Come ho scritto ieri ogni giorno pubblicherò una parte del mio discorso sugli 11 punti della linea programmatica dell'Italia dei Valori affrontati a Vasto.
L'Italia dei Valori è impegnata in un'opposizione determinata. Siamo oggi l'unico partito politico che ha tutelato, e tutelerà, senza esitazioni gli interessi dei cittadini italiani.
L'immagine che la Casta ed i suoi organi di informazione vogliono trasmettere è quella del partito dei "manettari". Falso. Il vero problema, in questo caso, è il filtro posto dai media ai nostri messaggi affinchè ciò appaia. Certo, per fare opposizione, quella vera, bisogna saper dire anche no.
Lascio alla Rete il compito di veicolare i nostri si, le nostre proposte, perchè la Rete i politici non possono controllarla e qui "il filtro-bavaglio" non esiste.
Pubblico oggi il punto 3: la legalità
".. E’ stata letteralmente calpestata dal Governo Berlusconi e dalla sua maggioranza parlamentare ricattata o connivente. Ebbene IDV risponderà colpo su colpo ad ogni tentativo di ridurre la Giustizia ad un colabrodo di impunità. Il nostro faro è il principio “la legge è uguale per tutti” e non “per tutti meno 4 persone” come il Lodo Alfano ha previsto. Contro la legge “salvapremier” che Berlusconi si è fatto fare per assicurarsi l’impunità noi – a partire da ottobre e per tre mesi - riempiremo le piazze d’Italia per una massiccia raccolta di firme finalizzata ad un referendum abrogativo di tale legge che consideriamo una vergogna per la storia del nostro paese. Cominceremo il prossimo 11 ottobre con una manifestazione nazionale che vogliamo svolgere significativamente ancora a Roma, a piazza Navona, una piazza che non rinneghiamo ma che anzi rivendichiamo come luogo di coraggio e di libertà (vivaddio, anche di satira, perché la libera manifestazione del pensiero è garantita dalla nostra costituzione). Contestualmente tutti voi militanti di IDV siete pregati di apprestare nella stessa giornata dell’11 ottobre innumerevoli punti di raccolta firme in tutte le province italiane per dar modo a tutti i cittadini che vogliono condividere con noi questa battaglia di civiltà di poter dare il loro contributo. Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre ripeteremo ogni fine settimana queste “giornate della legalità” in modo itinerante per tutto il paese: Milano, Napoli, Torino, e così via nei capoluoghi di ogni regione.
Sempre in materia di giustizia e legalità, segnaliamo – agli alleati e agli avversari politici - che IDV non intende aderire a nulla a “scatola chiusa” ma nemmeno intende arroccarsi dietro preconcetti di facciata.
Ed ecco allora quale sarà il nostro comportamento:
I NOSTRI NO
-Diciamo NO ogni forma di sottomissione della magistratura all’Esecutivo ed a ogni tentativo di minarne l’indipendenza.
-Diciamo NO a sdoppiamenti del CSM, tipo un CSM per i giudici ed uno per i P.M. e diciamo no ad aumenti delle sue componenti laiche nominate dal potere politico.
-Diciamo NO all’introduzione della discrezionalità dell’azione penale, perché la riteniamo un canale che apre pericolosamente la via ad arbìtri e favoritismi inaccettabili in uno Stato di diritto. Conosciamo la facile giustificazione in cui si rifugiano coloro che propugnano una tale soluzione: l’azione penale già oggi sarebbe rimessa sostanzialmente alla discrezionalità dei vari magistrati per via dei troppi processi che hanno in carico. A costoro rispondiamo: se il problema è l’insufficienza delle strutture giudiziarie e l’esiguità del personale giudiziario e paragiudiziario, allora le si aumentino ma non si rinunci a perseguire i criminali. Per intenderci, se le sale operatorie sono insufficienti non può né si deve dire: Lasciamo morire alcuni ammalati. Bisogna aumentare le sale operatorie ed i medici chirurghi. Così è e deve essere per la giustizia se vogliamo che ad essa facciano affidamento i cittadini. Altrimenti finiranno per farsi giustizia da sé.
-Diciamo NO ad ogni forma di limitazione degli strumenti di indagine a disposizione dei magistrati e quindi diciamo - e diremo in Parlamento - no ai limiti all’uso delle intercettazioni da parte dei magistrati durante le indagini. Noi vogliano una società dove non si commettono reati non dove questi non possono essere scoperti. E non ci si venga a dire che per i reati gravi - come l’associazione mafiosa o quella terroristica - rimarrebbe comunque la possibilità per i magistrati di effettuare intercettazioni. La prova dell’esistenza di una associazione mafiosa o terroristica di regola la si scopre alla fine di un percorso investigativo e non all’inizio. Ma se all’inizio – per i singoli reati - non è possibile ricorrere ad intercettazioni - l’esistenza di una associazione criminale rischia di non essere mai scoperta. Ed a proposito di chi vuole giustificare la restrizione delle intercettazioni telefoniche con il fatto che spesso queste poi finiscono anzitempo sui giornali, attentando al sacrosanto diritto alla privacy delle persone, vogliamo ricordare che già oggi esiste il divieto per le notizie coperte da segreto istruttorio. Dobbiamo scoprire e punire i responsabili, non impedire ai magistrati di investigare altrimenti sarebbe come dire che - per evitare che il poliziotto usi la pistola per ammazzare la moglie – gliela togliamo e lo mandiamo ad affrontare i rapinatori a mani nude. E poi, se le pene attualmente previste per la pubblicazione arbitraria di notizie riservate non sono ritenute sufficienti, le si aumenti – almeno nei confronti di quei pubblici ufficiali (ma anche avvocati, ausiliari e collaboratori vari) che forniscono le notizie ai giornalisti - ma non si tolga la possibilità all’opinione pubblica di conoscere per tempo, una volta che i fatti sono stati portati a conoscenza dell’indagato, le ragioni per cui si procede nei confronti di questa o quella persona. Pensate - se fosse già vigente la nuova legge sul divieto di pubblicazione di indagini giudiziarie – gli italiani non saprebbero ancora nulla dello scandalo delle tangenti alla Regione Abruzzo, dei casi Parmalat, Cirio, Bond argentini, spazzatura napoletana, furbetti del quartierino vari, le nefandezze della clinica Santa Rita. Tutto rimandato alla fine dei processi, che ci sarà fra qualche anno (se mai ci sarà tra una prescrizione, una depenalizzazione e l’altra).
-Diciamo NO a forme surrettizie per incidere sul ruolo del P.M., come da ultimo ventilato a proposito di chi vuole togliere al PM la direzione delle indagini della polizia giudiziaria. L’on.le Violante – che è stato indicato da Repubblica come l’ideatore insieme all’on.le Ghedini di una tale sciagurata soluzione - ha smentito di averci messo lo zampino ma proprio ieri in una sua lettera a Repubblica ha finito per rilanciarla affermando che si deve modificare la norma affinchè il PM possa intervenire solo “dopo” – udite bene, solo dopo – che la Polizia ha trasmesso la “notizia di reato” o al massimo – se ritiene che possa configurarsi una notizia di reato deve chiedere alla Polizia di trasmettergli un rapporto al riguardo. E perché mai deve fare solo da passacarte? E perché mai deve accontentarsi solo di quello che gli passa la Polizia che sono pur sempre dipendenti del potere esecutivo? E perchè mai non può fare lui quel che può delegare di fare agli altri? Ma pensate davvero che Buscetta si sarebbe messo a fare il pentito davanti ad un poliziotto sapendo che poi questo doveva riferire al Governo dell’epoca? E pensate davvero che Mani Pulite – che arrivò a toccare ministri in carica e Capi di Governo - poteva decollare in un ufficio di Polizia? Possibile che ogni volta che c’è una norma che funziona ci deve essere sempre qualcuno ci si mette di mezzo per fermarla?
-Diremo anche NO ad ogni forma di indulto o amnistia palesi o mascherate che siano. Così, ci opporremo al ricorso al braccialetto elettronico per sfoltire le carceri. Il braccialetto è gia’ stato sperimentato e si è dimostrato un colabrodo. Finora sono state spese già oltre 10 milioni di euro e solo sette persone – dico proprio sette, di numero – non sono scappate. Sappiamo che le carceri sono sovraffollate ma sappiamo anche come risolvere la situazione: riaprendo gli istituti penitenziari chiusi, riadattando quelli in uso, costruendone di nuovi, anche ricorrendo all’uso di alcune delle tante caserme in disuso. Sappiamo anche cosa fare per non creare tanta delinquenza: favorire con incentivi ed interventi mirati l’occupazione giovanile, sviluppare la cooperazione e la collaborazione con i paesi di origine degli immigrati.
Diremo insomma tanti No ma sapremo dire anche tanti SI a quelle che consideriamo le vere priorità per il funzionamento della giustizia.
I NOSTRI SI
-Diremo SI all’ accelerazione delle fasi processuali, alle facilitazioni in materia di acquisizione ed utilizzo delle prove nei processi, ad un nuovo e più funzionale sistema delle notificazioni, ad una diversa e più omogenea soluzione in materia di impugnazione (oggi esclusa al PM in caso di assoluzione dell’imputato in primo grado), alla reintroduzione del reato di falso in bilancio, alla riduzione dei gradi di giudizio, alla sospensione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio e soprattutto allo snellimento ed alla velocizzazione del processo civile.
-Ed ancora diremo SI alla ridefinizione delle circoscrizioni giudiziarie, all’aumento del personale giudiziario e paragiudiziario, a maggiori risorse finanziarie da destinare al Comparto Giustizia.
-Insomma diremo SI a tutti quegli intereventi diretti a far funzionare bene e meglio l’apparato giudiziario non ad impedire ai giudici di applicare le leggi. Così, prima di metterci contro la volontà espressa dal Governo di voler contrastare con maggiore efficacia lo sfruttamento della prostituzione, specie quella minorile e di voler procedere con mano pesante contro i bulli nelle scuole o i volenti negli stadi, vogliamo leggere bene la proposta formulata. Purchè si passi dalle parole ad i fatti però, e purché alla fine non si risolva tutto colpendo i più deboli e indifesi come lo sono le ragazze e i ragazzi costretti a prostituirsi. Si utilizzi il Parlamento per fare queste leggi piuttosto che quelle sulle intercettazioni telefoniche.
-Vorremmo che si dicesse SI alla nostra proposta di denunciare in sede internazionale – ed europea in particolare – il comportamento di taluni Stati, come il Liechtenstein, che rifiutano la collaborazione giudiziaria per scoprire evasori fiscali, corruttori e falsificatori di bilanci. Proprio l’altro ieri la Procura di Firenze ha dovuto archiviare la posizione di una ventina di cittadini toscani che avevano aperto conti correnti a Vaduz in quanto – non essendo la normativa fiscale italiana prevista come reato anche in quel paese - non è tecnicamente possibile acquisire informazioni bancarie per “difetto di reciprocità di legislazione”. Noi vogliano che lo Stato italiano si faccia promotore presso la Comunità europea affinchè dichiari l’embargo commerciale, finanziario e bancario nei confronti di questi Stati canaglia. Altrimenti, come al solito, i furbi la fanno franca a scapito degli onesti, che finiscono pure per fare la figura dei fessi.

1 commento:
Pensare che nel 1994 aveva l'Italia in pugno !
Ma era ed è una persona onesta e lasciò sfumare una irripetibile occasione.
Bah !
Posta un commento