lunedì 22 settembre 2008

Walter non comanda e non vedo eredi

L'Espresso
19 settembre 2008
Colloquio con Giovanni Sartori


Che giudizio dà sulla leadership di Veltroni?"

Il quesito è se Veltroni sia un buonista o un decisionista. Quando ha deciso di far correre il Pd da solo alle elezioni è stato un decisionista intelligente. Quella decisione è stata un giro di boa per la politica italiana, Veltroni passerà alla storia per la decisione di rompere con il prodismo, e quindi con i 'nanetti', con le coalizioni fatte per vincere le elezioni e incapaci di governare. Poi, però, ha fatto una assurda campagna elettorale tutta all'insegna del buonismo e, anche per questo, ha perso le elezioni alla grande. Vedeva le piazze piene e non si rendeva conto che equivalevano a urne vuote. Finita la campagna elettorale, ha tenuto una condotta oscillante. Ma non è tutta colpa sua, intendiamoci".

Di chi è la colpa?"
Il Pci funzionava con il centralismo democratico, ma il Pd non ha il modello del capo assoluto. Assomiglia molto di più alla Dc che si fondava sull'accordo tra i cavalli di razza per spartirsi le cariche a rotazione, a terna. L'attuale Pd, come la vecchia Dc, non consente la leadership. Prodi si è ritirato sull'Aventino, ma farà le sue vendette e intanto c'è Parisi che semina la via di Veltroni di piccole mine a ripetizione che in apparenza sono parisiane, ma che in realtà sono prodiane. E poi c'è l'insommergibile D'Alema, che trama molto per concludere poco. Da ultimo gli è sfuggita la presidenza della Repubblica. A maggior ragione, qualsiasi leader del Pd che non fa i conti con lui se lo trova tra i piedi. Nel partito è lui, D'Alema, che comanda. A differenza di Fassino, lui non si lascia accantonare".

Forse il problema è chiudere con questa generazione di ex Pci e voltare pagina.
"Sarebbe bello, ma i giovani non ci sono. Il Pd ha cooptato solo una ragazzina fiera di non sapere nulla di politica. E se i giovani non ci sono, tutti dovrebbero imparare dalla Lega che ha gli stessi dirigenti da vent'anni e passa senza che nessuno se ne lamenti. Anzi, con il tempo Castelli, per esempio, è diventato bravissimo".


Veltroni si paragona spesso a Obama: è un confronto che regge?

"Non hanno niente in comune. Veltroni viene da una scuola di partito, ha fatto il segretario dei Ds (anche se malissimo), il numero due del primo governo Prodi, e poi il sindaco di Roma. Insomma, è un politico di professione. Invece Obama ha soltanto studiato come si fa a scalare la presidenza degli Stati Uniti. Altrimenti non ha esperienza di nulla. Per me, poi, è un lavativo: non veniva neppure alle mie lezioni alla Columbia University...".

Insomma, al Pd non servirebbe un Obama...
"Per carità, ci mancherebbe solo questa. Il problema è che la vecchia macchina di addestramento del Pci non c'è più, così come non c'è più il clero di riserva, la vecchia Azione cattolica che forniva quadri al partito democristiano. I vecchi sono morti, i giovani valgono poco. Il nostro non è un problema di 'obamizzazione'".

A che serve fare le primarie per scegliere il leader, allora?
"A nulla: le primarie prodiane sono solo cerimonie di massa. Servono per plebiscitare un leader che è stato già deciso. Abbiamo perso anni di tempo con tutte queste storie, le primarie, le fusioni... Ma se un partito nasce a tavolino, i due partiti che lo hanno composto resteranno sempre due".


1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Meno male che Giovanni Sartori fa chiarezza .
Veltroni è inadeguato.