venerdì 21 ottobre 2011

L'indipendenza di Bankitalia


di EUGENIO SCALFARI

DISPIACE per Fabrizio Saccomanni che avrebbe ben meritato la nomina a governatore della Banca d'Italia, ma la scelta di Ignazio Visco, suo principale collaboratore, è pienamente soddisfacente da tutti i punti di vista: la competenza professionale, l'autorevolezza del nome anche all'estero per le sue continue e proficue missioni e soprattutto la continuità d'una tradizione di indipendenza della Banca pur nel quadro d'una leale collaborazione con le altre istituzioni dell'economia e della finanza nazionale ed europea.

Non ultimo il rapporto di fiducia con Mario Draghi nel momento stesso in cui assume la presidenza della Bce, della quale la Banca d'Italia, come le altre Banche centrali europee, rappresenta per molti aspetti l'articolazione d'una politica che dovrebbe tendere sempre più ad una maggiore integrazione europea.
Dobbiamo questo risultato positivo, dopo quattro mesi di indecisioni e mutamenti di intenzioni da parte del governo, alla mediazione discreta ma fermissima del presidente Giorgio Napolitano. Non dimentichiamo che ancora nella mattinata di ieri le intenzioni di Berlusconi erano orientate verso nomi diversi, tra i quali uno decisamente inaccettabile per le ragioni che ieri abbiamo indicato. Il Presidente del resto si è mosso nell'ambito delle sue prerogative senza alcuna forzatura, consentendo a Berlusconi di non inasprire ulteriormente i suoi contrasti con il ministro Tremonti, che già recano danni assai gravi al Paese per la loro duplice e contrapposta responsabilità.

La scelta di Visco invece di Saccomanni può essere motivata dalla preferenza per ragioni di età. Non toglie che l'attuale direttore generale (che sicuramente accoglierà di buon grado la nomina del suo più stretto collaboratore) merita un sincero ringraziamento che siamo certi gli sarà dato in forme adeguate dal Consiglio superiore dell'Istituto e soprattutto dal Capo dello Stato che ha tutelato come meglio non si poteva la dignità della Banca e dei suoi dirigenti.

Si conclude in questo modo positivo una partita a dir poco squallida che ha ingiustamente coinvolto nomi di persone mai interpellate e inutilmente tirate in ballo per nascondere guerre di palazzo e di cricche contrapposte che guardano soltanto ai propri interessi e alle proprie personali ambizioni di potere.

Un titolo di merito va riconosciuto anche ai leader dell'opposizione Bersani e Casini che avevano congiuntamente manifestato la loro preoccupazione per il degrado che questa vicenda ha ulteriormente accresciuto a danno d'un Paese che dovrebbe fornire uno spettacolo di sé degno di esser stato tra i cinque fondatori dell'Unità europea ai tempi di De Gasperi, di Adenauer e di De Gaulle.

I problemi che attanagliano l'economia occidentale e la nostra non sono certo risolti da questa nomina, ma essa pone almeno le premesse di mantenere ferma la barra del timone per quanto riguarda la politica bancaria e l'analisi quotidiana della congiuntura e delle aspettative dei mercati.

Per il resto c'è ancora moltissimo da fare ma purtroppo non c'è molto da aspettarsi, come ieri ricordavamo, da un governo che ci sgoverna.

(21 ottobre 2011)

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