sabato 26 novembre 2011

Ora gli ultranazionalisti ungheresi si sentono accerchiati


ANDREA TARQUINI

Duro colpo all'arroganza del governo di destra nazionalista ed euroscettico ungherese. Moody's, una delle principali agenzie di rating internazionali, ha declassato il debito sovrano magiaro. Ormai lo classifica Ba1, cioè a livello spazzatura. Immediata, stizzita la reazione dell'esecutivo di Budapest: "E' un attacco speculativo della finanza internazionale contro di noi", hanno detto i portavoce governativi. E nel clima di antisemitismo strisciante che vige in Ungheria dalla vittoria delle destre nell'aprile 2010, queste parole quasi evocano alla lontana accuse di cupa memoria a presunte 'lobby ebraiche internazionali'. Quello era il linguaggio non solo di Goebbels a Berlino, ma anche della dittatura magiara di allora alleata di Hitler fino all'ultimo.

Il declassamento è un serio problema per Budapest, anche perché viene pochi giorni dopo l'annuncio dell'apertura di negoziati col Fondo monetario internazionale, negoziati che il governo del premier Viktor Orban ha chiesto rinnegando la linea autarchica difesa fino al giorno prima per tentare di risalire la china, e sperando in aiuti per 6 miliardi. Moody's oltre al downgrade a livello spazzatura colloca l'Ungheria tra i paesi con outlook negativo: per l'alto livello del debito pubblico, che la destra al potere non è riuscita a ridurre nonostante le promesse e nonostante una maggioranza di due terzi in Parlamento; per le scarse prospettive di crescita economica e per il deterioramento del quadro macroeconomico; per i dubbi sulle capacità del governo di risanare i conti pubblici.

"E' una decisione non giustificata, fa parte di un attacco speculativo contro il nostro paese", protestano adirati i portavoce governativi magiari. Ma in tutta Europa si teme adesso un caso Grecia dell'Est. Con la sua apparente incapacità di governare, la destra ungherese fa rischiare un contagio della crisi internazionale nella nuova Europa. L'allarme è vivo anche in realtà economiche ben più solide per forza industriale e conti a posto come Polonia e Repubblica cèca: a Varsavia e Praga le Borse hanno già subìto danni dall'onda lunga della crisi ungherese.

Ma negli ultimi giorni la priorità del governo Orban è stato il varo di una riforma elettorale che ridisegna le circoscrizioni in un modo che secondo molti osservatori avvantaggia il partito al potere contro le sinistre, dà il diritto di voto ai cittadini romeni, slovacchi, serbi, ucraini di origine ungherese (evocando provocatoriamente le frontiere della 'Grande Ungheria' del dittatore Horthy, appunto alleato di Hitler) e riduce la rappresentanza delle minoranze etniche, a cominciare dai Rom, a seggi parlamentari simbolici senza diritto di voto. E un altro piano urgente è la creazione di un nuovo super-servizio segreto con amplissimi poteri di controllo.

(25 novembre 2011)