martedì 3 gennaio 2012

Igienista mentale cercasi




di Marco Travaglio

Ci eravamo lasciati a fine anno con un auspicio: un’igienista mentale per aiutarci a pensare e a parlare meglio. Al momento, quell’augurio rimane una pia illusione.
Prendete i 15 miliardi stanziati da B. e confermati (almeno per ora) da Monti per acquistare 131 cacciabombardieri Usa: ma siamo matti?
Prendete la decisione del Parlamento e del Csm, confermata (almeno per ora) dalla ministra Severino, di mettere il bollino di scadenza ai magistrati dopo dieci anni, smantellando così i pool specializzati nelle Procure (per mafia, corruzione, evasione, reati finanziari, salute e sicurezza sul lavoro, abusi sessuali e su minori): ma siamo matti?
Prendete i titoli di alcuni giornali sui botti di Capodanno che han fatto morti, feriti e danni un po’ dappertutto.  Com’è noto, duemila sindaci – compresi Fassino a Torino ed Emiliano a Bari – avevano vietato il lancio di petardi, mortaretti e altre diavolerie esplosive. Poi, anche nelle città del divieto, i botti sono scoppiati lo stesso. Titoli della Stampa: “Botti, il divieto inutile”, “Il flop delle ordinanze anti-petardi”. Titoli Libero: “I botti scoppiano in faccia ai sindaci”, “Napoli non perde il vizio di sparare. Altro che Rinascimento di De Magistris”. Ma siamo matti?
Con la stessa logica, siccome ogni giorno qualcuno muore ammazzato, bisognerebbe titolare: “Omicidio, il divieto inutile”, “Uccisi Tizio e Caio: il flop del codice penale”, “Gli assassini sparano in faccia a chi ha vietato l’assassinio”. “Napoli non perde il vizio di uccidere. Altro che Rinascimento di de Magistris”. Ma anche: “Roma non perde il vizio di uccidere. Altro che Rinascimento di Alemanno”.
Vietare le attività illecite o pericolose (qual è sicuramente il lancio di botti) è giusto a prescindere dall’effetto del divieto: che poi, se viene violato, non è colpa di chi l’ha imposto, ma di chi l’ha violato. Altrimenti, siccome si continua a spacciare droga, a rubare, a rapinare, a truffare, a pagare tangenti e a evadere le tasse, tanto vale abrogare il codice penale, risparmiando fra l’altro un sacco di soldi destinati a forze dell’ordine, questure, caserme, procure, tribunali e carceri.
Nell’ultimo numero del 2011, Il Giornale diretto da zio Tibia Sallusti titolava: “La caduta di Berlusconi: è stata la culona”. La suddetta, per chi non lo sapesse, è la cancelliera tedesca Angela Merkel che, secondo un’indiscrezione raccolta dal nostro giornale, il Cavaliere avrebbe definito “culona inchiavabile” in una telefonata intercettata e finita agli atti dell’inchiesta della Procura di Bari sulle escort di Tarantini, ma segretata perché penalmente irrilevante.
Quando lo scrivemmo, il Giornale si affrettò a precisare in una decina di articoli che ci eravamo inventati tutto. Mai una personcina corretta ed elegante come B. aveva o avrebbe potuto dare della “culona”, per giunta “inchiavabile”, alla Merkel, di cui è notoriamente amico e alleato nel Partito popolare europeo.
Ora, con agile piroetta, Tibia ribalta tutto: dà per scontato che la telefonata esista e addirittura fa proprio il grazioso epiteto, rilanciandolo in un titolone cubitale a tutta prima pagina. Dimentica soltanto di avvertire i suoi lettori che aveva ragione il Fatto, mentre il Giornale, tanto per cambiare, raccontava palle.
È una vera fortuna che la fama del Giornale come testata involontariamente satirica sia ormai nota in tutto il mondo, dunque anche in Germania. Altrimenti ve l’immaginate che farebbe un governo il cui capo viene definito “culone” o “culona” dal giornale di proprietà della famiglia del premier di un paese alleato? Nel migliore dei casi richiamerebbe l’ambasciatore e aprirebbe una crisi diplomatica, con richiesta ufficiale di scuse; nel peggiore dei casi partirebbe con i bombardamenti. Ecco perché B. aveva deciso di comprare quei caccia: temeva che qualcuno lo sentisse parlare.

Nessun commento: