mercoledì 17 settembre 2008

Alitalia: le non risposte di Sacconi

Antonio Di Pietro
dal suo blog

Pubblico il video e il resoconto stenografico della mia interrogazione parlamentare rivolta al Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali per avere alcuni chiarimenti sulle strumentalizzazioni condotte in questi mesi sulla vicenda Alitalia. Strumentalizzazioni elettorali alle spalle dei cittadini.


Antonio Di Pietro: Signor Presidente, signor Ministro, il Governo Berlusconi afferma di voler salvare l'Alitalia dalla bancarotta; mi creda, anche noi dell'Italia dei Valori lo vogliamo, e non vogliamo assolutamente gufare contro, ma non vogliamo nemmeno che i lavoratori vengano ricattati e costretti a soluzioni capestro. Siccome noi una soluzione per Alitalia l'avevamo trovata, ed era una soluzione che limitava il numero dei cassaintegrati, accollava i debiti all'acquirente e, soprattutto, manteneva in vita la compagnia di bandiera, chiediamo quanti dipendenti, diretti e indiretti, vadano messi in mobilità con la vostra proposta; quanti lavoratori aeroportuali, soprattutto di Malpensa e Fiumicino, subiranno, a loro volta, conseguenze negative dal ridimensionamento. Chiediamo, inoltre, se è vero che lo Stato dovrà farsi carico alla fine dei debiti della compagnia - quelli che appunto non si è assunta la nuova compagnia che si sta costruendo - ed infine, se è vero o no che i dipendenti di Alitalia subiranno una riduzione dello stipendio. Lo dico perché sono le parole testuali che ha affermato il Presidente del Consiglio, considerato che i dipendenti dell'Alitalia sostengono che subiranno conseguenze mentre il Presidente del Consiglio dice che non è così, faccia lei da arbitro.


Maurizio Sacconi: Signor Presidente, onorevole Di Pietro, ricordo in primo luogo come la proposta di cui stiamo discutendo sia stata avanzata da una cordata non di imprenditori amici; la sfido proprio a pensare che, in particolare, l'imprenditore più esposto e che la guida possa essere ritenuto particolarmente amico di questa coalizione di Governo. In realtà è un imprenditore puro che, insieme ad altri imprenditori puri, società quotate, fondi di private equity basati in Italia e imprenditori di valenza internazionale, ha presentato un'offerta realistica e coraggiosa, date anche le condizioni del contesto internazionale, che in questi giorni, oltretutto, si sono aggravate. Sono sostenuti da una banca che non è esposta con Air One, come lei ha affermato in qualche occasione, ma che è esposta con Alitalia contro ampie garanzie sugli aeromobili.Si tratta, dunque, di una proposta genuina, che si avvale di condizioni che abbiamo ritenuto di disegnare in coerenza con le regole comunitarie e che sono talmente corrette che probabilmente, alle notizie che io le do, non daranno luogo facilmente ad un'altra soluzione. Il commissario di Governo - mi riferisco al professor Fantozzi - ci ha infatti riferito che proprio ieri ha sentito le grandi compagnie che ragionevolmente potrebbero, in teoria, presentare una proposta soprattutto nel momento in cui si dovesse determinare il ritiro della cordata guidata dal dottor Colaninno, e tanto l'amministratore di British Airways, quanto quello di Lufthansa nonché quello di Air France hanno comunicato di non essere interessati a presentare proposte, ma di essere interessati solo a partecipazioni minoritarie.Quanto agli esuberi ipotizzati dal piano presentato dalla società CAI, e concordato con le organizzazioni CGIL, CISL, UIL e UGL, allo stato questo determina ragionevolmente in circa tremila persone quelle destinate ad essere interessate dai provvedimenti di integrazione del reddito e di ricollocamento. I termini, invece, relativi al trattamento economico sono materia propria delle parti e le ipotesi non hanno riguardato una riduzione del salario effettivo se non per i profili di aumento delle ore lavorate. È stata richiesta, a parità di salario, una maggiore produttività nel lavoro in termini di maggiore numero di ore lavorate. Auguriamoci di poter salvare questo pezzo dell'identità nazionale.


Antonio Di Pietro: Signor Presidente, prendo atto che a due su quattro domande il Ministro non ha risposto e alle altre due ha risposto in modo reticente, perché a noi non risultano tremila esuberi, ma molti più. Soprattutto riteniamo incongruo dire che non si è ridotto lo stipendio, ma semplicemente si è aumentato il lavoro, come se i dipendenti fossero carne da macello o macchine inanimate.Quanto agli imprenditori prendiamo atto che per definizione lei dice che possono qualificarsi puri. Noi diciamo che per definizione gli imprenditori sono tali, ma questo non vuol dire affatto che sono puri, anzi, nel caso di specie l'attuale raggruppamento finanziario si è assunto il compito non di rilevare Alitalia, ma solo di prendersi la polpa dei suoi profitti, lasciando l'osso dei debiti e la disperazione dei piccoli azionisti ad una bad company con funzione di discarica.Noi dell'Italia dei Valori diciamo no alle speculazioni finanziarie di Colaninno che è imprenditore non nostro amico, perché noi non abbiamo amici da nessuna parte. Noi diciamo no al «mattone a go-go» di Ligresti, no al conflitto di interesse di Benetton che ad un tempo è socio della nuova compagnia, ma anche della società che gestisce l'aeroporto di Roma. E soprattutto diciamo no alla scorciatoia del ripianamento dei debiti di Air One nei confronti di Banca Intesa.Noi chiediamo al Governo, ripeto, chiediamo al Governo di ascoltare l'appello non nostro, né di qualche toga rossa, ma chiediamo al Governo di ascoltare l'appello del professore Piero Schlesinger dell'università Cattolica di Milano e di un'altra ventina di professori universitari, i quali hanno detto che avviare licenziamenti e, comunque, fare l'operazione che state facendo senza mettere in gara l'offerta della CAI è un'operazione indebita, che viola le regole concorsuali e le regole di mercato. Attenetevi una volta tanto alla legge.

1 commento:

Unknown ha detto...

la locuzione "una volta tanto" la dice lunga.
Carolina