giovedì 10 novembre 2011

Ma noi non ci fidiamo


Ma voi vi fidate di Berlusconi quando dice che finalmente se ne va? Magari! Però, se la storia ci insegna qualcosa, dobbiamo ricordarci che il 14 dicembre scorso con il voto di fiducia il governo Berlusconi doveva cadere. Poi, all’ultimo minuto, qualche personaggio in cerca d’autore si è lasciato comprare e ha venduto il suo voto.
Ieri Berlusconi, nonostante abbia constatato che manco la matematica lo accompagna più, non si è dimesso ma ha annunciato che si dimetterà. Ha detto che nel frattempo vuole fare quella legge di stabilità che l’Unione europea ci chiede.
Già qui c’è la prima fregatura. La Ue in realtà ci chiede di far quadrare i conti, ma dove intervenire, su quali capitoli di spesa e di entrata, non lo deve decidere la Banca centrale europea, non lo devono decidere quelli che stanno fuori dall’Italia. Lo dobbiamo decidere noi.
Questa idea che visto che Berlusconi va via, o meglio visto che ha detto che va via, dovremmo far passare quella porcata che finora abbiamo impedito che si realizzasse, è un’idea che non ha né capo né coda. Una coltellata da Berlusconi al governo o da Berlusconi dimissionario sempre coltellata è.
Dobbiamo andare a guardare il merito del provvedimento. Questa legge di stabilità è una macelleria sociale, perché chiede semplicemente di intervenire sulle pensioni, sugli stipendi delle fasce più deboli, sui precari, sulla flessibilità. Intervenire, cioè, su tutta quella fascia che non ne può più e che ha sempre pagato, lasciando da parte tutta l’area dell’evasione, degli scudati fiscali, dei costi della politica, dei maneggi della politica.
Non c’è possibilità di chiedere nulla ai cittadini se prima la classe politica e quella finanziaria non lo chiedono a se stesse. Il nostro scopo non è salvare le banche: è salvare i cittadini dalla fame. Per questo già l’idea di “dover” approvare la legge di stabilità la vediamo come un trabocchetto: perché rischia di far passare una legge che sul piano sociale è omicida.
Però Berlusconi, con questa scusa, è riuscito a prendersi altre tre o quattro settimane. Fece così anche l’anno scorso, quando a novembre Fini annunciò che si staccava una parte del Pdl e Berlusconi, dovendo fare la legge finanziaria, si prese un mese di tempo e si andò a comprare lo Scilipoti piuttosto che il Calearo o il Cesareo di turno.
Quindi noi dobbiamo vigilare perché di qui alle dimissioni non ci sia un altro mercato delle vacche: quel mestiere più vecchio del mondo che in Parlamento va tanto di moda in questo periodo.

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