martedì 29 luglio 2008

L'intervista ad Antonio Di Pietro



Dal blog di Antonio Di Pietro

La Lodo Alfano è incostituzionale, per quanto il Presidente della Repubblica si ostini a ribadire il contrario.

Il Presidente Napolitano invita al dialogo, ma non c'è nessun dialogo con un governo che non intende sedersi intorno ad un tavolo per le riforme del Paese e che ha scelto di distruggere il sistema giudiziario piuttosto che occuparsi dei veri problemi del Paese che oggi sono quasi esclusivamente in ambito economico. Un governo che troppo spesso trova sponda in un informazione a servizio della politica. L'informazione deve essere libera, il cane da guardia dei politici.

Riporto una mia intervista pubblicata su La Repubblica di oggi.

Repubblica: Lodo: per il Colle la firma è meditata. Lei sempre per il no?
Antonio Di Pietro: «È una questione di metodo e di merito. Né io né l´Idv abbiamo mai mancato di rispetto istituzionale e personale a Napolitano. Ciò premesso, faccio mie le parole di Scalfari quando dice che, in una democrazia, pure le decisioni di un capo dello Stato si possono criticare».

Repubblica: Insiste?
Antonio Di Pietro: «L´idea che le critiche sono legittime se le fanno altri, ma sono rozze, volgari e finanche un attentato se le faccio io non mi va giù. Al punto che l´Idv non merita un posto nella commissione di vigilanza Rai. Diamo fastidio a destra e a sinistra e vogliono a tutti i costi delegittimarci perché ci rifiutiamo di essere irreggimentati in uno schema politico».

Repubblica: Ma Napolitano doveva firmare o no?
Antonio Di Pietro: «Ci siamo solo permessi di dire che questa legge è incostituzionale. E immorale. Non potevamo tacere. Non è un atto di anti-democrazia. Una, dieci, cento piazza Navona, dove non ci sono state ingiurie per Napolitano o il Papa. Vogliamo essere liberi di criticare una legge inopportuna e pure il presidente se la firma. Ho diritto alla mia libertà di pensiero anche se non la penso come lui».

Repubblica: Ma il presidente ha seguito la Consulta.
Antonio Di Pietro: «Sì, ora deciderà la Corte, poi gli elettori. Il lodo resta una vera e propria porcheria per il modo e il tempo, e per il conflitto d´interessi che c´è sotto. Domani l´Idv depositerà il referendum».

Repubblica: Veltroni accoglie l´invito a evitare «il muro contro muro». E lei?
Antonio Di Pietro: «Parole scontate e ovvie. Il problema è che Berlusconi fa solo i suoi interessi. La manovra economica col voto di fiducia? E che dialogo è? Tutti decreti, Parlamento subalterno, in una visione aziendale e non democratica. Dialogo tra servo e padrone. "Si buana". Noi non ci stiamo. Ma il presidente, il garante della divisione dei poteri, non deve chiedersi se il dialogo è possibile in queste condizioni?».

Repubblica: Napolitano è contro i decreti...
Antonio Di Pietro: «Lui non deve fare il Papa urbi et orbi per la concordia. Deve richiamare chi predica il dialogo, ma non lo pratica. Ha un dovere, garantire la divisione dei poteri. Gli rilanciamo la palla. Se la situazione è questa, il capo dello Stato non può chiedere un dialogo impossibile tra i sudditi e un sovrano?».

Repubblica: Riforme: d´accordo sul «o si fanno o è il nulla»?
Antonio Di Pietro: «Io non ci sto a questo aut aut. O si fanno buone riforme o niente. Lodo Alfano, immunità, Csm, tutte riforme pessime. È la stricnina data al malato, così lo lasciamo stecchito. Più che riforme sono soluzioni finali».

Repubblica: Il richiamo a chi «scade in volgarità e ingiurie»?
Antonio Di Pietro: «Va distinto l´insulto nei fatti e quello a parole. Per me è più grave il primo, se uno fa satira è difficile sia penalmente rilevante. Altro è un ministro in carica che fa quello che ha fatto Bossi. Ma è peggio se il premier si fa una legge per non farsi processare. Questo è un insulto al Paese e alle istituzioni».

Repubblica: E Grillo che attacca ancora il Colle?
Antonio Di Pietro: «Fa satira, ma l´Italia la governa Grillo o Berlusconi? Le forze politiche non si nascondano dietro Grillo, se lui fa queste critiche vuol dire che c´è una classe politica che se le merita».

Repubblica: Allora sta con Grillo?
Antonio Di Pietro: «La sua è una parolaccia di esasperazione. È più grave quello che dice Grillo o chi ha fatto l´emendamento sulle poste lasciando migliaia di persone senza lavoro?».

Repubblica: La stampa e l´invito alla moderazione?
Antonio Di Pietro: «I processi sono spettacolari perché personaggi di primissimo piano commettono reati gravissimi che non farebbe neppure un mafioso di professione. Che la stampa ne dia conto è garanzia di democrazia».

Repubblica: La paura di una legge bavaglio sulle intercettazioni?
Antonio Di Pietro: «Non condivido il desiderio di normalizzazione. Voglio una libera stampa che faccia le pulci al potente di turno perché mi garantisce che non faccia quello che vuole».

COMMENTO
Bravo Tonino ! Sei tornato quello di "Mani Pulite" !
Non mi pento di essermi iscritto all'Italia dei Valori.


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