lunedì 12 dicembre 2011

Giacigli di piante aromatiche in Sud Africa i primi 'materassi'


di ALESSIA MANFREDI

GIOIE e benefici di un buon riposo notturno non erano ignote ai nostri antenati. Che già 77mila anni fa addolcivano il loro sonno usando 'materassi', o più esattamente comodi giacigli preparati con soffici piante locali, alcune delle quali con proprietà insetto-repellenti.

È un team internazionale di archeologi a descriverne su Science la scoperta. Ad oggi risultano i più antichi e sono stati ritrovati nel riparo roccioso di Sibudu - nella provincia di KwaZulu-Natal - sito che negli ultimi anni si è rivelato prezioso per la ricchezza e l'importanza dei reperti che ha restituito, fondamentali per fare luce sulla cultura dei primi uomini moderni nell'Africa meridionale: qui sono state individuate tracce di punte di freccia in osso e monili a base di conchiglie fra i più antichi mai ritrovati, nonché la prima testimonianza di colla, composta da resina e ocra.

Il nuovo tassello aggiunto ora dalla professoressa Lyn Wadley, dell'università di Witwatersrand a Johannesburg, in collaborazione con altri colleghi in Sud Africa, Germania e Stati Uniti - fra cui anche l'italiano Francesco Berna, della Boston University - è di circa 50mila anni antecedente ad esemplari simili finora noti e dà indicazioni rilevanti sul modo in cui gli abitanti organizzavano il loro ambiente quotidiano in tempi così remoti.

I giacigli rinvenuti nel sito, dove la professoressa Wadley scava dal 1998, sono composti da resti di fusti e foglie di piante acquatiche come falasco e giunco, erbacee e cespugliose come la Cryptocarya woodii. Le stesse che la popolazione locale utilizza ancora oggi per intrecciare stuoie.

"Si tratta di una sequenza di strati spessi qualche centimetro, composti a loro volta da strati ancora più sottili di resti vegetali. La frequenza, almeno 15, e la loro estensione, qualche metro quadrato, nel riparo di Sibudu sembra spiegarsi solo con la loro introduzione nel sito da parte dell'uomo", racconta il professor Berna del dipartimento di archeologia all'università di Boston, co-autore dello studio. I più antichi, particolarmente ben conservati, risalgono a 77mila anni fa; contemporanei quindi ad altre manifestazioni di un comportamento 'moderno' dei nostri progenitori, rinvenute sempre in Sud Africa.

I diversi strati sono sovrapposti gli uni sugli altri all'interno dei sedimenti e l'intera sequenza copre un periodo temporale da 77mila a 38mila anni, e testimonia almeno due fasi di occupazione distinte. "In quella più antica, fra i 77 ed i 73mila anni, i materiali usati sono soprattutto foglie di Cryptocarya woodii, pianta dalle proprietà aromatiche, medicinali ed insetto-repellenti", chiarisce Berna. "Intorno a 58mila anni fa, invece", continua il professore, "si usavano piante acquatiche, come giunco e falasco".

I ricercatori ipotizzano che questo cambio di strategia rispecchi un succedersi di popolazioni diverse, che potrebbe coincidere con un cambiamento demografico: intorno a 50mila anni fa, l'uomo moderno iniziò a migrare dall'Africa per poi rimpiazzare, col tempo, altre forme umane più arcaiche in Eurasia, come il Neandertal.

I giacigli venivano usati non solo per dormire ma anche come superfici per lavorare. L'analisi al microscopio ha rivelato che gli abitanti li sostituivano periodicamente nel corso della loro occupazione. E che li bruciavano con regolarità a partire da 73mila anni fa, probabilmente per rimuovere insetti e preparare il sito per una futura occupazione.

Chi abitava questa zona, già in tempi così lontani, aveva quindi una conoscenza approfondita delle piante locali e dei loro usi medici. "L'utilizzo di piante repellenti per gli insetti aggiunge una nuova dimensione alla nostra comprensione del comportamento dell'uomo 77mila anni fa", spiega la professoressa Wadley. E "indica che conoscenze botanico-mediche e tecnologiche hanno origini più antiche rispetto a quanto ipotizzato in precedenza, basandosi sulle culture del paleolitico superiore dell'Europa e Medio Oriente, più o meno di 35mila anni fa", conclude il professor Berna.

Il fatto, poi, che il loro uso continui tutt'ora nella zona intorno a Sibudu rafforza l'ipotesi che certe conoscenze e comportamenti dell'uomo moderno abbiano origini antichissime.

(09 dicembre 2011)

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