venerdì 24 ottobre 2008

Il Nyt sostiene Obama e avverte: "Così McCain può ancora vincere"



Sarah Palin in Pennsylvania arruola "Joe il quarterback", l'ex campione di football che compì una rimonta storica
di RAFFAELLA MENICHINI
la repubblica

Il conto alla rovescia per l'appuntamento elettorale americano si riduce, mentre si amplia la distanza nella gran parte dei sondaggi tra il candidato democratico Barack Obama - accreditato di oltre 10 punti di vantaggio - e quello repubblicano John McCain. Anche molti conservatori - secondo il sondaggio Zogby - sono pronti a cambiare bandiera e a dare una chance al giovane senatore afroamericano. Come anche l'ex portavoce di George Bush, Scott McClellan, che ieri ha dichiarato la sua intenzione di voto per Obama: "Può portare quei cambiamenti di cui l'America ha bisogno", ha detto. Non che McClellan fosse da annoverarsi nel campo dei leali sostenitori repubblicani, ormai, visto che dopo le dimissioni ha già sfornato un libretto di fuoco contro il suo ex capo Bush.

I numeri. Se però fosse vero che il 20% dei repubblicani voterebbe per Obama, la sconfitta di McCain sarebbe pressoché certa. Zogby accredita Obama addirittura di un vantaggio di 26 punti (di 20 tra le donne). Dati non confermati da altri istituti come quello che per Nyt/Cbs indica le preferenze per Obama nel 52% contro il 39% di McCain, e ravvisa però una considerevole riduzione delle distanze tra gli elettori indipendenti, quelli decisivi il 4 novembre: solo 6 punti di vantaggio per Obama.

E' forse per allertare il campo democratico, e ricordare che già in passato una vittoria che sembrava certa si è trasformata in una disfatta spettacolare, che il New York Times ha messo in fila tutte le carte che McCain può giocare per conquistare la Casa Bianca, ancora - dice il giornale - alla sua portata: innanzi tutto gli Stati chiave. Se riuscisse ad ancorare il consenso repubblicano negli Stati tradizionalmente rossi e ora incerti (Florida, dove ieri McCain ha tenuto dei comizi, Indiana, Missouri, North Carolina, Ohio e Virginia), otterrebbe 260 dei 270 voti elettorali necessari per la vittoria. I rimanenti dieci si potrebbero giocare in Pennsylvania, e se la vittoria arrivasse là - sostengono gli strateghi di McCain - sarebbe quasi certa in Ohio e Florida, dove gli stessi uomini di Obama sostengono che McCain è ancora più che in gioco. Ci sono poi le incognite legate all'attendibilità dei sondaggi, che non hanno mai fatto i conti con un candidato afroamericano e devono calibrare i loro risultati su un bacino elettorale molto più largo che in passato. Infine, il voto anticipato: è una carta su cui Obama sta puntando molto. Tre elettori su dieci, secondo i sondaggi ABC, intendono votare prima del 4 novembre, con una larga preferenza per Obama.

Ieri sera Obama ha sospeso per due giorni la sua campagna elettorale per volare a Honolulu, nelle Hawaii, dove vive la nonna anziana e malata: "Non voglio compiere due volte lo stesso errore", ha detto riferendosi al fatto che quando morì sua madre lui era lontano e non arrivò in tempo.

L'analisi del Nyt. Come ormai tradizione, nel momento cruciale, anche i maggiori media scendono in campo con l'endorsement ufficiale. E' quello che ha fatto il New York Times, che senza sorprese appoggia Barack Obama. Nell'editoriale intitolato ''Barack Obama for president'' il Nyt critica duramente la campagna di John McCain e liquida come ''fallimentare'' la presidenza Bush. ''Gli Stati Uniti sono in rovina e alla deriva dopo otto anni di fallimentare leadership di George W. Bush'' si legge, ''che addossa al suo successore due guerre, un'immagine internazionale sfregiata e un governo sistematicamente privato della sua capacità di proteggere e aiutare i cittadini sia che stiano sfuggendo alle inondazioni di un uragano, che siano alla ricerca di un'assistenza sanitaria sostenibile o che lottino per tenersi la casa, il lavoro, la pensione e i risparmi di fronte a una crisi finanziaria che era annunciata ed evitabile''.

Tutt'altro trattamento per Obama che ''sfida dopo sfida è cresciuto come leader e ha dato sostanza ai suoi messaggi di cambiamento e di speranza''. ''Crediamo'', aggiunge il Nyt, ''che abbia la volontà e la capacità di forgiare quel consenso politico allargato che serve a trovare le soluzioni ai problemi del Paese''.

L'editorialista spara a zero su McCain che si è ''sempre più arroccato verso le frange della politica americana puntando alla divisione, al conflitto di classe e persino a un po' di razzismo''. Le sue politiche, aggiunge, ''sono impantanate nel passato'' e la scelta di Sarah Palin come vice ''è il gesto finale di un opportunismo e di una mancanza di buon senso che hanno eclissato i risultati raggiunti in 26 anni passati al Congresso''.

Palin e il giocatore di football. Che la scelta di Palin non abbia aiutato McCain lo hanno dimostrato gli scandali e scandaletti emersi nelle ultime ore, dal guardaroba di lusso pagato dal partito ai viaggi della numerosa famiglia a spese dell'Alaska. La "hockey mom" con le scarpe firmate, ieri in Pennsylvania ha tentato di rivendere ancora la sua immagine sbarazzina e ordinaria, andando a pescare nell'immaginario sportivo degli americani.

Parlando a Beaver Falls ha promesso una "rimonta", aggiungendo un altro Joe alla galleria dei "Joe" arruolati dalla campagna repubblicana: "Ieri eravamo in Ohio, a casa di Joe l'idraulico" (reso protagonista da McCain nell'ultimo dibattito con Obama), "oggi siamo qui, a casa di Joe il quarterback", ovvero il campione di football americano Joe Namath degli anni '60-'70 che condusse la sua squadra, i New York Jets, alla vittoria in uno storico SuperBowl dato ormai per perso. Parafrasi sportiva, cara alla Palin che di sport se ne intende, per indicare che certo la competizione è dura, ma i veri campioni possono sempre risalire la china e portare la squadra alla vittoria.

(24 ottobre 2008)

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