Il governo è intenzionato ad andare avanti sulla strada di una maggiore flessibilità del lavoro anche nelle aziende con più di 15 dipendenti. La conferma, arrivata dall'intervista al Corriere del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sta però animando il dibattito politico. L'esponente del governo ha sottolineato che l'intento dell'esecutivo non è arrivare ai cosiddetti «licenziamenti facili», bensì alla creazione delle «condizioni per la crescita delle imprese e dell'occupazione». L'idea alla base del ragionamento è che molte aziende rinunciano a crescere nel timore di non avere, qualora le cose si mettessero male, alcuna possibilità di intervenire sul costo del lavoro ridimensionando il personale in base alle necessità.
FINI: AUMENTERA'
IDV: SMANTELLATE LE LEGGI SUL LAVORO - L'Italia dei Valori parla apertamente di volontà di «distruggere i diritti fondamentali dei lavoratori». «Con la lettera all'Unione Europea questo esecutivo ha deciso di smantellare tutte le leggi sul lavoro esistenti in Italia, inserendo il licenziamento per ragioni economiche - fa notare Maurizio Zipponi, responsabile welfare del partito di Di Pietro -. In questo modo si consegna alla totale arbitrarietà dell'impresa la possibilità di licenziare e si cancella con un colpo di mano il bilanciamento della legge di fronte a due forze impari: il lavoratore e l'impresa. Insomma, Berlusconi e il suo governo vogliono portare l'Italia fuori dall'Europa civile».
PD: SI VOGLIONO CONFONDERE LE ACQUE - «Sacconi è un ministro paradossale - sottolinea invece Cesare Damiano, capogruppo del Pd in commissione Lavoro -: dopo aver reintrodotto il lavoro a chiamata e lo staff leasing, forme di lavoro precario cancellate dal governo Prodi, e dopo aver abolito la tutela per le giovani madri dal licenziamento in bianco, in questo caso introdotta dal precedente governo, ora finge una conversione sulla via di Damasco denunciando l'abuso dei contratti a progetto e dei tirocini da lui stesso favoriti». «Si vogliono confondere le acque - aggiunge - per mascherare la gravità della scelta che il governo intende attuare sui licenziamenti per motivi economici. Questa normativa non deve passare: è meglio che cada il governo su un tema di così acuta rilevanza sociale anziché gettare benzina sul fuoco in una situazione nella quale centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione si sentirebbero minacciati nel bene primario dell'occupazione».
29 ottobre 2011
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