venerdì 11 novembre 2011

Monti conquista la stampa estera "Con lui l'Italia si ritira dal burrone"


Mentre sta per uscire dal governo, Silvio Berlusconi è già uscito dalle prime pagine della grande stampa internazionale, sostituito - anche lì - da Mario Monti. Al "professore", come lo chiamano alcuni, sono dedicati ritratti, commenti e servizi di rilievo sui media stranieri di oggi, dalla carta stampata ai notiziari televisivi.

"Gli italiani si coalizzano attorno a Monti" è il titolone di apertura della prima pagina del Wall Street Journal, che dà conto dell'ampio sostegno espresso da numerose forze politiche per una sua guida di un governo di transizione - e del fatto significativo che gli interessi sul finanziamento del debito italiano e lo "spread" siano entrambi scesi da quando l'ex-commissario europeo è emerso come il favorito per rimpiazzare in tempi rapidi Berlusconi a Palazzo Chigi. "Un outsider della politica", lo definisce il quotidiano di Wall Street, osservando che è quello di cui opinione pubblica e mercati sembrano avere bisogno per ridare credibilità all'Italia e salvare il nostro paese, l'eurozona e il mondo dall'orlo del precipizio a cui si erano affacciati nei giorni scorsi.

"Ritraendosi dal burrone, l'Italia si affida a un tecnocrate", è per l'appunto il titolo di prima pagina dell'Herald Tribune, edizione internazionale del New York Times, un cui articolo nota che, pur non essendo già l'alba

di una nuova era nel Mediterraneo, si avverte una tendenza che va al di là del nostro paese. L'ascesa di tecnocrati che riscuotono larga fiducia è confermata dalla selezione di Lucas Papademos, stimato economista ed ex-vicepresidente della Banca Centrale Europa, per prendere il posto di Papandreou come nuovo primo ministro in Grecia.

Un editoriale del Financial Times afferma tuttavia che in questo momento non basta mettere dei "manager di valore" al comando di nazioni in profonda crisi, ma "c'è bisogno di leader, la competenza tecnica non basta per Grecia e Italia". E' vero che in entrambi i paesi gli elettori sono così stanchi di una classe politica inefficiente "che solo un outsider sembra in grado di superare gli ostacoli immediati alle dolorose riforme necessarie a riportare la crescita economica", ammette l'editoriale, non firmato e dunque espressione della direzione del quotidiano finanziario. Ma c'è il rischio che scelte del genere siano viste dall'opinione pubblica come "soluzioni imposte dalla Germania" e dalla Unione Europea. "E' vero che in Italia c'è un significativo consenso popolare per un governo a interim" e che nel nostro passato l'esperienza di leadership di un tecnocrate è stata spesso positiva, aggiunge l'articolo, ma "gli elettori non potrebbero tollerare a tempo indeterminato" un governo del genere, specie se li costringerà a duri sacrifici. E il nuovo leader deve riconoscere che "nulla può essere realizzato senza il sostegno popolare".

Sempre sul Financial Times, un articolo dell'economista di fama internazionale Nouriel Roubini mette l'accento sul rischio che "l'Italia abbia i giorni contati nell'eurozona" e possa essere costretta, nonostante gli sforzi di un possibile governo Monti, a uscire dall'euro e tornare alla lira, un evento che, date le dimensioni e il peso del nostro paese, porterebbe "alla rottura di fatto dell'eurozona". Con la Germania contraria per ora a emissioni di eurobond, la Banca Centrale finora senza la volontà politica e le risorse per un intervento di enormi dimensioni, e il Fondo Monetario Internazionale nelle stesse condizioni, più la prospettiva che misure di austerità imposte dal nuovo governo peggiorino la recessione nel breve termine, Roubini teme che l'abbandono dell'euro sia un'opzione sempre più credibile per l'Italia. "a meno che la Banca Centrale Europea non diventi un creditore senza limiti, l'euro scenda alla parità con il dollaro e la Germania fornisca uno stimolo fiscale, in modo da scongiurare il disastro".

Tre esperti consultati dal quotidiano della City, Raj Badiani dell'Ihs Global Insight, Divyang Shah dell'Ifr Markets e Steve Barrow della Standard Bank, ritengono tuttavia che l'Italia "sia meno vulnerabile" di ciò che appare. Anch'essi auspicano però, per evitare il pericolo di un collasso dell'eurozona, un maggiore coinvolgimento della Bce e dell'Fmi.

(11 novembre 2011)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

A quanto pare il rischio di default è tutt'altro che scongiurato. Nonostante Mario Monti.