sabato 12 novembre 2011

Berlusconi si è dimesso Addio tra i fischi, gente in festa per le strade




Giornata cruciale per il Paese: mentre Montecitorio approva il ddl, sul tavolo della politica gli scenari del post Berlusconi. D'Alema: "Governo Alfano? Assolutamente no". Tosi: "Passo indietro arriva troppo tardi"

Silvio Berlusconi non è più il presidente del Consiglio. Dopo 1284 giorni. Alle 21.42 ha consegnato le sue dimissioni nelle mani di Giorgio Napolitano. Fuori dal Quirinale, migliaia di persone hanno atteso il momento per ore, festeggiando e contestando al tempo stesso. Lui è andato via da un’uscita secondaria per evitare la folla: più che un addio, una fuga. All’arrivo del premier, del resto, qualcuno ha tirato centesimi di euro: una scena che non può non riportare alla memoria il 30 aprile del 1993, quando l’uscita di scena di Bettino Craxi fu accompagnata dallo stesso gesto, monetine fuori dall’hotel Raphael di Roma all’indirizzo del leader socialista. Alle 21.42 la notizia ufficiale del passo indietro. La scena è la stessa: giubilo e contestazione. E’ finita un’era durata 18 anni, la gente fa festa. Domani sarà il giorno di Mario Monti, i prossimi mesi quelli dei sacrifici per uscire dalla crisi. Il passo indietro del Cavaliere, comunque, è l’ultimo atto dell’esperienza governativa del Cavaliere – il presidente del Consiglio più longevo della storia repubblicana – e arriva al termine di una giornata contrassegnata da tutta una serie di tappe d’avvicinamento, prima fra tutte il faccia a faccia con il suo probabilissimo successore.

L’incontro, secondo quanto riportato dall’Ansa, sarebbe stato una sorta di tira e molla. L’ex commissario Ue ha opposto molti niet alle richieste del Cavaliere, ma qualcosa ha dovuto cedere. A parte l’ipotetico ingresso nell’esecutivo di Gianni Letta (per Berlusconi è fondamentale, Monti non vorrebbe, Napolitano starebbe mediando), l’ex rettore della Bocconi si è fermamente opposto alle garanzie sulla giustizia chieste da Berlusconi, che per il ruolo di Guardasigilli avrebbe proposto alcuni nomi, tra cui il magistrato Iannini, moglie di Bruno Vespa. Netta la reazione di Monti, che ha confermato come nel suo governo ci saranno esclusivamente tecnici. Berlusconi avrebbe invece ottenuto che tra le materie sulle quali dovrà legiferare il governo Monti non ci sarà la legge elettorale nè le Telecomunicazioni. Se le indiscrezioni dell’Ansa saranno confermate, le televisioni e il porcellum sarebbero salvi. Almeno per ora.

Con 380 voti favorevoli, la Camera dei deputati ha approvato il ddl Stabilità, che ora a tutti gli effetti è diventato l’ultima legge del governo Berlusconi. Il premier ha riunito il suo ultimo consiglio dei ministri, poi, dopo l’ufficio di presidenza del Pdl, alle 20.30 salirà al Colle per consegnare la sua lettera di dimissioni nelle mani del capo dello Stato. In quel momento, il quarto esecutivo Berlusconi diventerà un ricordo e si aprirà la fase di avvicinamento al governo di Mario Monti. Giorgio Napolitano domattina darà il via alle consultazioni ed entro la sera dovrebbe assegnare all’ex commissario dell’Ue il compito di formare il nuovo esecutivo. Che sarà tecnico e non istituzionale o politico. Lo dicono le indiscrezioni sui nomi che circolano nel totoministri: Guido Tabellini (professore di economia presso l’università Bocconi al dicastero di via xx settembre),Carlo Secchi al ministero dello Sviluppo, Lorenzo Ornaghi (il rettore della Cattolica) all’Istruzione, Lanfranco Senn alle Infrastrutture, Cesare Mirabelli alla Giustizia, Giuliano Amato agli Esteri, Enzo Moavero sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Solo tecnici, quindi: nessun politico, d’accordo con il presidente della Repubblica.

A prescindere dai nomi dei futuri ministri, Mario Monti ha presentato la lista della ‘sua’ squadra al suo predecessore, durante la colazione di lavoro che hanno avuto oggi a Palazzo Chigi, dove – lo dicono fonti della maggioranza – il premier avrebbe dato il via libera al professor Monti ad una sola condizione: che nel nuovo esecutivo ci sia spazio per il suo fedelissimo Gianni Letta. Gli stessi nomi, poi, Berlusconi li ha sottoposti all’ufficio di presidenza del Pdl riunito a Palazzo Grazioli. Il Popolo della Libertà, da par sua, non ha ancora deciso il da farsi. Nonostante gli inviti di Berlusconi a sostenere il governo tecnico, la Lega rimane intransigente: “Staremo all’opposizione, noi non cambiamo idea” hanno detto Maroni e Bossi; all’interno dei berlusconiani, invece, ci sono varie anime: gli ex An accetterebbero la fiducia a Monti, a patto che si vada al voto in tempi rapidi e per questo dovrebbero sottoporre al premer un documento ad hoc; gli scajoliani, invece, sarebbero per un governo tecnico nel più breve tempo possibile. Una posizione comune, a quanto pare, dovrebbe uscire proprio dall’ufficio di presidenza del partito.

All’interno delle opposizioni, invece, tutto come previsto: Pd e Terzo Polo sono per la fiducia incondizionata al governo Monti, mentre l’Italia dei Valori ha annunciato che voterà a favore dell’esecutivo presieduto dall’ex commissario Ue non al buio e solo se è composto da tecnici e non da politici, specie se provenienti dal Pdl. Linea, ad ora, che sembra coincidere con le volontà dello stesso Monti.

3 commenti:

francescotrizio ha detto...

il passo indietro andava fatto prima...cmq non è una vittoria per l'Italia, è una perdita della nostra autonomia,...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Vero, almeno sei mesi fa, se avesse avuto a cuore le sorti degli italiani e dell'Italia. E ho l'impressione che Berlusconi non sia ancora al fine corsa, tant'è che ieri avrebbe detto ai suoi che il governo Monti lo avrebbe fatto saltare quanto voleva!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

In ogni caso con la costituzione della UE (l'Italia è fra i paesi fondatori) ogni nazione ha dovuto fare la cessione di una parte di sovranità nazionale. Il fatto è che non basta ancora perché non c'è un governo europeo, la BCE non può ancora operare alla stregua delle banche centrali.
Il governo Berlusconi inoltre, al traino della Lega, ha ferocemente (e stolidamente) avversato l'Europa unità, non da solo ma più di qualche altro Stato.