giovedì 28 agosto 2008

Lo spettro della Guerra fredda



Lucio Caracciolo
L'Espresso
22 agosto 2008
Gli scontri tra Georgia e Ossezia del Sud hanno riportato alle cronache le vecchie tensioni tra America e Russia. Ma farlo confonde le idee

La storia non si ripete, gli stereotipi sì. Ogni volta che fra Russia e America monta la tensione, si riparla di guerra fredda. È accaduto varie volte negli ultimi anni. Mai però la crisi aveva toccato gli acuti della guerra, sia pure per interposte Georgia e Ossezia del Sud. Ecco risuonare di nuovo il riferimento al confronto bipolare che segnò gli equilibri planetari per quattro decenni, dalla fine del Secondo conflitto mondiale al crollo dell'Urss. È pertinente? Aiuta a capire? O confonde le acque? Vediamo.
Di simile al paradigma della guerra fredda c'è il rischio che due potenze termonucleari in attrito accendano la scintilla di un devastante scontro diretto. Tutto il resto, o quasi, è diverso. In primo luogo, fra russi e americani non c'è più la contrapposizione ideologico-propagandistica che rendeva apparentemente inconciliabili i due sistemi e dunque disegnava un terrificante gioco a somma zero, risoltosi poi per consunzione/suicidio dell'Unione Sovietica.
In secondo luogo, e anche per conseguenza del primo punto, fra i due paesi si sono sviluppate relazioni politico-diplomatiche relativamente normali, almeno fino alla crisi caucasica. Non si è però determinata quell'interdipendenza economico-finanziaria che rende oggi improbabile uno scontro duro, strutturale, fra americani e cinesi. Per la semplice ragione che ne scapiterebbero entrambi.
In terzo luogo, non ci sono più i due blocchi simmetricamente rivali a guida sovietica e americana. Il Patto di Varsavia è stato inghiottito nelle nebbie della storia. La Nato sopravvive, ma alla prova dei fatti, dal Kosovo all'Afghanistan fino alla guerra di Georgia, si è dimostrata scarsamente efficiente sotto il profilo militare, se non inutile. E al suo interno sono emerse mille crepe, tanto più evidenti quanto più numerosi sono i suoi membri e i suoi aspiranti soci.

Tre buone notizie? Non proprio. Infatti: primo, non è necessario coltivare filosofie opposte per combattersi. In seconda istanza, quanto meno due sistemi sono connessi tanto meno si capiscono, e soprattutto non hanno interessi comuni da difendere. Ma la notizia davvero brutta è paradossalmente l'ultima. In questo mondo molto più anarchico il conflitto può esplodere - o almeno la tensione può diventare parossistica - per iniziativa di un qualsiasi attore, anche molto secondario, che si senta supportato da Mosca o da Washington. È quanto accaduto in Georgia, con l'attacco ordinato da Saakashvili contro l'Ossezia del Sud. Entrambi si consideravano protetti dai rispettivi mentori. Gli osseti meridionali lo erano di fatto: lo si è visto dalla violenta, schiacciante reazione russa. I georgiani si sbagliavano, o erano stati indotti a sbagliarsi da qualche cattivo consigliere americano. Certo, mai durante la guerra fredda a un Saakashvili sarebbe stato concesso di attaccare il Nemico senza un ordine da Washington.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Urge che cambi la guida e la politica degli U.S.A.: George W-Bush ha fatto fin troppi guasti [anzi, coloro che lo hanno fatto eleggere per ben due volte (non solo in Italia ci sono milioni di imbecilli) per farsi gli affaracci propri].
Pare che Bill Clinton e sua moglie abbiano infiammato la 'convention' democratica.
Certo, se rivincono i repubblicani, allora davvero sono cavoli amari.