sabato 18 ottobre 2008

I media e la barbarie

EUGENIO SCALFARI
L'ESPRESSO


Il circo mediatico agisce per forza propria, autoalimenta la propria potenza, utilizza i critici e gli autocritici come propellenti anziché come avversari. Tutto è spettacolo e massa Giornali, televisioni, reti informatiche, film, libri e insomma tutti quei mezzi di comunicazione che nel loro complesso sono definiti 'media' sono responsabili di quell'imbarbarimento collettivo che sembra essere uno degli aspetti più significativi e più deprimenti delle società contemporanee?

Io penso di sì. Forse non si tratta d'una responsabilità esclusiva e forse il sistema mediatico è un effetto e non una causa dell'imbarbarimento sociale. Ma non c'è dubbio che ci sia uno stretto rapporto tra la comunicazione di massa e la barbarie contemporanea, tra il declino della ragione e l'emergere d'una sfrenata emotività, tra la fatiscenza dell'etica e il predominio delle pulsioni egoistiche. Infine tra la progettualità del futuro e la ricerca d'una felicità immediata e precaria.

Faccio queste riflessioni proprio perché, avendo passato gran parte della mia vita all'interno del sistema mediatico, credo di conoscerne a fondo i meccanismi e le difficoltà del singolo giornalista e del singolo giornale di sottrarsi ai condizionamenti del sistema la cui forza è ormai tale da esserne sfuggito il manico agli operatori addetti a quel lavoro.

Naturalmente nessuno potrà mai impedire al giornalista consapevole di esprimere le proprie critiche al mezzo al quale collabora e di preservare la propria indipendenza di pensiero. Né si deve sottovalutare l'importanza di queste critiche e dei loro effetti terapeutici su quanti riescano a coglierne il significato e farlo proprio. Ma pensare che il sistema mediatico nel suo insieme ne sia scalfito, sperare che possa autocorreggersi dall'interno, è pura illusione o astuta ipocrisia. Personalmente questa speranza l'ho persa da un pezzo né credo di salvarmi l'anima con la critica e l'autocritica: ormai il circo mediatico agisce per forza propria, autoalimenta la propria potenza, utilizza i critici e gli autocritici come propellenti anziché come avversari.

Tutto fa brodo nella civiltà di massa e di spettacolo, tutto è spettacolo e massa. Non si butta niente.

Questi pensieri mi sono tornati alla mente domenica scorsa leggendo quanto ha scritto sulla 'Stampa' Barbara Spinelli.

Sono amico di Barbara da una vita. I nostri articoli escono contemporaneamente la domenica sui nostri rispettivi giornali e quasi ogni settimana mi capita di constatare che sosteniamo gli stessi valori, abbiamo analoghe convinzioni, avvistiamo i medesimi ostacoli e critichiamo le medesime storture, quelle che a noi sembrano tali. È inutile dire che queste nostre coincidenze avvengono senza la pur minima consultazione, io vivo a Roma, lei a Parigi, ci incontriamo al massimo una volta l'anno e non abbiamo abitudine di telefonarci.

Così è avvenuto ancora una volta domenica scorsa. Il succo comune era questo: viviamo in un'epoca in cui è in atto un impoverimento drammatico della classe media la quale, proprio perché percepisce l'ineluttabilità del suo declino, è dominata dalla paura. Cerca certezze e non le trova. È stipata in un barcone senza timone e senza timoniere.

In queste condizioni - che di tanto in tanto si producono nella storia delle civiltà - si aprono due possibili opzioni: quella di dare certezze sopprimendo o indebolendo la libertà e quella di darle valorizzando la libertà. Superfluo dire dove stiamo noi.

Quella stessa domenica ho anche letto sulla 'Stampa' l'articolo di un bravo collega che resocontava da Parigi il ruolo di Berlusconi nel 'meeting' dei G4 convocato da Sarkozy per la crisi finanziaria mondiale. Da quella cronaca il nostro 'premier' appariva come il dominatore della situazione, quello che aveva capito tutto prima di tutti, quello che aveva messo d'accordo Bush e l'Europa, la Francia e la Germania, Putin con l'Occidente, rassicurando al tempo stesso le banche, i depositanti, le imprese, i risparmiatori, le Borse. Insomma un gigante della preveggenza e del decisionismo.

La conclusione di quel reportage era ancora più sconvolgente: Berlusconi era indicato come il maggior sostenitore dell'etica nell'economia e nella politica.

Ebbene, il sistema mediatico è questo: l'articolo della Spinelli e quello del suo collega che racconta e sostiene l'opposto, sono entrambi utili a rafforzare il sistema mediatico così come gli è utile ciò che ora sto scrivendo su questa pagina. Il sistema divora tutto, metabolizza tutto e resta uno dei fattori propulsivi della moderna barbarie.
(10 ottobre 2008)

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