sabato 19 novembre 2011

La gran farsa della “generosità”


di Bruno Tinti

La pace del re. Baroni che si azzuffavano come cani uggiolano sotto il trono di Monti. Il Parlamento coeso offre la sua fiducia al sovrano. Gli ultimi giapponesi resistono, ma non se li fila nessuno. Che è successo? Questi Fieramosca da operetta sono rinsaviti di colpo? Hanno capito che chi vince le elezioni deve amministrare il paese e non intrallazzare, arricchirsi, delinquere impunemente? Certo che no: ognuno ha le sue buone ragioni per chinare la testa.

B&C. Tanto, se non ce andiamo, ci cacciano. Meglio raccontare la fiaba del “gesto di generosità”. Ma de che: generoso è chi dispone del suo; questi si sono dimenticati che erano al servizio del Paese e che andarsene dopo aver fallito può essere, tutt’al più, un gesto di coerenza.

Cosiddetta opposizione. Sia come sia B&C ce li siamo levati di torno. Poteri forti o no, questi sempre meglio di quelli sono: competenza, stile, legalità, fiducia internazionale. Ci si potrà discutere.

Molti (tanti). La legislatura continua, stipendi, indennità, pensioni, pure. Con il casino che abbiamo combinato in questi ultimi 5, 6 anni, le poltrone sono a rischio. Facciamoci dimenticare per un po’, prendiamo i soldi e stiamocene acquattati; che è un altro modo di scappare.

Tutti. Monti e i suoi tecnocrati ci privano delle nostre maschere di statisti: politicanti eravamo e politicanti restiamo; lo sappiamo noi e lo sanno o lo sapranno presto i cittadini. Ma per uscire dal buco nero in cui è finita l’Italia ci vogliono competenze che noi non abbiamo. Salvateci, per pietà.

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