giovedì 3 novembre 2011

La giustizia di B. raccontata all’Ue


BRUNO TINTI

Se si vuole una prova migliore del fatto che il problema italiano è B e che, senza di lui, le cose andrebbero mediamente bene, basta leggersi le 10 righe in materia di giustizia contenute nella lettera di intenti spedita ai cari Hermann e Josè Manuel (Van Rompuy e Barroso avranno pensato: ma come si permette?). Sono enumerate 3 iniziative: il contrasto alla litigiosità e la prevenzione del contenzioso (giustizia civile); la banca dati centralizzata (giustizia civile); i meccanismi incentivanti per gli uffici virtuosi. Due su tre sono iniziative assennate, nella media per un governo che affronti un problema così difficile. Se poi si aggiunge l’altra iniziativa che, sempre nella giustizia civile, è in corso di attuazione (di cui, chissà perché, non si parla nella lettera), il processo civile telematico, la percentuale diventa 3 su 4: decisamente buona. Il che, naturalmente, è possibile perché B. non ha problemi personali con il processo civile.

Certo, gli sarebbe piaciuta una sentenza che gli avesse detto: non devi dare un sacco di soldi a De Benedetti. Ma lì non è questione di riforme ma di giudici: o li corrompi (eh, eh) o c’è poco da fare. Quindi, niente problemi di “B = riforme efficienti”. Con il processo penale le cose cambiano: tanti problemi di “B=riforme dissennate”. Per la stessa ragione: comprare sentenze di assoluzione si può anche ma non è detto che gli riesca; bloccare i processi è un sistema facile e sicuro.

Dicevo, due su tre nel settore della giustizia civile. Il “meccanismo incentivante” riguarda entrambi i settori, quello civile e quello penale; ed è una stupidaggine. La cosa sta in questi termini: se i giudici diminuiscono l’arretrato del 10% all’anno, il loro ufficio riceverà un finanziamento straordinario; se non ce la fanno, manco una lira in più di quel poco che gli tocca: e gli stanziamenti normali sono poco più di un’elemosina.
Attenzione, non è che i soldi in più vanno ai giudici o al personale amministrativo; sempre lo stesso stipendio prenderanno. Più soldi vanno per computer, stampanti, carta, benzina etc. Detta così sembra una furbata; invece è una stupidaggine. Prima di tutto perché ci sono uffici virtuosi che arretrato non ne hanno; e, continuando a essere virtuosi, non ne avrebbero. Quindi niente compenso incentivante. Però, se si fanno un po’ furbi e lavorano un po’ meno per un anno e un po’ di più in quello successivo, in questo secondo anno recupereranno quello che non hanno fatto nel primo e si beccheranno i soldi; poi si riposeranno un po’ e così via. Come ho detto: una stupidaggine. Ma poi: supponiamo che un tribunale sia bene organizzato, che i processi siano fatti in tempi brevi e che l’arretrato sia piccolo. Questo ufficio è in pole position per ricevere l’incentivo. Con questi soldi le risorse del tribunale miglioreranno e la produttività crescerà. C’è solo da fare un piccolo sforzo, ognuno deve lavorare un 10% più di prima; e che sarà mai! Ok, tutti pronti.

Poi, a febbraio, la procura gli scarica un maxi processo con 300 imputati, 5 associazioni a delinquere di stampo mafioso e 500 reati tra omicidi, rapine, spaccio di droga, corruzioni, concussioni etc etc. Metà del tribunale comincia a lavorare a tempo pieno solo per questo processo. Ci sono imputati detenuti e, se non si fa presto a emettere la sentenza, escono per decorrenza termini; è già successo. Politici e cittadini si sono indignati vigorosamente, il ministro ha mandato gli ispettori, il Csm ha aperto procedimenti disciplinari e qualche povero giudice ci ha lasciato le penne. E nessuno ha fatto notare che un processo del genere, se va bene, dura 3 anni; e poi bisogna scrivere la sentenza, diciamo 15.000 pagine. Altro che processo breve! Che i mafiosi escano per decorrenza termini sta nel sistema, nelle leggi demagogiche e in un codice di procedura demenziale. Comunque, quando capita una sciagura così, gran parte delle risorse dell’ufficio finisce nel maxi processo. Se l’ufficio è ben organizzato si stabiliscono criteri di priorità, si fanno alcuni processi, altri sono lasciati fermi. Insomma, fa quello che può. Però la progressiva diminuzione dell’arretrato andrà a farsi friggere; e probabilmente così succederà nei 3 anni successivi. Quindi niente incentivo. Ma questi poveretti hanno lavorato ancora più di prima! Un processo così è una cosa micidiale. E gli altri hanno fatto il possibile per tirare avanti la baracca: ognuno di loro ha fatto ancora più processi che negli anni precedenti! Non è giusto! Niente da fare, il compagno Stakanov insegna: niente prodotto, niente incentivo.

Del penale non si parla. Ovviamente. A parte i delinquenti che vagano liberi per le strade perché sono assolti-prescritti, resta il fatto che l’Italia spende un sacco di soldi con prodotto finale zero. Attenzione, questo succede già da tempo, sempre per via del codice di procedura demenziale. Ma B, che ha commesso e commette reati gravi e che, come molti del suo stampo, rischia concretamente la prigione (pene elevate = prescrizione più lunga) ha aggravato la situazione. Prescrizione dimezzata, poi accorciata un altro po’; processo breve, processo lungo; intercettazioni abolite; falso in bilancio e frode fiscale depenalizzate di fatto. Se andava a raccontare ai cari Hermann e Josè Manuel come davvero stanno le cose, altro che le risate di Nicolas e Angela: finiva che l’Ue ci dichiarava guerra.

Il Fatto Quotidiano, 2 novembre 2011

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