venerdì 31 ottobre 2008

Omicidio Reggiani, 29 anni per Mailat: la sentenza, le reazioni


ROBERTO ORMANNI

La sentenza che ha condannato a 29 anni di reclusione Romulus Mailat per l’omicidio di Giovanna Reggiani, 47 anni, aggredita il 30 ottobre 2007 alla stazione ferroviaria di Tor di Quinto a Roma e morta in ospedale 48 ore dopo, ha “azzerato” il peso delle aggravanti concedendo le attenuanti generiche “equivalenti alle aggravanti”. Questo il dispositivo letto in aula, poco prima delle 16, dal presidente della terza corte d’assise Angelo Gargani: “La Terza Corte d'Assise dichiara Nicolae Romulus Mailat colpevole dei reati a lui in rubrica ascritti, unificati dal vincolo della continuazione e, concesse le attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti, lo condanna alla pena di anni 29 di reclusione e a euro mille di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia cautelare. Lo condanna altresi' all'interdizione perpetua dai pubblici uffici”. L'imputato è stato inoltre condannato a pagare una provvisionale di 500mila euro alla parte civile, il marito della signora Reggiani, l’ammiraglio Giovanni Gumiero. I giudici hanno inoltre interdetto Mailat dalla potestà genitoriale per tutta la durata della pena e hanno disposto che venga espulso dall’Italia una volta espiata la pena.

Sotto questo profilo, però, gli accordi internazionali con la Romania, che fa parte dell’Unione Europea, prevedono che una volta che la sentenza sarà definitiva, la pena potrà essere scontata nel Paese di origine dell’imputato. I giudici hanno fissato in 60 giorni il termine entro il quale depositeranno le motivazioni della sentenza. L’unica reazione di Mailat, dalla gabbia degli imputati detenuti, alla sentenza, è stato un “no” gridato mentre il giudice terminava la lettura del dispositivo. In mattinata, quando il presidente Galgani gli ha chiesto se aveva qualcosa da dire prima della camera di consiglio, Romulus Nicolae Mailat si era alzato in piedi e per la prima volta, da quando è cominciato il processo, ha pronunciato alcune parole in uno stentato italiano: “'Chiedo perdono innanzi a Dio - ha detto - e spero che giustizia sia fatta. Io mi sento colpevole per quello che ho fatto, ma ho solo rubato la borsa alla signora Reggiani. Non ho fatto altro, non l'ho ammazzata. Mi dispiace di ciò che è successo quella sera. Chiedo scusa a lei, signor presidente, alla corte, e a tutti i presenti in aula”.

L’avvocato difensore di Mailat, Piero Piccinini, al termine della sua arringa aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove. Una formula che è stata abrogata dal codice di procedura penale del 1989, ma che – tecnicamente – sopravvive nel secondo comma dell’articolo 530 dello stesso codice, secondo il quale il giudice deve assolvere l’imputato (utilizzando dunque la formula piena di assoluzione) “anche quando manca, è insufficente o è contraddittoria la prova”. "La colpevolezza di Mailat – aveva detto il difensore – non è certa, le testimonianze che lo accusano sono contraddittorie. E se sussiste un dubbio ragionevole sulla sua responsabilità si impone l'assoluzione”. L’avvocato Piccinini aveva inoltre aggiunto alle sue richieste conclusive una “subordinata”: se la Corte avesse deciso di condannare Mailat, il difensore aveva chiesto di non accogliere la richiesta di ergastolo avanzata dal pm escludendo in particolare l’aggravante della violenza sessuale. Una subordinata che, in parte, è stata accolta dalla Corte: Mailat è stato riconosciuto colpevole anche di violenza sessuale, secondo il dispositivo della sentenza, ma con quello che in gergo si chiama “bilanciamento tra attenuanti e aggravanti” ha comunque evitato l’ergastolo.

Ciò vuol dire, in teoria, che se la sentenza fosse confermata, tra circa 15 anni Mailat potrebbe ottenere la semilibertà o l’affidamento in prova ai servizi sociali, o ancora un permesso di lavoro. L’avvocato, naturalmente, ha già annunciato che presenterà appello per sostenere la sua richiesta principale di assoluzione per contradditorietà delle prove, mentre la procura della Repubblica potrebbe anche rinunciare ad un appello e non insistere nella richiesta di ergastolo. E’ quanto ipotizzato anche dall’ex procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, attualmente capo del Dipartimento affari di giustizia del ministero, che condusse le indagini sull’omicidio, secondo il quale “il lavoro e' stato fatto bene anche grazie alla collega Barborini che ha sostenuto validamente l'accusa in dibattimento. Dato il tipo di sentenza che ha riconosciuto le attenuanti equivalenti alle aggravanti - ha proseguito - penso che la procura possa ritenersi soddisfatta”. Di opposto parere il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: “Non voglio entrare in polemica con la decisione dei magistrati, ma la sentenza di oggi su Mailat mi lascia molto amareggiato. Come è possibile - si chiede Alemanno - che una persona riconosciuta colpevole di un crimine così grave non venga condannata all’ergastolo? Mi auguro – conclude il sindaco – che il pm si appelli contro questa decisione che turba la coscienza dei romani”.

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