martedì 29 luglio 2008

IL PRC DI PAOLO FERRERO



Claudia Fusani
La Repubblica
28 luglio 2009



ROMA - La scissione che-c'è-ma-non-c'è, la "tocchi" invece già il giorno dopo. Anzi, poche ore dopo l'incoronazione di Paolo Ferrero a quarto segretario del partito della Rifondazione comunista con appena otto voti di vantaggio sull'area vendoliana. Pino Scarpelli, segretario regionale calabrese di Prc e rappresentante dell'area sconfitta, annuncia che rientrerà nella giunta Loiero, una giunta di marca Pd. Erano usciti un anno fa, come conseguenza della questione morale. "Ora il quadro è cambiato e noi rientriamo" spiega Scarpelli. Peccato che il primo punto del documento Ferrero dica proprio mai più col Pd ("è stata superata la fase caratterizzata dalla collaborazione organica con il Pd") e proponga - sono le richieste dei trotzisky e della minoranza della falce e del martello - la "costituente comunista" e "la verifica continua", anche a livello locale, perchè, come ha detto Bellotti, "le svolte a sinistra non si fanno con i documenti" il progetto di uscire dalle alleanze locali.
Non solo. Appena eletto il neo segretario ha spiegato: "Il fatto che non ci siano le condizioni per un accordo col Pd non vuol dire che rompiamo con tutte le giunte. Valuteremo caso per caso. Tradotto in italiano - ha aggiunto - questo vuol dire che va bene la giunta pugliese, non va bene rientrare in quella calabrese che comporterebbe un problema politico e un imbarazzo per la questione morale". Detto fatto: oggi Scarpelli annuncia il rientro. Il contrario di quello che ha detto il neo-segretario. Il messaggio, ai vincitori, è chiaro: "Avete voluto vincere in tutti i modi, però il partito centralista che avete in mente è per noi un arretramento politico e culturale e a livello locale decidiamo in proprio".
Aver spaccato il partito significa anche dover rispondere a questa domanda: cosa fare nei governi locali dove l'alleanza politica col Pd è al governo?
Si tratta di una faccenda che riguarda 3.500 consiglieri ed amministratori locali in tutto il paese con una presenza radicata in tutte le venti regioni italiane. Rifondazione governa in 13 regioni su 20, praticamente tutte quelle amministrate dal centrosinistra tranne Toscana, Basilicata e Calabria (Rc era uscita ma ora Scarpelli rientra). Ha un governatore , "lo sconfitto" Nichi Vendola, 13 assessori e 51 consiglieri. A livello provinciale il partito conta un presidente a Ascoli Piceno, 70 assessori e 160 consiglieri. Nei comuni, infine, sono di Rifondazione tre sindaci di comuni oltre i 15 mila abitanti (Cinisello Balsamo, Gubbio, Acerra) e circa 40 sindaci di piccoli comuni. Nei comuni capoluogo Rifondazione conta su 150 consiglieri comunali e circa 40 assessori.
Insomma un esercito di amministratori rigorosamente diviso in due, come il partito, e anche secondo una geografia ben precisa. A nord il partito di Ferrero, al sud quello di Vendola al governo in Puglia, Campania e Calabria. Il partito di Claudio Grassi, l'area di "Essere comunisti", che fino all'ultimo ha provato a mediare tra i due fronti restando però alla fine nella mozione 1, ha la sua roccaforte in Emilia Romagna. I ferreriani, per lo più ex di Democrazia proletaria, sono al governo con Penati (provincia di Milano), in Liguria e in Abruzzo dove Maurizio Acerbo, portavoce della mozione 1, è stato tra i primi a denunciare lo scandalo nella sanità.
La domanda è: cosa succede adesso in quelle giunte dove Pd e Rc governano insieme da anni? A quale Rifondazione devono fare riferimento visto che la linea vincente taglia i ponti con ogni ipotesi progressista e migliorista? Parla di "prospettiva comunista" anziché di "nuova e moderna sinistra"? "Nessun progetto di rompere le alleanze di governo a livello locale, è un'ipotesi falsa e ridicola" dice in serata il neosegretario Ferrero. Che però aggiunge: "E' vero invece che valuteremo caso per caso". Dipende se la linea politica di quella giunta corrisponde a quella messa nero su bianco nelle quattro pagine del documento 1. Non sembra così semplice.
Ferrero con gli altri leader della maggioranza - Grassi, Giannini e Bellotti - sono in questo momento nel mezzo di un vortice che travolge tutto il complesso sistema di alleanze e coabitazioni nel centro sinistra e nella sinistra radicale. I frammenti dell'Unione di Prodi.
Il Pd che si sente attaccato, a sua volta attacca."Auguri di buon lavoro al segretario Ferrero - dice Veltroni - ma ritengo che abbia vinto chi ha avuto le posizioni più estreme, più lontane da una cultura riformista. Le posizioni più dialoganti sono state sconfitte". Se si chiude la porta con Rc, a chi guarda il Pd? "Noi confermiamo la nostra scelta di partito a vocazione maggioritaria" e la necessità di avere "alleanze programmatiche", guardando anche altrove. Il capogruppo Soro e il senatore Latorre riconoscono che ora "è più difficile coabitare nelle giunte locali".
L'attacco su Rifondazione è incrociato, da estrema destra e da estrema sinistra. Per Alessandra Mussolini "se Ferrero fosse coerente direbbe subito ai suoi dirigenti di uscire dalle giunte locali dove sostengono il Partito democratico. Nel Pdl c'è curiosità per vedere se tra la propaganda e i fatti esiste ancora un minimo di coerenza tra i sedicenti comunisti". Marco Ferrando, leader di un'altra ex minoranza di Rifondazione poi uscita (il partito comunista dei lavoratori) è ancora più netto: "La nuova maggioranza interna del Prc non è solo una somma spregiudicata di contraddizioni insolubili, ma il frutto di un'operazione trasformista. Ferrero deve rompere con i propri assessori e con le giunte e i poteri forti dove è rappresentato. Perché le svolte a sinistra si misurano coi fatti".
"Gestione unitaria", ha promesso dal palco l'ex ministro eletto segretario. Difficile far coabitare Rifondazione 1 e Rifondazione 2 sotto lo stesso tetto. La linea, per la minoranza, è "opposizione dall'interno senza entrare in segreteria". L'ha data il delegato di Cosenza,
Fausto Bertinotti, che tornerà ad essere centrale. In fondo è lui e il bertinottismo "il padre" che il congresso ha voluto uccidere, sulla pubblica piazza del congresso. Così a Roma Rifondazione 2, l'area "Rifondazione per la sinistra", i vendoliani sconfitti, si sono già autoconvocati. Domani la prima assemblea. Nella sede di Rifondazione.

COMMENTO

Adesso faranno vedere i 'sorci rossi' a tutti !

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