolandia.
Questa è la realtà, dalla quale emerge la prima domanda: è necessario per l'Italia avere un vincolo esterno? La nostra risposta è sì, è necessario. L'hanno ricordato sia Ciampi sia Prodi, in aperta polemica con Berlusconi che aveva appena dichiarato quanto l'euro sia dannoso alla vita dell'Europa.
È opportuno tuttavia ricordare che i governi di Prodi e di Ciampi che portarono l'Italia nell'euro non erano commissariati dall'Europa. Avevano accettato le regole europee per rendere possibile la moneta unica, dopo averle a lungo discusse con gli altri Paesi membri dell'Eurozona: le regole di stabilità, la supervisione della Commissione sul loro rispetto e sull'indice che ne era il misuratore, cioè il rapporto tra Pil e deficit di bilancio con le sanzioni comminate a chi sforava quei limiti.
L'attacco ai debiti sovrani e a quello italiano, che non può e non deve diventare insolvibile perché provocherebbe in quel caso il disfacimento dell'intero sistema economico occidentale, ha segnato la data di inizio dello speciale vincolo esterno a noi riservato, l'inizio del "Protettorato" o commissariamento che dir si voglia. La data di inizio si colloca alla fine di luglio di quest'anno, il primo documento dei "Lord protettori" è la lettera firmata da Trichet e Draghi e diretta al nostro governo (un documento analogo viene spedito anche al governo spagnolo); l'effetto consiste nella seconda manovra dello scorso agosto varata da Tremonti, poi corretta e rinforzata poche settimane dopo da un'altra manovra e infine da ulteriori correzioni, sicché il nostro Parlamento stava appena approvando la prima mentre già aveva in lettura la seconda e la terza.
Adesso c'è stata la lettera d'intenti scritta dai destinatari e accettata dal mittente, cui si affianca il monitoraggio dei "Lord protettori" e dei loro delegati.
Se tutto questo è chiaro, procediamo.
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La lettera di intenti contiene varie promesse e impegni, alcuni dei quali del tutto ornamentali rispetto ai veri intenti dei "Protettori". Esaminiamo dunque qual è l'essenza del documento che disegna una complessa politica economica: l'eliminazione del deficit entro il 2013, il pareggio del bilancio entro lo stesso anno, la diminuzione del debito sovrano che dovrebbe scendere al 90 per cento del Pil entro il 2014 (adesso siamo al 120 con tendenza ad aumentare), la crescita del Pil che è sostanzialmente ferma da dieci anni, la diminuzione della disoccupazione e in particolare di quella dei giovani, l'adeguamento della pensione alle mutate aspettative di vita e infine la massima equità sociale come indispensabile lubrificante per una politica che impone scelte severe senza dover mettere a rischio la coesione sociale.
Con un governo come il nostro è evidente che un progetto di tali dimensioni sarebbe stato impossibile da mettere in moto senza quel vincolo esterno di cui si è detto e senza il diretto intervento dei "Lord protettori". Perciò, per quanto ci riguarda, fin qui piena lode al vincolo, piena lode al programma, ai tempi di realizzazione e piena lode al monitoraggio.
Avanziamo l'ipotesi (ma di pura ipotesi si tratta) che i "Protettori" avrebbero preferito un governo più credibile di quello in carica, ma questo è fuori dalle loro competenze. Da questo punto di vista Scilipoti ha maggior potere di Barroso, di Sarkozy e perfino di Angela Merkel e la vince anche - Scilipoti - su Lavitola e perfino su Putin. Almeno nel breve periodo. Solo Bossi è più forte di lui e infatti lo dice tutti i giorni. Salvo incidenti di percorso.
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Per realizzare quegli obiettivi i "Protettori" hanno messo in pista alcuni strumenti. Una parte di essi rimonta alla manovra di agosto e sono il taglio (lineare) di risorse ai Ministeri, agli enti locali, alle protezioni sociali, per accelerare di un anno il pareggio del bilancio. Fu prevista anche una riforma del mercato del lavoro che spostasse la contrattazione dal livello nazionale a quello aziendale. La ciliegina sulla torta doveva infine essere un "contributo di solidarietà", in pratica una maggiorazione di imposta che gravava in modo diverso a partire dai redditi di 90 mila euro annui, aumentando dai 110 mila in su.
Il totale delle risorse in tal modo ottenute avrebbe dovuto essere di 40-50 miliardi nel biennio 2012-13, più altri diecimila da incassare fin dall'esercizio corrente con accise ed altre furberie dell'Agenzia delle entrate. Tremonti gioì di questo vincolo esterno, ancorché la sua manovra precedente di pochi giorni la lettera di Trichet avesse diluito quelle cifre spostandone il grosso al 2014. Berlusconi non gioì invece affatto, lui non ama l'austerità e l'ha scritto l'altro ieri al Foglio. Lui ama improvvisare e la gabbia predisposta dai "Protettori" gli andava stretta.
Adesso le cose sono cambiate: la gabbia dei "Protettori" a lui va bene perché può prolungare la vita del governo; invece non va per niente bene a Tremonti che infatti la lettera di intese non l'ha neppure firmata. A chi gli chiedeva se il programma dei "Protettori" gli andava bene, ha risposto: "Mi va bene, ma il diavolo sta nei dettagli". È vero, il diavolo sta appunto nei dettagli. Perciò diamo anche noi un'occhiata a quei dettagli, ma prima diamo un'occhiata alle più recenti reazioni dei mercati che non sono affatto un elemento marginale dell'intera vicenda. Anzi.
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Mercoledì scorso i mercati hanno galleggiato con un po' di fatica, specie per quanto riguardava il famoso "spread" tra i titoli italiani e quelli tedeschi. Giovedì sono volati al rialzo in preda ad una comprensibile euforia dovuta non tanto al caso Italia ma ai provvedimenti annunciati dall'assemblea plenaria dei 27 Paesi dell'Unione sul debito greco, sulla ricapitalizzazione delle banche e sul Fondo "salva Stati". Venerdì Piazza degli Affari è ripiombata nel buio profondo.
Che cosa era accaduto venerdì? Era accaduto che all'asta dei Btp il rendimento aveva superato il 6 per cento toccando il massimo storico dal 1997. Ricordiamo che il "default" del debito greco - che è infinitamente più piccolo di quello italiano - cominciò quando il rendimento dei titoli greci raggiunse il 7 per cento. Siamo cioè a una spanna da quella porta d'inferno.
Si potrebbe pensare che si tratti di un incidente di percorso. Speriamolo, ma teniamo presente un altro dato di fatto: nel corso del 2012 andranno in scadenza 290 miliardi di titoli italiani, una parte cospicua dei quali con scadenze pluriennali. Nello stesso anno scadranno titoli di altri Paesi dell'Unione europea per un totale (Italia esclusa) di 500 miliardi. Ci saranno insomma l'anno prossimo 800 miliardi di titoli europei da rinnovare e sarebbe arduo pensare che i nostri saranno preferiti agli altri. Sicché quel 6 per cento di venerdì potrebbe essere largamente superato, specie in presenza d'un governo che fa ridere i suoi "Protettori". La lettera di intenti non fa parola di questi dati di fatto sebbene essi siano di pubblico dominio.
Il solo rimedio per affrontare il 2012 che sarà da questo punto di vista l'anno terribile è quello di puntare sulla crescita rapida del Pil, ma qui casca l'asino. Qual è il provvedimento che potrebbe far crescere il nostro Pil, appiattito da dieci anni sullo zero? Ce ne sono tre: accrescere il potere d'acquisto dei ceti medio-bassi e in particolare dei giovani per stimolare i consumi e di conseguenza gli investimenti; diminuire imposte e contributi che gravano soprattutto sulle imprese, cioè il famoso cuneo fiscale; lanciare un programma di lavori pubblici cantierabili entro i prossimi tre mesi, non può che trattarsi di opere pubbliche locali delle quali del resto c'è gran bisogno anzi necessità. Basterebbe provvedere - come è sempre stato promesso e mai fatto - alle difese degli argini di fiumi e torrenti (Cinque Terre insegni) alla messa in sicurezza delle scuole, ai porti, alle strade, alle ferrovie.
Mi rivolgo qui a Mario Draghi verso il quale ho profonda stima e amicizia: sono questi i provvedimenti necessari alla crescita da te molto voluta? Nella lettera di intenti ne ho letti altri che se riusciranno a implementare la concorrenza daranno qualche effetto a due o tre o quattro anni da oggi. Ho letto anche che si vuole accrescere la mobilità del lavoro aumentando la facilità di ingresso e al tempo stesso la facilità di uscita. Ingresso per i lavoratori precari e uscita dal lavoro a posto fisso. E tu, caro Mario, pensi veramente che in questo modo aumenteranno complessivamente i posti di lavoro e il monte salari e verrà varato quel patto generazionale tra padri e figli? Licenziate i padri (che stanno mantenendo i figli) e sperate che al loro posto i figli possono sostituirli?
Nel frattempo avete dimostrato soddisfazione per la riforma delle pensioni che però non avete affatto ottenuto. La vera riforma sarebbe stata di passare tutti i pensionati al regime di contributo ma Bossi ha messo il veto. I 67 anni di età pensionabile erano previsti da un pezzo ma i modesti benefici che ne verranno all'Inps e quindi allo Stato negli anni a venire, come saranno impiegati? Nella vostra lettera di intenti non c'è scritto nulla in proposito. Non dovrebbero compensare i figli costruendo un nuovo welfare che copra la flessibilità del lavoro? Non dovrebbe questo nuovo tipo di protezione essere approvato prima o almeno contemporaneamente alla licenziabilità facile e all'allungamento dell'età pensionabile? Se volete mantenere la coesione sociale, la carota va data insieme al bastone e soprattutto va contrattata con le parti interessate. Tutte le parti interessate e non una soltanto.
Concludo: bene il vincolo esterno, evviva i "Protettori" quando decidono bene, ma quando decidono male oppure omettono di decidere su questioni di fondo, allora va malissimo. A me personalmente gli "omissis" non sono mai piaciuti. Cercate di rimediare se potete.
Post scriptum. Il Rendiconto generale dello Stato, bocciato dalla Camera circa un mese fa, è ritornato alla Camera ed è stato calendarizzato per l'8 novembre prossimo. La calendarizzazione è stata approvata all'unanimità da tutti i gruppi parlamentari che in tal modo hanno sospeso l'articolo 72 del loro regolamento dove c'è il divieto a presentare la stessa legge bocciata prima che siano trascorsi sei mesi.
Posso ben capire che i gruppi d'opposizione abbiano deciso, insieme alla maggioranza, di rimuovere l'ostacolo formale e si accingano perciò ad approvare all'unanimità il Rendiconto. Se l'ostacolo regolamentare non fosse stato rimosso non sarebbe possibile approvare né la legge di bilancio né quella di stabilità finanziaria e si andrebbe all'esercizio provvisorio con tutte le conseguenze del caso.
Mai come in questo caso dunque i gruppi d'opposizione hanno fornito una prova del loro senso di responsabilità. Questo avviene mentre il presidente del Consiglio continua a trattarli in tutte le sedi come comunisti, settari, faziosi, inconcludenti e quindi indegni di proporsi come alternativa.
Mi sarei aspettato che quest'atto di apprezzabilissima responsabilità fosse pubblicizzato. Mi sarei aspettato che i gruppi di opposizione ne spiegassero le ragioni e ne rivendicassero il merito. Invece c'è stato un silenzio tombale, quasi che si vergognassero d'averlo fatto. Lui continuerà ad insultarli come prima e peggio di prima e la gente crederà alle fanfaluche rottamatrici di Renzi e di Beppe Grillo.
No, così non va bene. Non si acconsente tacendo ma motivando, specie quando non c'è da vergognarsene ma da rivendicare il proprio senso dello Stato che in tutti gli altri è spaventosamente assente.
(30 ottobre 2011
1 commento:
PAROLE SAGGE! IO DA UN PEZZO CHE NON DO' PIU' ALCUNA RETTA A BEPPE GRILLO E, MENO CHE MAI, A MATTEO RENZI E ALLE FORMIDABILI INSULSAGGINI CHE VOMITA A VELOCITA' SUPERSONICA, CON COROLLARIO DI INVETTIVE, ARROGANZA, SUPERBIA E VIOLENZA, IMPEDENDO QUINDI AL 'QUIVIS DE POLULO' DI CAPIRE E REALIZZARE.
NON A CASO ANDO' A LEZIONI DA BELUSCONI ED E' PIACIUTO OGGI A TUTTA MEDIASET.
TEMO CHE GLI DARANNO RETTA, COSI' QUEL POCO CHE SOPRAVVIVE DELL'ITALIA SARA' INESORABILMENTE ROTTAMATA.
SBAGLIA PIERLUIGI BERSANI A SNOBBARLO, LO DOVREBBE TRATTARE COME QUEL NOVELLO GIOVANE TRIBUNO CHE MATTEO RENZI E', MA TEMO CHE NON LO FARA'. PIERLUIGI BERSANI NON SEMBRA UN LOTTATORE, CHE INVECE CI VORREBBE FIN DAI TEMPI IN CUI VELTRONI FORNI' LA VITTORIA SU UN VASSOIO D'ARGENTO A SILVIO BERLUSCONI.
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