mercoledì 30 novembre 2011

Braga lui o Braga l’altro? La nomina-indovinello


MONTI ASSICURA: GOVERNO TRASPARENTE MA SCOPPIA IL CAOS ALL’AGRICOLTURA

di Caterina Perniconi e Paola Zanca

Di sicuro io sono il Francesco Braga di cui ha parlato il ministro esprimendo profonda stima per le mie capacità professionali, almeno come riportato dalle interviste sui media. Penso però che un mio collega omonimo (Ing. Franco Braga della Sapienza) sia la persona che vi interessa”.

La lettera arriva dall’America al Fatto Quotidiano, dopo le perplessità sulla nomina del sottosegretario alle Politiche agricole. Ieri a Palazzo Chigi Braga non si è visto. Era uno dei quattro assenti al giuramento. Ma non sembra che a fermarlo sia stato un impegno improvviso. È che nessuno ha capito quale Braga sia stato nominato. Il ministro Mario Catania, parlando con i giornalisti, ha espresso la sua soddisfazione per l’incarico a un professore che “conosco di fama per la competenza scientifica di alto livello e l’attività nel Nordamerica”.

IL CURRICULUM citato corrisponde a quello dell’economista agro-alimentare Braga, proveniente dalla Cattolica di Milano e docente negli Stati Uniti. Ma il nominato, come confermano da Palazzo Chigi, è un altro, il Braga ingegnere civile esperto di costruzioni antisismiche. Che, con le Politiche agricole, però, ha poco a che fare.

Vista la situazione, ha fatto bene ieri mattina Saverio Ruperto a reagire così dopo la nomina a sottosegretario all’Interno: ha stretto la mano a Monti, ha rivolto uno sguardo al cielo e si è fatto il segno della croce. Che Dio la mandi buona a questi nuovi 28 membri del governo. Il loro premier li ha difesi dai (rarissimi) attacchi della stampa: “Attenti a parlare di conflitto di interessi, saremo di un’assoluta trasparenza”. Ma nel caso Braga più che di trasparenza bisognerebbe parlare di nebbia fitta. Quando ieri mattina in commissione Agricoltura a Montecitorio non hanno visto arrivare nessuno, e hanno scoperto che il loro referente nel governo non aveva neanche giurato, si sono chiesti perché. Forse doveva tornare dall’America? Ma no, non è quel Francesco Braga. È il Franco Braga romano, detto Francesco, quello nominato. Sicuri? Le riviste di settore dicono il contrario. E per la gioia degli agricoltori, il dubbio non sono riusciti a risolverlo. “Non hanno notizie neanche i miei colleghi più esperti – dice sconsolato il deputato Pd Marco Carra – abbiamo cercato su Google, ci pare sia l’ingegnere, non ci sarebbe nulla di male, però non abbiamo conferma che sia lui”.

Al telefono del suo ufficio il professor Braga (l’ingegnere) non risponde. Un ragazzo al centralino spiega di non sapere della nomina: “Me la state dando voi questa notizia”. Alla Sapienza accolgono la domanda con stupore, sia al Rettorato che in Facoltà. Non sono a conoscenza dell’incarico a un professore dell’ateneo, e ritengono ancor più incredibile che “un ingegnere strutturale di stretta osservanza” possa diventare sottosegretario al ministero di via XX Settembre. Lì dentro, giurano che qualcuno la risposta ce l’ha. Ma non all’ufficio stampa: “Siamo in attesa di una comunicazione degli uffici competenti” . L’attesa dura fino alle 9 di sera: niente da fare, del curriculum del “vero” sottosegretario non c’è traccia. E a Montecitorio le voci si rincorrono: “Il Braga ingegnere non è interessato a quel posto, semmai alle Infrastrutture. Vedrete che rinuncerà all’incarico”. Ma ormai la frittata è fatta.

D’altronde il caso Braga non è l’unico ad aver provocato versioni discordanti. Anche sul ministro Filippo Patroni Griffi non tutti la pensano allo stesso modo. Per l’ex ministro Brunetta, “è il più bravo che c’è”. Pietro Ichino, senatore Pd, invece non commenta. Dice solo: “Andatevi a vedere quello che c’è pubblicato sul mio sito”. Giura che adesso “ha perdonato”. Ma gli archivi non perdonano. La notizia campeggia nel blog del senatore e porta la data del febbraio scorso. Racconta che per Patroni Griffi, l’ex ministro Brunetta si inventò il “comma 12-decies”: i dipendenti pubblici (come il neo ministro, magistrato al Consiglio di Stato) che sono anche membri del Civit – la Commissione per la Valutazione, l’Integrità e la Trasparenza istituita dalla legge Brunetta – non sono più obbligati a lasciare il loro incarico nella pubblica amministrazione. Lasciano la poltrona solo se ne hanno voglia. Non solo 150 mila euro lordi in più ogni anno, ma un rischio per l’indipendenza della Civit, diceva Ichino.

SPULCIANDO il sito del senatore Pd, però, il neo ministro non è l’unico a spuntare dagli archivi. C’è anche Michel Martone, altro fresco ingresso al governo. Qui la notizia è del novembre 2010: Ichino il giorno 26 presenta un’interrogazione scritta al ministro, sempre Renato Brunetta. Che ha combinato stavolta? Ha assegnato a Michel, figlio del presidente del Civit Antonio Martone, “un compenso vistosamente sproporzionato (40 mila euro, ndr) per una consulenza vistosamente inutile”. Ichino oggi precisa: inopportuno non era lui, ma la consulenza. D’altronde Michel c’era rimasto male già allora: “Il prof mi conosce dai tempi della laurea”. Figuriamoci ora che uno sta al governo e l’altro nella maggioranza che lo sostiene.

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