Con il passare delle ore i "maldipancia" della maggioranza si stanno trasformando in vere e proprie coliche. Dopo le manovre degli "scajoliani", i malumori dell'area che fa riferimento a Beppe Pisanu, i distinguo di un fedelissimo come Paniz e la lettera dei sei "frondisti" , lo stillicidio di prese di distanza da Silvio Berlusconi è proseguito anche oggi. A nulla sono servite la decisione del premier di porre la fiducia sul maxiemendamento al ddl Stabilità e l'ottimismo del segretario Angelino Alfano secondo cui "si risolverà tutto" perché gli scontenti "non sono usciti ma hanno posto questioni politiche che valuteremo con attenzione".
Due in meno. La novità di oggi pomeriggio è il passaggio di altri due deputati dal Pdl all'Udc. "Alessio Bonciani e Ida D'Ippolito. Benvenuti!", ha "twittato" Roberto Rao, braccio destro di Pier Ferdinando Casini, per salutare l'ingresso dei due parlamentari nelle file dell'opposizione. Scelta confermata dal presidente di turno della Camera, Rocco Buttiglione, che ha formalizzato durante la seduta d'Aula il cambio di gruppo dei due deputati.
Si torna a quota 314. Secondo un primo conteggio, con la perdita di questi ulteriori due voti Berlusconi perde la maggioranza assoluta in aula alla Camera, finendo sotto quota 316, cioè a quota 314, quella faticosamente raggiunta il 14 dicembre, quando l'assemblea di Montecitorio bocciò per soli tre voti la mozione di sfiducia. Dentro questa maggioranza, però, ci sono tante zone d'ombra e se, ad esempio, i nomi dei cosiddetti "dissidenti" si traducessero in voti contrari al governo, il Cavaliere rischierebbe di essere sfiduciato. : Nei 314 deputati ci sono infatti Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio. I quattro del pdl che, insieme a Fabio Gava e Giustina Destro (che già non hanno votato la fiducia lo scorso 14 ottobre), hanno firmato la lettera degli scontenti che chiede al premier di promuovere un nuovo esecutivo. Soltanto così la maggioranza scenderebbe a quota 310. Ma le incognite non sono finite qui.
L'incognita Pippo Gianni. Resta per esempio in bilico il futuro di Pippo Gianni, eletto nelle liste dell'Udc e poi passato ai Responsabili (chiamati ora Popolo e Territorio) che ha annunciato un voto contro il governo "al 75-80%". "Voterò la fiducia solo dopo aver visto il decreto", ha anticipato alla trasmissione Radio2 'Un giorno da Pecora'. "Se conterrà delle norme sull'occupazione nel Meridione e nel Centro Sud lo voterò, altrimenti non lo voterò. Io non sono stato nominato da Berlusconi e non vengo dalla maggioranza...".
Le manovre di Popolo e Territorio. Ancora da decifrare invece la mossa di altri tre parlamentari di Popolo e Territorio, Amerigo Porfidia, Elio Belcastro e Arturo Iannaccone, che hanno mollato il loro gruppo a Montecitorio per passare in quello Misto seppure, garantisce Iannaccone, "non solo confermiamo la fiducia, ma aggiungiamo che la nostra fiducia va personalmente a Silvio Berlusconi". "Ricostituiamo la componente del Misto, da cui già provenivamo - precisa ancora il deputato - perché siamo impegnati a organizzare il nostro partito sul territorio meridionale e ci serve la visibilità che ci garantisce formare una nostra componente nel Misto".
(03 novembre 2011)
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