sabato 6 settembre 2008

Veltroni: «Parisi ha offeso il popolo Pd - E Berlusconi alzerà le tasse»


Il Corriere della Sera
6 settembre 2008

FIRENZE - Un colpo al governo e uno a chi nel partito "rema contro". Walter Veltroni parla all'assemblea regionale del Pd a Firenze. «Siamo in un paese senza guida, cioè senza chi sappia leggere le contraddizioni che ci sono nel paese e quando si spegneranno i fuochi d'artificio si vedrà un paese con un paesaggio di macerie» attacca Veltroni. «Avevano detto che le tasse si sarebbero ridotte e invece dal 2010 aumenteranno» incalza il leader democratico per il quale «il Governo parla di tutto meno che del problema principale per 60 milioni di italiani: come arrivo a fine mese». Perfino Alitalia, attacca, finirà per essere un ulteriore costo per gli italiani perché i debiti «verranno caricati sui cittadini» e alla fine Air France l'avrà gratis. Altro capitolo: l'immigrazione. Veltroni quasi grida quando pronuncia un forte «no a Guantanamo o Abu-Ghraib per strada» spiegando che «sbattere gli immigrati in prigione non funziona».


«CRISI PROFONDA» - È per tutti questi motivi, sostiene, che il Pd deve costruire l'alternativa del governo «in un paese in cui c'è una crisi profonda economica e civile». Poi, risponde colpo su colpo alle critiche alla sua leadership, arrivate in particolare da Arturo Parisi che ha definito il governo ombra «un fallimento». Secondo Veltroni «ci sono alcuni dirigenti che hanno capito che per andare sui giornali bisogna sparare bordate utilizzando tutte le occasioni senza preoccuparsi dei danni che producono al corpo collettivo del partito. Il partito è molto più avanti dei suoi rappresentanti e basta vedere come sul territorio ci si è adeguati alla festa. Noi non abbiamo drammatizzato questo passaggio lasciando una certa libertà e quindi si è scelto sul territorio il nome che piaceva di più, ma sempre pensando al bene del partito». Veltroni continua: «La sinistra è afflitta dalla sindrome di Tafazzi. Dire che Berlusconi è stato bravo è un'offesa per il popolo del Pd. Quando si è dirigenti si hanno maggiori responsabilità».


«DIASPORA A SINISTRA» - Il segretario lancia però un chiaro avvertimento: «Se entra in crisi il progetto del Pd, nel centrosinistra si aprirebbe una diaspora difficilmente conciliabile. Nel caravan serraglio della litigiosità italiana i partiti che si sono uniti, dopo sei mesi si sono separati. Noi invece stiamo costruendo un'identità politica che non è scritta sull'acqua». Il segretario del Pd sa che «la navigazione è complicata ma prima di tutto è affascinante e poi non c'è alternativa». Riprendendo le parole di un giovane delegato, ha spiegato che «il Pd non è un partito né di ex né di post, ma di democratici e democratiche» e che «nella società italiana sta succedendo il più grande investimento del riformismo italiano. In pochi mesi stiamo compiendo passi giganteschi, costruendo un'identità nuova, non un'assemblea di reduci». Qual è il futuro del Pd? «Questo tran tran deve finire. Ora è venuto il momento per tornare tra la gente e ricominciare a cercare il consenso».


IL «SONDAGGIO CHOC» - «Oggi i giornali - ha aggiunto Veltroni - parlando di 'sondaggio choc': il Pd al 30%. Non so dove sia lo choc, dopo tutto quello che è successo e quello che leggo sui giornali. Nelle condizioni date abbiamo la possibilità di crescere molto». Tutto questo però all'interno di «un paese senza guida, cioè senza chi sappia leggere le contraddizioni che ci sono nel paese e quando si spegneranno i fuochi d'artificio si vedrà un paese con un paesaggio di macerie». Secondo Veltroni il Pd deve servire a costruire l'alternativa del governo in un paese «in cui c'è una crisi profonda economica e civile».

«DI PIETRO HA STRACCIATO PATTO» - L'ex sindaco di Roma parla anche dell'alleanza elettorale con l'Idv: «Il patto con Di Pietro era giusto farlo e io non sono stato un ingenuo perché» l'Italia dei Valori «ha sottoscritto un programma anche per fare dopo un gruppo unico e solo dopo le elezioni ha detto no». Ma, «visto che spesso mi danno lezioni di correttezza, voglio ricordare che Di Pietro ha tradito e stracciato il patto preso davanti agli elettori».


IDV: «NON ABBIAMO ROTTO PATTO MA PD HA APERTO A BERLUSCONI» - Pronta la replica del capogruppo dipietrista alla Camera, Massimo Donadi. L’Italia dei valori «non ha rotto nessun patto» ma «è stata costretta alla scelta di un proprio gruppo autonomo proprio per l’incapacità del Pd di darsi, fino a qui, una linea chiara e unitaria e, soprattutto, dall’aver Veltroni confuso un proficuo dialogo istituzionale con un’apertura di credito alla cieca a Berlusconi, il quale lo ha ripagato soltanto con leggi ad personam». «Piuttosto che inveire contro i propri alleati - aggiunge Donadi- il Pd farebbe piuttosto bene a interrogarsi sulle ragioni della sconfitta e della crescente disaffezione dei suoi elettori. Per quanto ci riguarda, l’alleanza con il Pd resta il perno indiscutibile della nostra azione politica ma crediamo anche che sarebbe bene che gli eredi dell’ex Pci abbandonassero una volta per tutte il loro antico complesso da primi della classe».


«VELTRONI CONFUSO» - Secondo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti «Veltroni è sempre più confuso: il giudizio sul governo del Paese viene dall'indice di fiducia degli italiani che ha raggiunto livelli record oltre il 60% e fino al 67% per il presidente Berlusconi. Ma come può dire Veltroni che il Paese è senza guida? Le macerie le ha lasciate il governo della sinistra portando il carico fiscale sui cittadini oltre il 43%». Poco tenero anche il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto. «Veltroni è accecato dalla sconfitta del Pd e dalla sua incapacità di guidare il partito, che presenta profonde divisioni interne».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Quando un leader politico replica ad un altro parlando di offese a destra e a manca, allora la situazione è preoccupante ma non è seria.