martedì 8 novembre 2011

Berlusconi abbandonato anche da Letta e Bossi


di CLAUDIO TITO

"STAI COMMETTENDO un errore. Se vai avanti così, nessuno ti può aiutare. Nemmeno noi. Nessuno può garantirti più i numeri alla Camera". Se a parlare così è un uomo prudente e soprattutto leale nei confronti di Berlusconi come Gianni Letta, allora è davvero inspiegabile l'ostinazione con cui il Cavaliere sta insistendo per la sua strada contro tutto e tutti. Il premier sembra ormai incosciente, quasi in trance. Incapace di capire cosa gli capita attorno e di cogliere i segnali che quotidianamente la Ue e i mercati finanziari gli spediscono con crescente allarme.

Il Pdl - quella che doveva essere la sua creatura e il suo lascito alla politica - ha sostanzialmente alzato le braccia dinanzi alla sua cocciutaggine. Nel bunker di Via dell'Umiltà, persino gli uomini più fedeli non fanno più nulla per evitare la resa dei conti in Parlamento. Come se ognuno volesse scrollarsi di dosso la responsabilità di una sconfitta probabile e liberarsi dal peso di una scelta irresponsabile.

Del resto, il capo del governo ormai agisce in solitudine. Prima ha concordato con lo stato maggiore del suo partito un'uscita di scena, poi ha improvvisamente cambiato idea. E lo ha fatto dopo aver incontrato i suoi figli e il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. In un pranzo - presente anche l'avvocato-deputato Nicolò Ghedini - in cui si è discusso se fosse più conveniente per le aziende dimettersi o andare avanti. Una circostanza che ha fatto infuriare buona parte del Popolo delle libertà. I ministri più giovani, infatti, sanno che solo se il governo evita un formale voto di sfiducia, possono tenere in vita il centrodestra e giocarsi le proprie carte per il futuro. Ma anche la Lega di Bossi ormai ha deciso di rompere il patto con il Cavaliere.

Ieri il premier aveva pensato persino di porre la fiducia oggi sul Rendiconto generale dello Stato. Una mossa stoppata proprio dal Senatur che non è più in grado di assecondare il capo del governo. I sondaggi in caduta libera impongono una svolta pure al carroccio. E con ogni probabilità se sul Bilancio dello Stato le astensioni saranno più dei voti favorevoli, la Lega potrebbe annunciare lo strappo finale. Il "no" del premier a passare il testimone ad Alfano e Maroni, del resto, è stata l'ultima offerta del Senatur. "Non voglio bruciare Angelino", ha detto Berlusconi a Calderoli. Una risposta che è stata interpretata come una semplice e inaccettabile scusa.

Ma al di là del disorientamento che accompagna tutte le scelte del centrodestra, a Palazzo Chigi continuano a ignorare i messaggi dei mercati. Ieri lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi ha toccato un nuovo record. Per poi scendere dopo le voci sulle sue dimissioni. Un segnale inequivocabile. Che, se associato al commissariamento di fatto da parte dell'Ue e del Fondo Monetario internazionale, rappresenta un'indicazione chiara di quello che gli analisti finanziari, i grandi fondi di investimento e i soprattutto i Paesi stranieri che mantengono un'ampia esposizione con titoli di stato italiano, si aspettano nei prossimi giorni.

Se la politica nostrana scommette sulle elezioni anticipate, gli interlocutori esterni sembrano spingere per un esecutivo "tecnico". Un governo guidato da un personaggio come Mario Monti o come Giuliano Amato (che sta conquistando posizioni anche ai piani alti delle nostri Istituzioni) nella consapevolezza che solo un assetto di questo tipo può garantire una riduzione del debito pubblico con misure anche impopolari. Per questo le forze più responsabili del centrodestra e del centrosinistra si affannano a indicare soluzioni "tecniche". O miste, come sta facendo l'Udc con il "ticket" Monti-Letta.

Ma per ora, di fronte alla paralisi del centrodestra e alla cocciutaggine del Cavaliere, l'unica strada è quella dello
scontro frontale. Se oggi, però, le astensioni sul Rendiconto saranno superiori ai voti favorevoli, tutto cambierà. Il Quirinale dovrà prendere atto che la maggioranza in Parlamento non c'è più e quindi decidere la strada da intraprendere. Sapendo che la spinta verso le elezioni viene in primo luogo dal Cavaliere e quella per un esecutivo di transizione è esercitata da chi considera un'emergenza il salvataggio economico del Paese.

(08 novembre 2011)

2 commenti:

Francy274 ha detto...

...gli interlocutori esterni sembrano spingere per un esecutivo "tecnico". Un governo guidato da un personaggio come Mario Monti o come Giuliano Amato (che sta conquistando posizioni anche ai piani alti delle nostri Istituzioni) nella consapevolezza che solo un assetto di questo tipo può garantire una riduzione del debito pubblico con misure anche impopolari."...
Interessante :)

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Non ti chiedo chi sono gli interlocutori esterni...