lunedì 19 dicembre 2011

L’intervista di Draghi è la fine dell’euro



PierGiorgio Gawronski
Nella notte fra domenica e lunedì, poco dopo la mezzanotte, hanno riaperto i futures della borsa USA.  L’apertura ti dice in sintesi come i mercati valutano le vicende del weekend. Ieri notte ci ho dato un’occhiata: Dow Jones a +7. Tutto calmo. Poi il Financial Times tira fuori lo scoop: intervista a Mario Draghi! Leggo e rimango costernato, raggelato. Controllo i mercati: cominciano a scendere.

È difficile spiegare a un pubblico non esperto l’enormità del contenuto. Anche perché il Governatore della Bce in realtà non dice nulla di nuovo. Per la prima volta, assembla in modo coerente le sue dichiarazioni dell’ultimo mese, presenta una “teoria generale” della crisi, indica come secondo lui ne possiamo uscire, spiega le intenzioni della Bce senza ambiguità. (O forse eravamo noi che ci eravamo illusi). Semplicemente, Draghi ignora tutti i progressi della scienza economica degli ultimi 80 anni, e annuncia che la crisi va affrontata con le politiche già utilizzate fra il 1929 e il 1933 (con risultati catastrofici). Gli interventi della Bce degli ultimi mesi sono un’anomalia passeggera, dettata dalla necessità (cioè dalla realtà. Ah! La realtà … sempre tra i piedi!).
Riassumo alcuni passi.

Mario Draghi – Non c’è trade-off fra le politiche fiscali di austerità, da un lato, e la crescita o il recupero di competitività dall’altro. Non nego che la restrizione fiscale possa provocare una contrazione economica nel breve periodo …
Financial Times – Lei non crede, al contrario, che alcuni paesi stiano cadendo nella classica “trappola del debitore”[NdA: una spirale simile a quella greca: austerità, recessione,caduta della base imponibile,aumento del deficit, nuova austerità …]
MD – Lei vede un’alternativa migliore?
FT – Forse qualcuno potrebbe lasciare l’Euro!
MD – Non li aiuterebbe … La svalutazione crea solo inflazione …
FT – … Ma l’Italia negli anni Ottanta [ha ridotto l’inflazione mentre svalutava la lira] …
MD – Guardi, uscire dall’Euro significa rompere i Trattati Europei … E quando si comincia così, non si sa mai dove si va a finire …
FT – … Lei chiede ai governi europei di potenziare l’Efsf, ma … [i mercati hanno mostrato di non credere nell’Efsf]. Forse sarebbe il caso che la Bce si attivasse, almeno per sostenere l’Efsf …
MD – … la gente deve accettare il fatto che noi resteremo nell’alveo del nostro mandato
FT – … Ma non c’è nulla nello Statuto della Bce che limiti gli acquisti di titoli pubblici … o altri interventi … simili a quelli di altre banche centrali … Usa e Uk …
MD – Non credo che distruggere la credibilità della Bce sia una buona idea. (sic!)

In sintesi, Draghi propone (1) “austerità in tutt’Europa, (2) regole EU più dure (anche se fosse quella l’origine del problema, ormai è troppo tardi), (3) riforme “strutturali” dell’offerta”. Come possono queste politiche (restrittive) risolvere una crisi causata da un’eccessiva restrizione della domanda, gli chiede l’intervistatore? Semplice: “le buone politiche generano fiducia (si, bè, eh, mbè!), che a sua volta genererà un aumento della domanda”Mi pare effettivamente troppo semplice: finora le politiche recessive hanno prodotto solo … recessione! – fa notare l’intevistatore. “È perché non sono state abbastanza recessive, e non abbastanza generalizzate”, spiega Draghi: il senso è questo. Se non ci credete, leggetevi l’intervista!

E se pensate che Draghi abbia ragione, e il G20 torto, date un’occhiata ai mercati, tanto per vedere se le ricette di Draghi ispirano fiducia.
La manovra di austerità di Mario Monti (25 Mld l’anno) doveva servire ad azzerare l’immane tassa che paghiamo agli usurai (98 Mld l’anno) tramite spread abnormi che si sommano ai normali tassi d’interesse. Monti pensava di riuscirci con la manovra? Io pensavo che non ci sarebbe riuscito? Ok! Ora la manovra è fatta: vogliamo per favore prendere atto che il dibattito è finito? Gli spread sono sempre lì. E non ci sono manovre o politiche di riserva. Solo inganni e pie illusioni. Come questa, che continuano a propinare all’opinione pubblica: “L’impatto degli alti tassi d’interesse si scarica solo gradualmente sul bilancio pubblico”. Balle. O le riforme strutturali (liberalizzazioni), che pure auspico (anche la cassata siciliana non è male); come dice il Sole24Ore:hai la polmonite? Fasciati il piede!

Per quanto incredibile, siamo nelle mani di fanatici incompetenti. Mi vien voglia di emigrare. Ma dove?

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Marò, stiamo messi proprio a marocchino! Poveri noi!