venerdì 25 novembre 2011

Lorenzo Spaggiari, il superchirurgo anticancro ingiustamente «condannato» dalla Rete


È un superchirurgo in cima alla classifica italiana per gli interventi contro il cancro al polmone, il suo curriculum è portato in palmo di mano anche negli Usa: «Eppure quando clicco il mio nome su Google compare ancora "medico indagato". Con Internet quello che succede un giorno segna per la vita, anche se tutto è un grande equivoco». Lorenzo Spaggiari, 50 anni, primario dello Ieo, è appena stato prosciolto dall'accusa di interventi inutili su due pazienti: «Entrambi i procedimenti sono stati archiviati sia dai pm sia dai gip. Le perizie hanno confermato una corretta condotta clinica (linee guida) e deontologica, non lasciando adito ad alcun dubbio - racconta Spaggiari -. Quelle denunce, però, restano uno sfregio, un'onta che, pur essendo uscito dalla vicenda a testa alta, sono costretto a subire quotidianamente».

Quella di Spaggiari è una brutta storia. Il problema principale è che a rimetterci non è solo lui, ma anche chi già è costretto a lottare contro il cancro: «Posso dire che abbiamo salvato pazienti dal loro male incurabile - dice il chirurgo, 250 pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali -. Il marchio che mi è restato cucito addosso di "medico indagato" influenzerà le scelte di molti malati che decideranno di non farsi curare da noi. Come sempre, alla fine, chi ci rimette sono loro». Due denunce che lo colpiscono come per una assurda legge del contrappasso.

Medico alle prese da una vita con la chirurgia di frontiera - quella che offre l'ultima chance a pazienti considerati incurabili -, Spaggiari è finito nel registro degli indagati la scorsa primavera per due semplici biopsie. Una donna di 60 anni, operata nel gennaio 2008 e guarita, l'accusò di averle asportato inutilmente un nodulo al polmone sinistro che invece, secondo il risultato della biopsia, andava tolto, anche se il tumore alla fine s'è rivelato benigno. L'altro esposto fu di un paziente napoletano di 70 anni che presentò anche lui la denuncia dopo avere scoperto che il tumore asportato era benigno («Il problema era che senza intervenire - ricorda Spaggiari - non si poteva avere la diagnosi»).

Dopo che i due casi sono diventati pubblici, il chirurgo dalle 1.100 operazioni l'anno, si è ritrovato a fare i conti con l'ambulatorio vuoto per tutto il mese di aprile. «Eppure nella divisione di chirurgia toracica che dirigo da dieci anni vengono operati pazienti affetti da cancro del polmone provenienti da tutte le regioni italiane (70% degli interventi sono extra Lombardia, ndr ) - sottolinea Spaggiari -. Il nostro lavoro è già difficile per il confronto quotidiano con la morte, dover anche lavorare con la paura di essere messo alla gogna crea la cosidetta medicina difensiva che tanto male fa soprattutto ai pazienti».

Nel 2003 fu proprio lui che operò Eugenio Molteni, un pensionato comasco, a cui erano stati dati sei mesi di sopravvivenza e che invece è ancora vivo. L'operazione pionieristica sulla cosiddetta vena cava fu definita un miracolo laico. «Ma adesso sono bollato per la vita», insiste. Ascoltando la vicenda vien da pensare. Lorenzo Spaggiari non ha bisogno di essere in alcun modo riaccreditato perché il suo curriculum parla per lui. Ma la storia di un grande chirurgo alle prese con denunce che rischiano di infangarne il nome è solo la punta dell'iceberg di problemi più ampi: quello dei medici che, anche se meno noti, si trovano quotidianamente nella sua stessa situazione; quello dei pazienti che hanno sempre più difficoltà a distinguere i veri casi di malasanità dagli altri. «Tutti possono inciampare in un ostacolo - dice Spaggiari -. Ricostruirsi la vita dopo è difficile soprattutto per chi è meno conosciuto di me. Il rischio più grande, comunque, lo corrono i pazienti: i medici spesso per paura di essere denunciati ormai si trincerano dietro la medicina difensiva».

Simona Ravizza
24 novembre 2011

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

DUE PAZIENTI, SI SPERA, IGNORANTI O PEGGIO IN MALA FEDE. DENUNCE CHE NON POTEVANO CHE APPRODARE ALLA ARCHIVIAZIONE. E' SEMPLICE BUON SENSO CAPIRE CHE LA NATURA DI UN NODULO PUO' ESSERE DEFINITA SOLO DOPO LA BIOPSIA, LA QUALE E' POSSIBILE SOLO DOPO L'ASPORTAZIONE DEL MEDESIMO!