giovedì 22 dicembre 2011

Agenzia Sticazzi




di Marco Travaglio
   In un film di Woody Allen, credo Il dormiglione, lui e un altro personaggio fuggono dall’ospedale travestiti da medici e, per rendere più credibile il camuffamento, a chiunque incontrino nei corridoi ripetono: “Non siamo impostori, siamo dottori”. Il quarto o il quinto che li sente dire così, insospettito da quell’insistenza, comincia a inseguirli.
La scena tornava in mente ieri mattina, alla lettura dei maggiori quotidiani italiani che aprivano tutti con lo stesso titolo sulla stessa presunta notizia: l’ultimo monito in ordine di tempo del presidente Napolitano che si congratula molto con se stesso per aver inventato il governo Monti e nega recisamente di aver sospeso la democrazia e violato la Costituzione.
Corriere: “‘Nessuno strappo costituzionale’. Per il Presidente la democrazia ‘non è sospesa’”. Repubblica invece titola: “La democrazia non è sospesa”. E La Stampa, al contrario: “La democrazia non è sospesa”. E il Messaggero, però: “La democrazia non è sospesa”.
Cioè: il capo dello Stato smentisce di aver fatto un colpo di Stato. E ci mancherebbe pure che l’avesse ammesso: quella sì sarebbe stata una notizia.
Ora, i casi sono due.
O è vero che la democrazia non è sospesa, e allora la notizia d’apertura dei giornali non è una notizia e non merita l’apertura (al massimo un trafiletto dal titolo “Agenzia Sticazzi: il capo dello Stato nega di aver fatto il colpo di Stato”, assieme agli altri eventi che appassionano giornali e tg: caldo d’estate, freddo d’inverno, pioggia bagnata, siccità asciutta).
Oppure la democrazia è davvero sospesa da quando gli italiani, volenti o nolenti, si sono ritrovati al governo una trentina di personaggi in cerca d’autore, competentissimi, autorevolissimi, sobrissimi, ma ignoti agli elettori. Nel qual caso quella del capo dello Stato si chiama tecnicamente “excusatio non petita”, cioè “accusatio manifesta”. Del resto, se la democrazia non fosse sospesa, che bisogno ci sarebbe di ricordarci ogni giorno che non lo è? Se uno va in giro a dire a tutti: “Sto bene, scoppio di salute, mi sento da dio, sono in forma smagliante”, a qualcuno prima o poi viene il dubbio che si senta poco bene. Se uno ripete a chiunque incontri: “Tranquillo, non ti ho fregato il portafogli”, la prima cosa che faranno gli altri sarà tastarsi le tasche per verificare che il portafogli sia ancora al posto suo.
Curiosamente, mentre ripete a ogni piè sospinto che un governo nato all’insaputa degli elettori (ma non delle banche) è assolutamente normale, Napolitano se la prende con quei pochi che hanno qualcosa da obiettare perché – spiega il Corriere – “mettono in pericolo la prova di compattezza che il Paese ha saputo offrire nelle ultime settimane”.
Un’idea di democrazia davvero curiosa: dell’opposizione, un tempo indispensabile per controllare i governi, si fa volentieri a meno.
Resta da capire in quale democrazia il governo ha l’appoggio del 100% del Parlamento, con i banchi dell’opposizione vuoti.
Una cosa vera però Napolitano l’ha detta: “Con Berlusconi la nostra sostenibilità internazionale era al limite”. E, mentre la diceva, B. gli sedeva di fronte, dopo aver sfilato da imbucato con le quattro alte cariche dello Stato (pur senza essere né carica né alta).
Forse si era già appisolato e non ha sentito. Infatti ha commentato: “Ottimo intervento, completamente e assolutamente condivisibile”. Eppure era stato proprio lui a parlare di “democrazia sospesa”.
Fino a tre mesi fa avrebbe risposto con la barzelletta della mela double-face. Ora invece, contagiato dalla sobrietà generale, arrota pure lui la boccuccia a culo di gallina e mònita: “Quando parliamo alle nostre platee usiamo espressioni colorite. Però siamo in una situazione anomala rispetto al normale svolgimento di una legislatura”.
Oddio, non bastava la sobrietà di Napolitano, di Monti, dei ministri di Monti, della signora Monti, del cane di Monti, del loden di Monti, del Frecciarossa di Monti e persino del Don Giovanni sotto lo sguardo di Napolitano e Monti.
Se ci diventa sobrio pure il Patonza, siamo perduti.

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