giovedì 20 ottobre 2011

Piccole trote crescono


di Marco Travaglio

Silvio B. è stato prosciolto dal gup Maria Vicidomini all’udienza preliminare Mediatrade “per non aver commesso il fatto”. Si vedrà, dalle motivazioni, se il gup ha ritenuto insufficienti le prove a suo carico, oppure ha stabilito che non c’entrava nulla. Poi si vedrà che dirà la Cassazione, dove la Procura di Milano ha preannunciato ricorso.

L’accusa è quella di avere, come gestore “di fatto di Mediaset” anche dopo il '94, cioè anche da premier, coordinato e gestito operazioni occulte fra il 2002 e il 2005 per svuotare di 34 milioni le casse di Mediaset (appropriazione indebita), accumulando fondi neri e rubando 8 milioni all’erario (frode fiscale), attraverso la compravendita a prezzi gonfiati di diritti tv con le major americane.

Le cifre erano ben più consistenti, ma il gup le ha tagliate dichiarando prescritti i fatti commessi fino al 2004, grazie anche alla legge ex Cirielli e forse a un errore di calcolo della prescrizione (pare che non abbia computato 9 mesi di sospensione del processo in attesa che la Consulta decidesse sul legittimo impedimento).

L’accusa, per ora, è caduta contro B. mentre è stata confermata per altri 11 coimputati, tutti intermediari e manager del gruppo, fra cui il figlio Piersilvio e Fedele Confalonieri, vicepresidente e presidente di Mediaset (rinviati a giudizio “solo” per frode fiscale).

B. e i suoi onorevoli avvocati Longo e Ghedini parlano di “miracolo a Milano” ed elogiano il gup, autrice di un’udienza “serena” e di un’ordinanza “che prende atto delle risultanze processuali”.

Dunque, finalmente, una sentenza giusta.

Facciamo finta che sia così. Ne consegue che, a spennare Mediaset, società controllata dalla famiglia B. ma quotata in Borsa con molti altri azionisti, sono stati i suoi manager all’insaputa del padrone e che a frodare il fisco sono stati il figlio e il braccio destro di B. Dunque c’è da attendersi, come minimo, una ramanzina a Fidel e una sculacciata a Piersilvio che non aveva mai detto niente a papà. Ma è comunque consolante apprendere che il Trota di B. s’è finalmente emancipato dalla figura paterna: se il gup ha ragione, ha cominciato a frodare il fisco tutto da solo, a dispetto di chi insinuava che contasse in azienda quanto Frattini nel governo.

Mica male però per il figlio di un premier che ha appena dichiarato guerra all’evasione fiscale (dopo averla spesso elogiata).

Se la logica non è un’opinione, B. dovrebbe prendere Piersilvio e Confalonieri e cacciarli a pedate per aver fatto le cosacce che dice il gup, a sua insaputa. E per averlo esposto a epiche figuracce.

Più volte, infatti, B. ha dichiarato: “Giuro sulla testa dei miei figli che sono innocente”. Ora, sempreché il gup abbia ragione come dicono B. e i suoi avvocati, si scopre che uno dei figli titolari delle teste su cui lui giurava la propria innocenza era colpevole. Che fa Papi: lo destituisce? Lo multa? Lo mette in punizione? Gli sospende la paghetta? O lo porta in Parlamento, come ha fatto con vari complici rinviati a giudizio e persino condannati, da Previti a Dell’Utri, da Sciascia a Berruti?

Confalonieri invece sarebbe perfetto per Bankitalia: è pure nato a Milano, come vuole Bossi. Ma sì, finirà così. Il Tg5 ha già dato la linea: “Il gup, non potendo, non volendo sconfessare del tutto il pm Fabio De Pasquale, ha deciso il rinvio a giudizio degli altri imputati, Piersilvio Berlusconi e Confalonieri”. Ergo la sentenza è giusta per B., ma sbagliata per tutti gli altri.

Si tratta della quinta assoluzione per B. su 22 procedimenti: 5 sono in corso, 3 sono archiviati, 14 si son chiusi con prescrizioni, amnistie, depenalizzazioni del reato decise dallo stesso imputato.

Invece Libero titola: “Silvio assolto per la 25^ volta”, mentre Sallusti vaneggia di “26^ assoluzione”.

Discrepanza allarmante: i trombettieri si sono scordati di sincronizzare il contaprocessi, anzi il contaballe. Almeno per scrivere puttanate, bisognerebbe coordinarsi bene. Se no poi i lettori capiscono. Persino quelli.

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