Peter Gomez
Oggi Bruno Vespa se l'è presa con Beatrice Borromeo che in un'intervista a "La Stampa" aveva criticato Porta a Porta. Per la Borromeo il programma di Vespa è infatti «privo di qualsiasi dignità», è «ridicolo», e all'estero viene «preso in giro». Vespa le ha risposto definendola «valletta» e ricordando che «pochi giorni fa, alla Venaria di Torino, Josè Maria Aznar, già carismatico primo ministro spagnolo, ha lodato Porta a Porta definendola la migliore trasmissione europea del suo genere e rammaricandosi che altri Paesi, a cominciare dal suo, non la imitino». Poi, dopo aver citato i grandi personaggi che hanno chiesto di passare dal suo studio, da Arafat a Peres, fino arrivare prossimamente al primo ministro rumeno, Vespa ha chiuso il suo ragionamento dicendo di lasciare «al lettore il commento sul cinguettio della giovane e promettente valletta». Credo che sia il caso di prenderlo in parola.
Aznar passerà alla storia per essere riuscito a far perdere al proprio partito un'elezione praticamente già vinta. In occasione degli attentati di Al Qaeda a Madrid tentò per tre giorni di convincere gli spagnoli che l'azione terroristica era opera dell'Eta e non di estremisti islamici. Temendo che gli elettori cominciassero a riflettere sui disastrosi effetti della guerra in Iraq, Aznar arrivò persino a telefonare ai direttori di giornale per spingerli a nascondere la verità. Ma la stampa spagnola, anche quella di centrodestra filo partito popolare, mantenne la schiena dritta, e smascherò il premier. A causa di una menzogna, insomma, i socialisti di Zapatero andarono al governo.
C'è quindi ben poco da stupirsi che un qualsiasi uomo politico (che si chiami Aznar, Zapatero o Simon Peres) aneli ad essere intervistato in tv da un giornalista come Vespa. Del resto la qualità di un conduttore non si giudica in base all'importanza dei suoi ospiti. A far la differenza è il modo in cui la trasmissione viene condotta.
Questo è l'unico metro possibile. E lo dimostra quanto accaduto proprio ieri nel corso del faccia a faccia con Waterloo Veltroni. Quando il leader del Pd ha ricordato come, alla domanda «lei è antifascista?», il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi avesse risposto: «Io penso solo a lavorare per risolvere i problemi degli italiani», Vespa si è lanciato in un'appassionata difesa del Cavaliere. E per smentire l'ex diessino ha tirato fuori la trascrizione di una dichiarazione di Berlusconi, in cui premier proseguiva la frase dicendo di riconoscersi nei «valori della costituzione». Un assist persino per Veltroni che ci ha messo un secondo per far notare come quella non fosse la prima ed originale risposta del leader della Pdl, ma solo il ragionamento utilizzato da Berlusconi, proprio a Porta a Porta, per spegnere le polemiche suscitate dalla sua sconcertante uscita.
Ora il problema non è che Vespa sia filo-governativo o che abbia delle legittime opinioni politiche. La questione è deontologica: l'anziano conduttore ha tentato di sostenere il premier utilizzando una bugia. E la cosa è ancor più spiacevole se si tiene conto che Berlusconi versa regolarmente del denaro a Vespa. Il giornalista Rai infatti è titolare di una rubrica fissa sulle colonne di Panorama (gruppo Berlusconi).
All'estero questo si chiama conflitto d'interessi (non di Berlusconi, ma di Vespa). Chi si occupa di politica e lavora nel servizio pubblico non può ricevere emolumenti dal leader di uno degli schieramenti e pretendere di passare per imparziale. E se lo fa, non si limita a coprirsi di ridicolo. Diventa, invece, francamente rivoltante.
2 commenti:
Caro Luigi
Vespa fa semplicemente quello fanno tutti gli altri, cioè gli affari suoi.
Qui non si tratta di ideologia o di servilismo. Si tratta di sfruttamento di chi sta al potere per scopi personali.
Stai pure tranquillo che se mai governerà veltroni o qualsiasi altro e ciò coinciderà con la pubblicazine dell'ennesimo libro di Vespa, quest'ultimo sarà seduto al suo fianco con la copertina bene in vista.
In questo, Fede almeno si è dimostrato coerente.
Saluti.
Toh chi si rivede ! Sai, quello che tu mi scrivi non mi sorprende affatto. Lo so bene che si fanno tutti gli affari loro. Però "est modus in rebus" dicevano i nostri antenati romani. C'è una misura ed una dignitià professionale da tutelare. Peter Gomez a me sembra che non si comporterebbe tale e quale il "vespone" se al posto di Berlusconi ci osse Uolter (ma quando mai, nemmeno in sogno !). Con i se non si fa la storia, ma si può ragionare. Idem Marco Travaglio o Pino Corrias, che scrivono libri inchiesta di certo non inferiore alla prosa del nostro mortifero insetto. Almeno credo. Il grande giornalismo d'oltre oceano si caratterizza per la sua irriverenza nei confronti del potere politico-economico ed esercita la funzione di controllo tipica dell'opinione pubblica. Vero è che lì l'editore non è un insustriale che l'editore, ma un editore "puro". Ma c'è un limite, che il nostro vespone pare non conoscere. In conseguenza di ciò ha fatto soldi a palate, ha la villa non ricordo più dove, fa vacanze di lusso, vive molto più che agiatamente (idme Emiliop Fede, che però non tenta di mascherare il suo servilismo),mentre la persona comune talvolta muore di fame.
" Una delle critiche più frequentemente rivolta a Vespa è quella di un atteggiamento troppo compiacente nei confronti dei potenti. Questo aspetto è emerso in modo particolare in una sua conversazione telefonica del 4 maggio 2005 intercettata dalla procura."(Wikipedia). Ti ho inserito fra i blog preferiti. Commenta di più, la funzione del blog è quella del dialogo a distanza.
ciao.
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