venerdì 9 dicembre 2011

IL VALORE DEI SOLDI


di Bruno Tinti

La maggior parte di noi non sa nulla dei soldi. Sappiamo che, se facciamo un certo lavoro, ce ne danno un po’; e sappiamo come spenderli, quando ne abbiamo; qualche volta sappiamo come conservarne una parte e come metterla a frutto.

Poche persone, al contrario, dei soldi sa tutto. Ne conosce le leggi, le potenzialità, l’utilizzo che se ne può fare per guadagnarne altri. Ne conosce l’essenza. I soldi governano tutto e dunque anche la vita di chi non ci tiene in modo particolare: vivere in un paese ricco e prospero o in uno povero e preda di disordini fa differenza anche per un filosofo, uno scrittore, un artista, insomma una persona che basta a se stesso e che non ha molte esigenze pratiche. Sono i soldi che permettono ai giovani di studiare e di costruire il loro futuro; che assicurano cure mediche a chi non può permettersi di pagarle; che tutelano l’ambiente in cui si vive; che garantiscono la risoluzione dei conflitti e la repressione delle illegalità. Ne consegue che le persone più adatte a governare un paese sono quelle che sanno tutto dei soldi; non gli ideologi, che promuovono la loro teoria preferita; non i giuristi, che applicano le leggi costruite dagli ideologi o vi si ribellano, trasformandosi quindi in ideologi; non i tecnici di questa o quella disciplina, che possono al più diventare utili strumenti, in specifici settori, di quelli che governano. Le persone più adatte a governare un paese sono gli economisti.

Tutto questo, quando le cose vanno bene, lo scordiamo; e diamo spazio a improvvisati amministratori pubblici, a professionisti della politica che valutano le loro scelte in funzione del consenso che gli procurano e dunque della possibilità di essere rieletti; e, qualche volta, a delinquenti che nella politica trovano l’impunità per i reati commessi e che intendono continuare a commettere.

Naturalmente governare per conseguire consenso non è un buon criterio di amministrazione; ed è questo che provoca il conflitto di interessi, la demagogia e il populismo; che a loro volta provocano disuguaglianze sociali, dissennata distribuzione di oneri e risorse,scontento, conflittualità e, alla fine, distruzione di ricchezza. Tutto questo è successo nel nostro paese; e oggi, con soddisfazione della maggior parte dei cittadini e livido risentimento della classe politica, gli economisti e altri tecnocrati di loro fiducia sono chiamati a rimettere insieme i cocci di una nazione distrutta da incapacità professionale (la politica è – deve essere – una scienza) e interessi personali. È per questo che, quando si ricordano con sospetto i trascorsi professionali di Monti e dei suoi ministri, si commettono due errori.

Il primo: ricordare malevolmente le esperienze professionali precedenti. Ma dove si impara il mestiere di economista, di giurista, di medico etc? Ovviamente gestendo soldi, processi, ospedali e via dicendo. Se Monti non avesse lavorato in Goldman Sachs e non fosse diventato un esperto economista, oggi non sarebbe l’uomo che serve per tirarci fuori da dove la classe politica ci ha cacciato.

Il secondo: può anche darsi che il luminoso esempio di B. faccia scuola e che il nuovo governo si dedichi con entusiasmo agli affari propri e non a quelli del paese. Ma aspettiamo a strillare che questo succeda davvero; al momento non pare.

2 commenti:

Anonimo ha detto...


Concordo con Bruno Tinti.
"aspettiamo a strillare...etc."

Madda

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Logica inappuntabile!