lunedì 2 gennaio 2012

Sindacati, allarme conflitto sociale Monti: "Intesa, ma tempi stretti"




C'è un "rischio reale" di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi e va contrastato con un piano per il lavoro, la vera emergenza. Lo sostiene il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sebbene il premier Mario Monti sia fiducioso che non ci saranno "grosse" tensioni sociali. "Nei prossimi mesi - sottolinea la Camusso - la recessione avrà un impatto duro sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale". Alla sua preoccupazione si uniscono anche gli altri leader sindacali, Bonanni e Angeletti. E in serata Palazzo Chigi ha reso noto che il premier Monti ha telefonato a tutti i leader sindacali affermando la volontà del governo di "trovare un'intesa sui temi del mercato del lavoro" pur nell'esigenza "di operare con la sollecitudine imposta dalla situazione".

Le telefonate di Monti.  Agli auguri per il nuovo anno, nelle telefonate che oggi il presidente del Consiglio ha fatto a Susanna Camusso, segretario generale Cgil, a Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, a Luigi Angeletti, segretario generale Uil e a Giovanni Centrella, segretario generale Ugl si sono unite rassicurazioni sulla volontà di concertazione da parte dell'esecutivo. Monti, dice la nota di Palazzo Chigi, "ha espresso la volontà del governo di ricercare la massima intesa con le parti sociali sui temi del mercato del lavoro e dell'occupazione, pur nell'esigenza di operare con la sollecitudine imposta dalla situazione".

L'appello di Camusso. "E' meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione", ha detto Susanna Camusso. "Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti". "Per questo - dice ancora  la Camusso - proponiamo un nuovo 'piano del lavoro'. Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi".

Serve la concertazione. Secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, l'inasprirsi del conflitto sociale nei prossimi mesi di recessione dipenderà soltanto dal governo. Lo afferma sottolineando che la Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo - aggiunge - pacchetti pre-confezionati o ispirati da altri". "Finora - ha proseguito - il governo ha voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente monti corrisponderanno i fatti".

Pace sociale a rischio. Molto simili anche le valutazioni del segretario della Uil Luigi Angeletti. Il governo, ha avvertito, deve cambiare rotta o c'è il rischio di nuove tensioni sociali nei prossimi mesi di recessione. "Non è nostra intenzione - sottolinea - fare del conflitto sociale la nostra regola, ma è chiaro che il governo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati. La combinazione - afferma - di pensioni più basse, redditi reali decrescenti e minore occupazione non è un buon viatico per la pace sociale". E poi lancia l'allarme: "L'aumento della disoccupazione non è certo un antidoto alla pace sociale, anzi è benzina sul fuoco". Per questo, spiega sempre Angeletti, nel confronto che si aprirà con l'esecutivo "andremo a chiedere una declinazione di questa politica per la crescita. Secondo noi si deve basare soprattutto su una riduzione delle tasse sul lavoro, perché gli effetti benefici sulla crescita sono indiscutibili. Il problema principale che abbiamo è l'occupazione". Per rilanciare l'economia, secondo Angeletti, è necessario "modificare le norme sugli investimenti, perché finché le norme non cambiano gli investimenti resteranno solo ipotesi: gli ostacoli sono enormi. Solo un'autentica semplificazione, un'eliminazione radicale di molte norme può rendere credibile il fatto che si faranno sul serio gli investimenti".

Bagnasco: "Creare coesione contro la tensione". Sul tema interviene anche l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Per "evitare il pericolo di tensioni sociali", dice il cardinale, è necessario "essere più positivi" e "creare coesione". "Credo che se ci mettiamo insieme nello sforzo e nella fatica di costruire dei ponti nuovi, di cambiare mentalità e creare più coesione sia nel lavoro sia nella società, a tutti i livelli le tensioni non si coaguleranno".
Bagnasco ha anche ribadito un concetto espresso ieri nel Te Deum: "A forza di seminare vento si raccoglie tempesta, la tempesta della sfiducia, del tutti contro tutti, dell'avvilimento, della litigiosità esasperata e inconcludente, della rabbia sorda ma che potrebbe scoppiare".

Riformare gli ammortizzatori sociali. Altro intervento evocato da Susanna Camusso è la necessità di "riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile". "Senza dimenticare - aggiunge il segretario della Cgil - che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto - conclude - e non è accettabile".

Aumentare i salari. Un ulteriore  possibile ricetta per la crescita arriva poi da Bonanni. Nel confronto con l'esecutivo, ricorda, la Cisl avanzerà le sue proposte. "Noi pensiamo - dice - che il problema sia quello di alzare di più i salari dei lavoratori flessibili, estendere gli ammortizzatori sociali a chi oggi ne è escluso, rendere obbligatoria la previdenza integrativa e agevolare fiscalmente le assunzioni dei precari, delle donne e degli ultracinquantenni. Se non avremo una buona economia - afferma - non avremo più occupazione.

Il bluff del contratto unico. Al centro dell'intervista dei tre leader sindacali anche il tema della riforma del mercato del lavoro. Il suggerimento di Susanna Camusso è quello di introdurre una "forma di assunzione prevalente" per favorire l'occupazione di giovani, donne e cinquantenni. Non il contratto unico più volte evocato in questi giorni, quindi, ma "piuttosto una forma prevalente di assunzione (in qualche modo incentivata) che sia di inserimento e formazione insieme, sia per giovani e donne sia per cinquantenni che hanno perso il lavoro e faticano a reinserirsi. La formazione sul lavoro - sottolinea - è più utile e costa meno della formazione nei centri di formazione".

Messaggi ingannevoli. "Alcune proposte di contratto unico - avverte ancora la leader della Cgil - hanno solo il nome: sono un messaggio pubblicitario ingannevole. Infatti tutto resta com'è ora e si aggiunge un'ulteriore tipologia. Non crediamo sia questa la strada giusta". Al contrario, aggiunge, "crediamo che sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi". Sul tema del contratto unico Bonanni dal canto suo ricorda che anche la Cisl è cauta.  "Le riforme del lavoro in italia - afferma - sono state sempre il frutto di accordi tra governo e parti sociali. Il meglio della tradizione giuslavoristica italiana è sempre scaturita dalle intese sul lavoro sperimentate dalle parti sociali. Dobbiamo continuare su questa strada virtuosa e concertativa - aggiunge - senza fughe in avanti".

L'apertura della Uil. Più possibilista invece Angeletti. La proposta di un contratto unico per la riforma del mercato del lavoro, dice, ha aspetti positivi, ma serve il confronto tra le parti sociali perché le novità "calate dall'alto" non funzionano. "Non ci sottraiamo a nessuna discussione - promette il segretario generale della Uil - e il contratto unico ha degli elementi positivi. Ma il vero problema è che sul mercato del lavoro chi deve stabilire le regole sono coloro che poi le applicheranno: queste cose calate dall'alto fanno poca strada".

Muro sull'articolo 18. Quanto all'articolo 18, per la Camusso resta in ogni caso intoccabile. "Non c'entra niente - afferma il segretario generale - con i problemi della crescita e della riforma del mercato del lavoro. Lo dicono molti economisti, giuristi e molte imprese, non solo i sindacati. Quindi per noi è fuori discussione". "L'idea poi - insiste - che togliendo una salvaguardia a chi ce l'ha aumenti il grado di tutela per tutti è ridicola e penosa insieme. Sarebbe come dire che abbassare i salari dei livelli professionali più alti faccia crescere l'eguaglianza di reddito fra i lavoratori. Quello sull'articolo 18 - conclude - è un accanimento ideologico sollevato da persone che spesso non sanno di cosa parlano e di quanto poco ricorso se ne faccia nella realtà".

Nessuna possibilità di confronto sui licenziamenti facili neppure per Bonanni. "Non c'è alcun legame - sostiene - tra il precariato e l'articolo 18, che tutela solo una parte del mondo del lavoro. È solo una questione di bandiera che ogni tanto viene alimentata anche dalla stampa per ragioni ideologiche. L'articolo 18 - aggiunge - è uno specchietto per le allodole, un falso problema".

(01 gennaio 2012)

Nessun commento: