venerdì 11 novembre 2011

Il Professore e il pressing dei partiti "Scelgo io ministri e programma"


di ALBERTO D'ARGENIO

MINISTRI tecnici, nessuna imposizione dai partiti e rispetto rigoroso dell'articolo 92 della Costituzione. Mario Monti viaggia da solo. Da Berlino a Roma, passando per Milano. Arriva nella Capitale e sale subito al Quirinale. Per concordare le prossime mosse. E piantare qualche paletto. Il Professore della Bocconi non ha intenzione di farsi dettare nomi e programma di governo dalla politica che vive ore di frenesia e spaccature. Se premier sarà, dovrà poter esercitare in piena autonomia il potere di proporre la sua squadra al Capo dello Stato. Ed è il "modello Dini" - un governo di soli tecnici - quello che potrebbe consentirgli di far tornare i conti tra richieste dei partiti, litigi della politica e necessità di formare rapidamente un esecutivo capace di placare i mercati.

L'immagine plastica di quello che sta accadendo l'hanno avuta i passeggeri del volo che ieri pomeriggio ha portato Monti da Milano (dove ha fatto scalo in arrivo da Berlino) a Roma. Quando alle 15.30 l'Az in arrivo dalla Capitale si avvicina al finger di Linate, una flottiglia di auto blu a sirene spiegate recupera un gruppetto di ministri di rientro dai palazzi romani. Dal finestrone del gate ad osservare la scena c'è proprio Mario Monti. Il neo senatore a vita è solo, seduto insieme agli atri viaggiatori che aspettano l'imbarco. In mano stringe un trolley e sulla spalla porta una sacca di tela blu: sopra c'è scritto "Eu Antitrust", un ricordo dei dieci anni vissuti da commissario europeo a Bruxelles. Un altro viaggiatore che assiste alla scena lo avvicina: "Professore, ci salvi lei". Poi Monti si imbarca, siede al posto 1C e si mette a leggere. Al suo arrivo a Roma lo prende in consegna una Lancia Thesis blu messa a disposizione del Quirinale.

Con il presidente Napolitano Monti ci resta poco meno di due ore. Dopo i ringraziamenti per la nomina a senatore a vita si entra nel vivo delle discussioni. Si parla dei tempi per varare il governo. Si concorda sulla necessità di fare in fretta. Tra domenica e lunedì, dopo l'approvazione della Legge di Stabilità, ci dovranno essere incarico e giuramento. Già, perché tanto il presidente quanto il Professore su una cosa concordano: bisogna agire rapidamente per placare i mercati. Poi il nodo su struttura di governo e personalità che potrebbero farne parte. Si esamina la possibilità che in una prima fase - per sfruttare al massimo la credibilità internazionale del presidente della Bocconi - Monti oltre che la presidenza del Consiglio assuma anche l'interim all'Economia.

Però trovare la quadra in tempi ristrettissimi non sarà facile. Lo dimostra il Berlusconi che in serata di fronte ai senatori di un Pdl sempre più spaccato, per placare i suoi propone di essere lui a proporre il futuro premier e il suo ministro dell'Economia. D'altra parte del futuro governo e dei suoi componenti ne parlano anche negli altri partiti, a partire dal Pd. Che ieri ha stoppato la richiesta di Berlusconi di inserire Gianni Letta nella squadra di Monti. Una botta per il premier, che confida nella benefica (per lui) presenza di Letta nelle stanze di Palazzo Chigi. Altra gatta da pelare per il Cavaliere la richiesta di almeno sei suoi ministri di restare al governo. Veti e controveti che starebbero spingendo Monti a scegliere il "modello Dini": un governo snello, composto interamente da ministri tecnici con i politici al massimo relegati nel ruolo di sottosegretari.

In pubblico Monti non parla. Ma oltre al Capo dello Stato ieri il Professore ha sentito diversi rappresentanti dei partiti. Secondo i quali l'ex commissario europeo non vuole essere trascinato nel gorgo delle trattative tra le forze parlamentari e nelle strane alchimie che potrebbero scaturirne appesantendo il suo governo prima ancora della sua nascita. Sarebbe questo il ragionamento, raccontano i politici che ieri lo hanno sentito: "
Se devo assumermi questa responsabilità non posso accettare che mi si imponga il programma e la struttura del governo". Ecco perché a Napolitano ha chiesto di poter usare a pieno il suo potere di proporre i ministri, come previsto dall'articolo 92 Costituzione. Che se saranno tutti tecnici, come ormai è propenso a fare, assomiglierà molto ad un "governo del presidente", un esecutivo che fa riferimento al Capo dello Stato.

Uscito dal Quirinale Monti viene depositato dagli uomini del Quirinale in un noto albergo nel centro di Roma. È solo, viaggia leggero. A chi lo ferma per chiedere un commento sulla sua prima giornata da premier in pectore risponde con un sorriso: "Buonasera, ma non posso parlare". Stringe la mano e si congeda con un educato saluto. Oggi il suo esordio in aula al Senato per la Legge di Stabilità. Poi per lui si potrebbero aprire le stanze di Palazzo Chigi.

(11 novembre 2011)

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