lunedì 27 ottobre 2008

Ma il premier teme il calo di consensi -"Walter cavalca la crisi e la scuola"



di CLAUDIO TITO
LA REPUBBLICA

ROMA - "Gliel'hanno detto a Veltroni che nelle banche ci sono i risparmi degli italiani? Gliel'hanno detto che io sto facendo esattamente quello che fanno in tutti gli altri paesi? Gliel'hanno detto che se il governo non difende gli istituti di credito crolla l'intero sistema? Ma si rende conto di dire delle cose assurde?". Quando ha letto la sintesi del comizio del segretario Pd al Circo Massimo, Silvio Berlusconi si trovava ad Astana, la capitale del Kazakhstan.

La sosta tecnica di sabato notte al rientro da Pechino si era trasformata in una breve visita ufficiale con tanto di cena formale con il presidente kazako Nazarbayev. Lo scalo allora gli ha consentito di ricevere tutti i fax e le "brutte notizie" da Roma. Le parole del leader Pd gli hanno mandato di traverso la cena. In particolare gli attacchi sulla situazione economica e sulla crisi dei mutui. Allora, con lo staff che lo accompagnava sul velivolo dell'Aeronautica militare, non ha fatto niente per nascondere la rabbia. "Non possiamo lasciare che tutto passi senza una risposta. Domani parlo io".

E già, perché l'attenzione di Palazzo Chigi su quel versante è altissima. Il presidente del Consiglio monitorizza gli umori della gente con continui sondaggi ed è convinto che l'"emergenza portafoglio" sia l'unico fronte che può incrinare la cosiddetta "luna di miele". Quella sintonia con gli elettori che gli ha permesso fino ad ora di incassare indici di popolarità piuttosto alti.

Eppure, la bufera finanziaria qualcosa ha cambiato nell'umore degli italiani. "I sondaggi che cita Veltroni sono del tutto falsi - ripete ai suoi -. Quel calo del 18% non esiste". Ma anche a Via del Plebiscito temono che il combinato disposto tra la "protesta scolastica" e le difficoltà economiche possano invertire il trend. Qualche preoccupazione, del resto, l'ha provocata anche l'ultimo sondaggio di Mannheimer che segnala una certa flessione. A Via del Plebiscito non è ancora suonato l'allarme rosso, ma è la prima apprensione che si manifesta da maggio.

Non è un caso che ieri sera, il premier abbia parlato proprio dei sondaggi con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. E non è nemmeno un caso se, pur sbattendo la porta in faccia all'opposizione, l'abbia tenuta ben aperta nei confronti del sindacato. Anche della Cgil. Berlusconi vuole infatti evitare che il Pd diventi il portabandiera delle famiglie in difficoltà, il portavoce di chi non arriva alla quarta settimana. Sta quindi cercando di capire con Tremonti se sia in qualche modo realizzabile la proposta formulata un paio di settimane fa dalla Confcommercio: detassare le tredicesime.

Un'ipotesi complicatissima per il Tesoro, ma il presidente del consiglio sta insistendo per una misura che tocchi almeno i redditi più bassi. Anche perché una manovra in questo senso, a suo giudizio, piazzerebbe il Pdl con il vento in poppa nella campagna elettorale per le prossime europee di maggio. O almeno renderebbe stabile la tendenza a non trasferire verso il Pd il voto dei "delusi" dal governo.

"Altro che difendere le banche - si è allora sfogato ieri anche sull'aereo in volo da Astana - io difendo i soldi degli italiani. So bene che la situazione è quella che è, ma facciamo tutto il possibile". Così ai ministri che ha sentito per concordare l'affondo di ieri pomeriggio, ha di nuovo ribadito che un dialogo con il centrosinistra allo stato è impossibile. "Quello - si è ancora lamentato di Veltroni - mi accusa di guidare il Paese come un consiglio di amministrazione, ma non sa di cosa parla. Io concordo sempre tutto con ciascun alleato".

Ma il suo vero chiodo fisso sembra soprattutto Antonio Di Pietro. "Mi chiedo? Dopo tutto quello che gli ha combinato, come fa Veltroni a manifestare con quello lì? A cosa gli serve tornare insieme all'Italia dei Valori? A cosa gli serve usare quel linguaggio?". A suo giudizio, infatti, l'ex pm resta "il vero problema del riformismo italiano". Senza contare che l'abbraccio tra "Walter e Tonino" può risultare fatale per quanto riguarda la Rai. In questo clima, il premier scommette ben poco sull'accordo per eleggere il nuovo presidente della commissione di Vigilanza. "A meno che il Pd non si decida a ragionare".

Della manifestazione del Circo Massimo, poi, ha parlato pure con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Ha preso atto che tutto si è svolto pacificamente ammettendo che sotto il profilo della partecipazione "a Veltroni non è andata male". Ma fin dalla scorsa settimana il Cavaliere era certo che la piazza sarebbe stata riempita e che non si sarebbe trattato di un flop. Pure il titolare del Viminale, però, gli ha confermato i dati forniti dalla questura: "ad ascoltare il leader democratico non c'erano più di 300 mila persone".

Con i "fedelissimi", poi, è tornato a ricordare gli incontri avuti a Pechino. I contatti con i leader di tutto il mondo. I colloqui con il governo del Kazakhstan dove l'Italia ha "interessi enormi" a cominciare dall'Eni e da Unicredit. L'agenda internazionale del prossimo anno che prevede missioni in Giappone, Vietnam, Corea del Sud, Cina e India nei primi mesi del 2009. "Poi torno qui a Roma - ha allargato le braccia dinanzi a tutti i suoi interlocutori - e devo assistere a questa vecchia politica".

(27 ottobre 2008)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Con quella maggioranza parlamentare di cosa ha paura ?
Ah sì, di non essere più popolare !
Ci vuole noi cittadini cornuti e mazziati.