LUIGI BIGNAMI
La Repubblbica
8 settembre 2008
Ai non addetti ai lavori sembrerà strano che non si conosca ancora bene il campo gravitazionale della Terra, ossia la forza che ci dà un peso. Eppure è proprio così. Se ci spostiamo da un punto all'altro del pianeta, infatti, scopriamo che il nostro peso cambia, seppur di poco. Queste variazioni dipendono dalla quota sul livello del mare, dalla presenza o meno di grotte sotto i nostri piedi, dal fatto che ci trovi su un oceano o sulla terraferma.
In geologia si definisce il "geoide terrestre", ovvero quella superficie ideale in tutti i punti della quale un qualsiasi corpo ha lo stesso peso. Il geoide non corrisponde con la superficie terrestre, ma la sua forma dipende proprio dalla struttura superficiale e interna della Terra. Goce determinerà la forma del geoide terrestre con una risoluzione spaziale di circa 100 km e con una precisione nelle misure mai raggiunta prima.
Spiega Roberto Sabadini, che, insieme a Valentina Barletta, Andrea Bordoni, Anna Maria Marotta fa parte del gruppo di Geofisica dell'Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze della Terra "A. Desio" e sarà responsabile scientifico della missione per conto dell'Università di Milano: "Con Goce sarà possibile avere a disposizione per la prima volta un livello medio del mare di riferimento estremamente preciso, per misurare e per prevedere, mediante opportuni modelli matematici, le variazioni del livello marino dovute sia a mutamenti climatici che ai movimenti della crosta terrestre". La superficie di riferimento che ne uscirà permetterà di rivelare variazioni del livello del mare dell'ordine anche di un millimetro all'anno, non solo globalmente per i grandi bacini oceanici, ma anche per bacini di dimensioni più piccole, quali il Mediterraneo. Ciò fa capire l'importanza delle metodologie geofisiche che utilizzeranno i dati di Goce per monitorare e per prevedere le variazioni del livello medio del mare lungo le coste italiane.
Continua Sabadini: "Goce avrà ricadute altrettanto rilevanti nella misura della velocità di fusione dei ghiacciai aventi dimensioni spaziali più piccole di quelli già monitorati dalla missione Grace della Nasa, in orbita dal 2002, che ci ha permesso di determinare qual è la reale perdita di massa nei complessi glaciali dell'Alaska e della Patagonia, oltre alla perdita di massa in Groenlandia ed Antartide occidentale. Grazie all'aumentata risoluzione spaziale di Goce rispetto a Grace, saremo in grado di determinare la velocità di fusione dei ghiacciai in complessi glaciali come quelli appartenenti alle nostre Alpi".
I dati di Goce permetteranno un avanzamento fondamentale anche in settori diversi da quello ambientale, ossia nel campo della pericolosità sismica riconducibile alla tettonica attiva. "Infatti - prosegue Sabadini- si prevede di ottenere informazioni importantissime in regioni della crosta terrestre soggette a forti deformazioni, in grado di provocare variazioni di gravità per spostamenti di grandi masse di crosta terrestre come è avvenuto per il terremoto di Sumatra del 2004". Tali variazioni di gravità, integrate con misure di deformazioni ottenibili con i satelliti Gps, forniranno informazioni fondamentali sulle modalità con cui si accumula lo sforzo nella crosta terrestre nella fase pre-sismica di terremoti di magnitudo elevata. Una struda importante dunque per prevedere l'arrivo di un sisma.
1 commento:
Insomma, ragazzi, la scienza sembra sia in grado di prevedere i terremoti !
Chissà che non ci sia attinenza anche con le attività vulcaniche (v. il Vesuvio).
Quando il Vesuvio si risveglierà, ci saranno centinaia di migliaia di morti: non è uno scherzo.
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