lunedì 8 settembre 2008

Veltroni a Parisi: "Hai offeso il Pd"



CLAUDIA FUSANI
La Repubblica
6 settembre 2008


FIRENZE - Doveva essere un po' l'esame generale dopo l'estate dei veleni, dei "rami tagliati all'albero dello stesso Pd", delle domande senza risposta e delle "scosse" che non arrivano, con D'Alema e Red da una parte, Parisi dall'altra e una miriade di polemiche locali, da Torino alla Sardegna, passando per Firenze. Veltroni lo sapeva e alla chiusura della prima festa Democratica è arrivato teso, sereno ma preoccupato. Si giocava molto oggi, per se stesso e per il partito.

Missione compiuta, emozione mescolata a passione, lacrime forse no ma sudore tanto. Ed è difficile dire dove finisce il secondo e cominciano le prime. Veltroni ha dato la carica, ha saputo trovare le parole giuste per dire "ripartiamo", ridare "orgoglio" e "speranza" e chiamare a raccolta "il più grande partito riformista". Il problema non erano le parole, con cui Veltroni è abilissimo. Il punto era quanto quelle parole avrebbero potuto convincere. Tremila persone accalcate, posti in piedi e in terra, a 33 gradi con un tasso di umidità altissimo, standing ovation e applausi da spellare le mani, la coda per l'autografo sulle melodie dei Cold Play, raccontano di una sintonia rara in una piazza, come quella fiorentina, appassionata, che non fa sconti e pretende fatti. E i "fatti", le risposte, sono arrivate. Sulla cose da fare, salari, famiglie, scuola, giustizia, ambiente e sicurezza. Sul partito che non è più liquido e quindi "tutti diano una mano" e sul suo ceto politico ("voglio coinvolgere tutti i dirigenti") a cominciare da D'Alema per finire con Parisi contro cui Veltroni punta il dito: "Non voglio un partito antiberlusconi ma neppure dirigenti filo-Berlusconi". Risposte anche sulle alleanze di ieri, oggi e domani: "Di Pietro ha tradito il patto con gli elettori"; con l'Udc "va bene il dialogo" ma "no al pressing su Casini". A Rifondazione, con cui dialoga, il segretario dice: "Sono allibito per il rapporto con le Farc". Perché in fondo il Pd ha davanti a sé una marcia lunga, il traguardo non sono le Europee (a giugno 2009) ma le prossime elezioni politiche.


Veltroni scalda i muscoli in mattinata. Il segretario arriva alla Fortezza da Basso intorno alle dieci di mattina. Non aveva ancora messo piede alla Festa Democratica, anno primo dopo la festa dell'Unità, tra gli stand e nei vialetti che in due settimane hanno ospitato più di un milione di persone. Veltroni aveva in programma un incontro "tecnico" con i dirigenti locali ma alla fine improvvisa un comizio di circa cinquanta minuti. Per dire: "Il partito democratico non è un partito né di ex né di post ma di democratici e di democratiche", "non è un'assemblea di reduci che sta insieme per contrastare la malinconia". Soprattutto "non alza bandiera bianca". Come invece vorrebbe qualcuno. Poi se ne va a Cortona per il matrimonio di Jovanotti. Torna alle sei, come previsto.

"Un paese senza guida e senza baricentro". Ore 18, due poltroncine sul palco verde e metallo, da una parte Veltroni, dall'altra Enrico Mentana, davanti una platea per 2.500 persone. A mezzogiorno i posti erano già tutti occupati. Centinaia di persone trovono posto in terra, fuori, altre seggiole, altre panche. Comincia così la campagna d'autunno del Pd. Prima con la critica del governo che "lascia il paese senza guida e quando si spengeranno i fuochi d'artificio resteranno solo macerie"; e del premier che "nei primi cinque mesi ha pesnato solo a risolvere i suoi problemi". Poi indicando la rotta di una navigazione "complessa" a cui però non ci sono alternative: "Nel momento in cui il progetto del Pd andasse in crisi, nel centrosinistra si apre una diaspora difficilmente conciliabile". Avanti tutta, quindi, "col gioco di squadra". Nelle prime file Rosy Bindi, Vannino Chiti, Michele Ventura, Lapo Pistelli accanto a Grazioni Cioni che scalpita per diventare sindaco e nei pressi di Leonardo Domenici che in primavera lascerà Palazzo Vecchio dopo dieci anni. L'appuntamento più importante è la manifestazione del 25 ottobre, "una grande manifestazione, inusuale forse perché dirà tanti no ma anche qualche sì". Servono pazienza e sangue freddo perché "tutte le svolte hanno bisogno di tempo, non si fanno 800 metri col fiato dei 100...".


Parisi "offende" la base del Pd, Di Pietro "ha tradito", D'Alema faccia squadra. Prima di dire le cose da fare "fuori" dal partito, Veltroni cerca di fare chiarezza dentro il partito. A cominciare da Arturo Parisi che ieri aveva criticato il governo ombra del Pd ed elogiato il governo Berlusconi. "Molti dirigenti del Pd sparano bordate per finire sui giornali senza preoccuparsi se il corpo collettivo del partito subisce danni" dice Veltroni. E comunque, Parisi "ha offeso il 34 per cento degli italiani", quelli che hanno votato Pd. Toni altrettanto duri contro Di Pietro. Perché ti sei alleato con lui, gli chiede Mentana. "Per dare l'idea di essere più forti e vincenti. Poi Di Pietro aveva sottoscritto un programma e accettato di fare gruppo parlamentare unico. Quando ha visto che aveva i numeri per andare per conto suo, ha scelto di tradire...". Un paio di messaggi anche per D'Alema. Il primo: "Bene discutere, dare vita ad organismi e associazioni - dice Veltroni - ma il tesseramento quello no, anche perché deve essere uno solo. E soprattutto a un certo punto la discussione deve finire". Il secondo: "Voglio coinvolgere tutti i dirigenti, ma certo, purché tutti diano veramente una mano e facciano squadra". Sufficiente per l'ex ministro degli Esteri che ha chiesto di essere coinvolto?

Famiglia, scuola, giustizia, sicurezza: ecco le risposte. "Questo governo - attacca Veltroni - non sa parlare del primo problema di ogni famiglia: i salari". E' l'avvio del capitolo delle cose da fare. Il governo-ombra presenterà un pacchetto per la famiglia che prevede "un assegno di 2 mila e 500 euro per famiglie incapienti, un credito d'imposta rimborsabile per incentivare le donne al lavoro, il potenziamento delle detrazioni pari al 19% dell'affitto e l'innalzamento al 23% della quota del tasso detraibile sul mutuo". Poi la scuola ("l'unica cosa che funziona sono le elementari e tagliano i maestri"), l'ambiente, la sicurezza. "Quanto ci abbiamo messo, noi a sinistra, per capire che se un cittadino chiede sicurezza non è di destra?" si rammarica Veltroni. E quindi a chi arriva da lontano, senza documenti, "va stretta la mano" e "mostrato il pugno di ferro". Senza dimenticare mai che "è prima di tutto mio fratello". Pubblico in piedi per un lunghissimo applauso. E ancora, "lotta all'evasione fiscale con parallela riduzione delle tasse visto che il governo ha detto che non potrà farlo per i prossimi cinque anni". Anzi, "le tasse cresceranno dello0,2% nel 2010". E la riforma della giustizia. "Berlusconi - dice - la intende così: cambia la legge se è accusato. Noi vogliamo fare le riforme con i magistrati e con gli avvocati no contro". Su questo punto, comunque, il Pd "non dirà solo dei no". E' la risposta all'appello di Napolitano. E a quello che hanno dichiarato nei mesi estivi D'Alema e Violante.

Alleanze "non contro qualcuno ma su qualcosa". C'è una percentuale che aleggia sulla giornata e sulla festa, un sondaggio pubblicato da La Stampa che piazza il Pd sotto il 30 per cento. Veltroni non capisce "dove sia lo schock" visto che "in Europa la sinistra ovunque perde voti e gli unici che crescono siamo noi''. Detto questo, inutile parlare ora di alleanze, "usciamo dal politichese, torniamo a parlare alle persone, ai cittadini". Con L'Udc c'è "un dialogo" e "io incontro tutti i leader politici". E' più di una frecciata quella contro Rifondazione di Paolo Ferrero: "Resto allibito: un anno fa, quando l'Unione era al governo, alcuni di loro erano in contatto con le Farc. E noi ci si mobilitava per la liberazione di Ingrid Betancourt, prigioniera delle Farc".

Follini dice che "oggi Veltroni s'è scrollato la polvere della sconfitta". La maggioranza sorride da lontano e parla di un leader dell'opposizione "in confusione". La tensioni interne, almeno per un giorno, sembrano congelate. Presto per dire missione compiuta. Ma il Pd oggi sembra aver ritrovato una strada.

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

RIDICOLO !

Anonimo ha detto...

Nei giorni scorsi, un'influenza mi ha messa ko e, non riuscendo a capire quel che leggevo, ho trascorso molto tempo davanti al televisore. Su un canale satellitare di nome "nessuno"(forse alludeva?)ho seguito una buona parte delle interviste a Veltroni e mi è capitato di ascoltare proprio quella di chiusura della festa. L'impressione che ne ho ricevuta è che siano pochissimi i politici a capire realmente i problemi che si stanno accumulando a causa di politiche consumistiche e dissennate e che comunque a nessuno passi per la testa che sarebbe il caso di pensare a correre concretamente ai ripari. Qui si campa ancora di rendita, e le briglie sono sciolte per chiunque voglia agire per scopi non proprio socialmente etici visto che, a furia di depenalizzare, va a finire in galera soltanto il poveraccio che vende borse taroccate. Parisi che fa sentire il suo dissenso è un tafazzista desideroso soltanto di mettersi in mostra, Di Pietro un traditore. Ho sentito molte parole ma , forse perche non stavo bene, non ho capito quale sia realmente la linea politica del PD e quali le strategie individuate per attuarla.
Vorrei capire, infine, che cosa significa la manifestazione del 25 ottobre, secondo me fuori tempo e fuori luogo.Alla fine della petizione promossa dal PD"Salva l'Italia", leggo:"Non è questo il governo che il Paese merita." Mi permetto di dissentire, visto che la maggioranza degli italiani ha scelto questo governo, è proprio questo il governo che si merita.
Bah!
rossana

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Molto bene, concordo pienamente.
Appare di tutta evidenza che il PD è un ectoplasma e che Uolter Veltroni dovrebbe chiedere soccorso, con una seduta spiritica a suo padre (è morto che Uolter era in fasce), geniale uomo di televisione, perchè lui, Uolter, pover'uomo, davvero non ce la fa a capirlo: deve dimettersi, andare via. Non fa per lui. Non c'è lo straccio di una speranza di uno statista nel PD.
Sta aprendo la strada, anzi, ormai l'ha bell'e fatto, ad un ventennio berlusconiano, del capo e dei suoi delfini.
Io non andai alla "primarie" questa volta, non ho un minimo di responsabilità per essere lui alla guida (si fa per dire) del PD.
Quanto godo al pensiero di come se la sta godendo Prodi oggi, anche se sono convinto, con una punta di sofferenza, nel vedere lo sfascio a cui il suo, il nostro paese è stato ed è sottoposto.
Non so che dire, non se che fare, se non sperare che gli anticorpo profondi della nazione (ma ci sono mai stati ?) reagiscano guarendola dall'infezione berlusconiana.
Altrimenti, si salvi chi può, la nave affonda !