giovedì 29 maggio 2008

“Tolleranza zero!” Come nel 1992, con “Mani pulite”



Paolo Flores D'Arcais
27 maggio 2008


Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani, diceva quello di un busto del Pincio. La chiave è stata infine trovata: “tolleranza zero!” è ormai la bandiera bipartisan che unisce la penisola e i suoi video-abitanti. D’accordo. Benissimo, “tolleranza zero!” sia, ma alla lettera, ma sul serio.
E allora bisognerà cominciare col riconoscere che una sola volta, nell’intera storia d’Italia, una politica di “tolleranza zero!” è stata tentata: nell’anno di grazia 1992, a partire dall’inchiesta passata alle cronache come “Mani pulite”. Una inchiesta che non ha guardato in faccia a nessuno. Una “politica” nata per caso, per merito di magistrati che facevano solo i magistrati, applicando quanto sta scritto in tutti i tribunali (e puntualmente disatteso): la legge è uguale per tutti.
Perché “tolleranza zero!” significa contrasto sistematico allo scippo della microcriminalità, ma guerra senza quartiere ai macroscippi della criminalità d’establishment: falso in bilancio, tangenti, voto di scambio…
Altrimenti non è “tolleranza zero!”, lo dice la parola stessa, è privilegio-impunità per la criminalità dei quartieri alti e caccia alle streghe per chi non ha santi in paradiso. Ingiustizia schifosa, insomma. Non solo lurida sul piano morale (e già basterebbe per gridare un rotondo NO!) ma inefficace e anzi controproducente su quello pratico, della sicurezza.

Per almeno due motivi.

1) Perché non incide sulle leggi di procedura – alcune nate “ad personam”, altre allegramente bipartisan - che hanno vanificato la certezza della pena (oltre ad applicare a tutti i tre anni di sconto dello sciagurato indulto),
2) e perché intaserà i tribunali di procedimenti contro l’immigrazione clandestina, consentendo che per ogni altro reato sia ancora più facile farla franca (incentivando così il crimine nostrano), e riempirà le carceri di clandestini che non hanno commesso alcun reato, garantendo loro il luogo ideale in cui criminale chi non lo è ha tutte le chance di diventarlo. Con la sua legge razzista e classista, inefficace contro il crimine e discriminatoria (altro che “tolleranza zero!”, abbiamo visto) la destra fa solo il suo mestiere: è il partito del privilegio, della diseguaglianza, della società piramidale, dei cittadini di serie A, serie B e paria.
Ma la sinistra? Farebbe bene, intanto, a piangere sul latte versato. Per evitare di versarne ancora. Ha avuto quindici anni di tempo per fare l’unica autentica politica di sinistra, la politica della legalità (si chiamavano “Giustizia e libertà”, non a caso, le brigate partigiane più coerenti in fatto di democrazia), quella che da sola avrebbe risolto due terzi della questione sociale, quella che, ovviamente, avrebbe permesso di vincere a mani basse le ultime elezioni (e quelle precedenti).
Farebbe bene, anziché insistere nel suo duplice buonismo (verso i reati e verso il mondo di Berlusconi, inciucio e indulto, due facce della stessa stupidità) a rivendicare il “giustizialismo” per quello che era, legalità eguale per tutti, dunque garantismo (e severità) eguale per tutti. Di conseguenza, monumenti alle varie “banda dei quattro”, anziché vituperi.
E di fronte alla politica della destra, la capacità di metterla in difficoltà sul suo stesso terreno.
Ad esempio: c’è una sola norma, nel famigerato “pacchetto”, che andrebbe presa in parola e portata alle sue logiche conseguenze. La confisca degli appartamenti ai proprietari che lo affittano a clandestini. Norma draconiana (il proprietario rischia tre anni di carcere), che colpisce direttamente chi sfrutta il clandestino (e che dovrebbe scoraggiare indirettamente il fenomeno: si sparge la voce che in Italia non si trova casa, dunque il flusso migratorio preferirà altre strade).
Se si crede all’efficacia di questa dissuasione indiretta (a occhi e croce l’unica che può funzionare: non è certo la galera che può spaventare chi per venire in Italia ha rischiato la vita sul gommone dei nuovi negrieri), logica vuole, però, che norme altrettanto draconiane colpiscano coloro che sfruttano non già il sonno ma il lavoro dei clandestini.
Altrettanto draconiane. Per gli imprenditori edili, i latifondisti dei pomodori e della frutta, e via elencando. Altrimenti vuol dire che anche la requisizione delle case resterà una grida di manzoniana memoria, utile a fare la faccia feroce col proprio elettorato di video-dipendenti in cerca non di vera sicurezza ma di capri espiatori, ma inutile (e incivile) per affrontare la cosa stessa.
Perché la sinistra non si è ancora mossa in queste direzione? Colpire chi sfrutta gli ultimi non dovrebbe far parte del suo Dna? In questo caso verrebbe oltretutto incontro al bisogno diffuso di sicurezza, due picconi con una fava, perché allora si continua nell’harakiri del buonismo-inciucismo?
E sempre per “estremismo” logico. Se si deve essere draconiani con i proprietari di case che sfruttano i clandestini, perché non anche con quelli che sfruttano gli studenti fuorisede, in nero a 400 euro per letto in pigia-pigia? Ne verrebbe fuori uno straordinario patrimonio immobiliare da destinare ad usi sociali e di calmiere, che più di sinistra non si può, e tutto prendendo alla lettera (e alla logica) un provvedimento “loro”! Se non accetteranno, il carattere puramente razzista e da grida manzoniana del loro provvedimento verrà smascherato. Chi spreme con affitti da strozzinaggio dei giovani italiani si arricchisce in libertà, ma ad affittare anche ad equo canone ad un immigrato irregolare si va in galera e si perde l’immobile.
Cosa c’è di più moderato, responsabile, parlamentare, di una battaglia di emendamenti? E di più adatto alla logica anglosassone del governo-ombra? Forza dunque, Walter & Co., la coerenza e la logica sono di sinistra! A meno che il governo-ombra non abbia già optato per l’ombra di governo.

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