martedì 8 novembre 2011

Pasticci no. Elezioni sì


ANTONIO PADELLARO

Proviamo a immaginare. Dopo orribili sussulti e convulsioni, la banda Berlusconi tira finalmente le cuoia e Napolitano affida l’incarico di formare il nuovo governo di responsabilità, tregua, scopo, decantazione, transizione, ricostruzione o come si chiama, al professor Mario Monti. Giubilo della società civile, soddisfazione dei mercati che allentano il cappio dello spread e in un clima di rinnovata fiducia il premier designato si mette all’opera con la riconosciuta competenza. Subito, tuttavia, preme un interrogativo: da chi sarà composta la supermaggioranza di unità nazionale in grado di sostenere gli indispensabili sacrifici che il mondo reclama? Purtroppo Bossi e il Caimano non sentono storie, vogliono le elezioni anticipate e non faranno certo da stampella a esecutivi che gli Alfano e i Calderoli hanno già sobriamente definito ribaltoni golpisti.

Ecco allora che l’unità nazionale si riduce alla coalizione di centrosinistra (Pd, Udc, forse Idv) rafforzata, si fa per dire, da una cospicua pattuglia di transfughi dal centrodestra. Mettiamo che una simile armata abbia i numeri per governare, ma quanto potrebbe durare, cannoneggiata ogni giorno dall’ex maggioranza assetata di vendette? Sotto assedio, come potrebbe il governo rapidamente approvare e risolutamente imporre gli indispensabili sacrifici che il mondo reclama? E quali contropartite, in termini di bieco sottogoverno, la vorace pattuglia di transfughi pretenderebbe per non ritornare alla base?

Ce lo vedete l’esimio professore Monti contrattare quotidianamente i voti di Pippo Gianni e della Carlucci? Via, siamo seri. Ma anche se la maggioranza fosse tetragona come falange, perché mai Bersani, Di Pietro e lo stesso Casini dovrebbero caricarsi le misure “lacrime e sangue” che Berlusconi & Bossi non hanno voluto? Perché lasciare a Berlusconi & Bossi la diceria elettorale della sinistra succhia-sangue degli italiani, cioè l’arma letale che in 17 anni ha mandato in pezzi svariate macchine da guerra progressiste? E dunque, se dietro il pasticcio del governo tecnico o di tregua o di scopo o come si chiama c’è, come sembra, una gigantesca ipocrisia, non conviene alle opposizioni tagliare corto e chiedere al Capo dello Stato di imboccare direttamente la strada più lineare, più conveniente (la destra è alla canna del gas) e più costituzionale: quella delle elezioni anticipate?

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