domenica 13 novembre 2011

Fine di un’era: Berlusconi si è dimesso (video) Addio tra fischi e gente in festa nelle strade


PIERLUIGI GIORDANO

Dalle 21.42 il Cavaliere non è più presidente del Consiglio. In piazza è tripudio e contestazione, con cori e monetine in stile Hotel Raphael. Lui va via da un'uscita secondaria e torna a Palazzo Grazioli. Cronaca della giornata che chiude l'esperienza di B. alla guida del Paese

Roma, dodici novembre 2011, ore 21.42, palazzo del Quirinale: Silvio Berlusconi non è più il presidente del Consiglio. Ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un atto formale che segna al tempo stesso la fine del berlusconismo (18 anni), dell’esperienza governativa più longeva dal secondo dopoguerra ad oggi (1284 giorni) e, soprattutto, della Seconda Repubblica. Al Colle si lavora in silenzio. Fuori è il tripudio.

Migliaia di persone hanno atteso la notizia per ore, festeggiando e contestando al tempo stesso. Lo aspettano. Lui non potrà vedere. E’ andato via da un’uscita secondaria per evitare la folla: più che un addio, una fuga. Al suo arrivo, del resto, gli hanno urlato di tutto (“buffone”, “ladro”, “in galera”) e qualcuno gli ha tirato centesimi di euro: una scena che non può non riportare alla memoria il 30 aprile del 1993, quando l’uscita di scena di Bettino Craxi fu accompagnata dallo stesso gesto, monetine fuori dall’hotel Raphael di Roma all’indirizzo del leader socialista. La delusione dura un attimo. Bandiere, spumante e cori: quella della gente è una festa popolare. In piazza si alza il motivetto che nel 2006 ha accompagnato la vittoria della nazionale di calcio ai mondiali di Germania. Po-popo-popopo-po. Berlusconi è già a Palazzo Grazioli. Anche lì è giubilo, così come di fronte a Palazzo Chigi e in piazza Colonna, i luoghi del potere.

Dodici novembre 2011: una data storica. E’ finita un’era durata 18 anni. Domani sarà il giorno di Mario Monti, i prossimi mesi quelli dei sacrifici per uscire dalla crisi. Il passo indietro del Cavaliere, comunque, è arrivato al termine di una giornata contrassegnata da tutta una serie di tappe d’avvicinamento, prima fra tutte il faccia a faccia con il suo probabilissimo successore. Una colazione di lavoro a Palazzo Chigi che, secondo quanto riportato dall’Ansa, sarebbe stato una sorta di tira e molla. L’ex commissario Ue ha opposto molti niet alle richieste del Cavaliere, ma qualcosa ha dovuto cedere. A parte l’ipotetico ingresso nell’esecutivo di Gianni Letta – Berlusconi lo vuole vicepremier, Monti non ci sta, Napolitano starebbe mediando, il sottosegretario a sera si tira indietro -, l’ex rettore della Bocconi si è fermamente opposto alle garanzie sulla giustizia chieste dal leader del Pdl, che per il ruolo di Guardasigilli avrebbe proposto alcuni nomi, tra cui il magistrato Iannini, moglie di Bruno Vespa. Monti, però, ha confermato che nel suo governo ci saranno esclusivamente tecnici. Berlusconi, invece, si sarebbe consolato con due concessioni, non di poco conto: nessuna riforma della legge elettorale e di quella sulle Telecomunicazioni. Se le indiscrezioni dell’Ansa venissero confermate, le televisioni e il porcellum sarebbero salvi. Almeno per ora.

Tra la trattativa e le dimissioni, lo spartiacque della giornata è stata la votazione alla Camera del ddl Stabilità, approvato senza problemi con 380 voti favorevoli. A Montecitorio, scene da fine regime. Il premier accolto da un’ovazione al suo ingresso in aula, contestazioni verbali per Scilipoti e il ‘traditore’ Antonione, dichiarazioni di voto incendiarie a tracciare il bilancio di una legislatura iniziata tre anni fa, dopo una vittoria schiacciante alle urne e una maggioranza a prova di bomba. Nulla, all’epoca, poteva far pensare che oggi la gente sarebbe scesa in strada per festeggiarne la fine. Perché così è stato. Dopo che il ddl stabilità è diventato legge, infatti, è iniziato il pellegrinaggio degli italiani sotto le stanze del potere. Palazzo Grazioli, Palazzo Chigi, Montecitorio, Quirinale: decine, centinaia, migliaia di persone ad aspettare la fine ufficiale dell’era Berlusconi.

Nella folla, le auto blu di ministri ed esponenti di maggioranza hanno fatto non poca fatica a spostarsi per raggiungere le sedi di cdm, uffici di presidenza e vertici vari (gli ultimi del quarto governo Berlusconi). La politica della crisi ha lasciato il passo (e il campo) a chi la crisi l’ha subìta. In tale contesto, però, da registrare due voci fuori dal coro: quella degli ottanta esponenti di Forza Nuova che hanno contestato Mario Monti e quella dei mille del teatro Manzoni a Milano, dove
Giuliano Ferrara, Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri hanno organizzato una manifestazione contro il governo tecnico e a favore del voto anticipato. Anche questo rimarrà nella storia dell’ultima giornata del governo che ha rischiato di far sprofondare il Paese nel baratro.

Da domani si cambia. Registro e facce. Giorgio Napolitano alle nove darà il via alle consultazioni ed entro sera dovrebbe assegnare all’ex commissario dell’Ue (che in mattinata ha ricevuto la visita del presidente Bce Mario Draghi) il compito di formare il nuovo esecutivo. Che sarà tecnico e non istituzionale o politico. Lo dicono le indiscrezioni sui nomi che circolano nel totoministri. L’argomento, però, alla gente interessa fino a un certo punto. E’ la notte della festa, dei raduni organizzati grazie al tam tam sui social network. E anche questo è il sintomo che un’era sembra davvero esser finita: il popolo della Rete si ritrova in piazza per festeggiare l’addio del re delle televisioni.

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