giovedì 9 ottobre 2008

Parlamento pulito: vogliamo la ragione vera



ANTONIO DI PIETRO


Oggi alle ore 15:30 ho rivolto un'interrogazione a risposta immediata al ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. Riporto di seguito il resoconto stenografico del mio intervento.


Antonio Di Pietro: Signor Ministro, vogliamo riproporre un quesito che stiamo ponendo dal primo giorno che siamo in Parlamento. Possiamo applicare agli eletti, ai parlamentari, lo stesso principio che viene applicato ai consiglieri regionali, ma che dico, ai bidelli delle scuole, ai vigili urbani, ossia quello per cui i condannati non devono stare in Parlamento e, se condannati mentre sono in Parlamento, devono andare a casa?
Lo diciamo oggi perché sono state arrestate altre quattro persone a Palermo per reati ai danni di un nostro parlamentare che ha subito una truffa, proprio perché quattro persone hanno scambiato le schede.
Lo diciamo perché il Ministro della giustizia, l'altro giorno, ha affermato che si deve aprire un confronto su questo tema, perché effettivamente: «voi dell'Italia dei Valori avete ragione».
Ma noi non vogliamo «la ragione dei fessi», vogliamo la ragione vera. Pertanto, le chiedo, con tutta serenità: in Commissione giustizia è stato assegnato un progetto di legge, A.C. 891, in cui si dice che è urgente, urgente, urgente discutere in Parlamento sulla cosiddetta immunità dei Ministri.
Può farmi il favore di presentare un emendamento governativo affinché si disponga che i condannati non possano essere candidati o, se non riesce può esprimere parere favorevole alla proposta che abbiamo avanzato noi in quella Commissione?


Elio Vito: Onorevole Di Pietro l'interrogazione da lei presentata ripropone all'attenzione del Parlamento e del Governo un tema di grande delicatezza e mi riferisco in particolare alle proposte in discussione per la modifica della legge elettorale per il Parlamento europeo.
In via generale, il Governo pone grande attenzione al tema della riforma della legge elettorale per il Parlamento europeo, la quale appare bisognosa di un aggiornamento che tenga conto della generale evoluzione del nostro sistema politico e della particolare configurazione del ruolo del Parlamento europeo nell'ambito delle istituzioni europee.
L'attenzione del Governo peraltro si incentra anche sui tempi di definizione della nuova cornice legislativa, ritenendo essenziale che la stessa venga perfezionata tempestivamente in vista della prossima consultazione elettorale prevista nella primavera del 2009. È chiaro che i rappresentanti italiani presso il Parlamento europeo dovranno apportare significativi contributi sui temi di rilevanza dell'Unione europea e rappresentare in quella sede le posizioni e gli interessi della collettività nazionale.
Lei è ben consapevole, tuttavia, che il Parlamento europeo attualmente non ha le medesime attribuzioni di un Parlamento nazionale. L'attività legislativa, infatti, viene sviluppata più da altri organi dell'Unione europea che non dalla stessa assemblea parlamentare.
Dico ciò perché la particolare configurazione dell'assemblea elettiva dovrà essere tenuta in opportuna considerazione qualora si decidesse di intervenire nella delicata materia delle cause di ineleggibilità e di incandidabilità per il Parlamento stesso.
Quanto alla specifica questione delle cause di ineleggibilità e incandidabilità sollevata dalla sua interrogazione, si ritiene opportuno segnalare che l'argomento si pone su un terreno assai delicato nel quale si confrontano, da un lato, il principio cardine della democrazia - la libertà di partecipare attivamente e passivamente alle consultazioni elettorali, sancito come sa dall'articolo 51 della Costituzione - e, dall'altro lato, un altro principio altrettanto importante: quello della legalità e della trasparenza delle istituzioni democratiche.
Tale difficile bilanciamento trova la prima fondamentale risposta nell'ambito del circuito della responsabilità politica nella misura in cui i partiti ed i movimenti politici si espongono alla sanzione da parte del corpo elettorale, qualora le candidature espresse non siano all'altezza dei compiti che le assemblee sono chiamate ad assolvere.
L'intervento legislativo, con la fissazione di specifiche cause di incandidabilità, ineleggibilità ed incompatibilità, deve essere, quindi, riservato a quelle situazioni nelle quali la candidatura, l'elezione o la permanenza nella carica determinano, in quanto tali, il rischio di gravi disfunzioni nel funzionamento delle istituzioni democratiche.
In questo senso, occorre ricordare come l'insegnamento costante della Corte costituzionale sia stato quello di prevedere nel nostro ordinamento che la candidabilità e l'eleggibilità siano la regola e la non candidabilità e l'ineleggibilità l'eccezione.
Comunque, concludendo, il Governo conferma il proprio auspicio che anche sul tema della definizione di ulteriori cause di ineleggibilità ed incandidabilità si sviluppi un proficuo confronto tra maggioranza ed opposizione e che tale tema sia sottratto alla polemica politica contingente e sia affrontato con l'obiettivo di giungere a soluzioni condivise.


Antonio Di Pietro: Signor Presidente, signor Ministro, lei mi ha risposto in via generale con l'auspicio di un confronto e di quant'altro. Ma le avevo posto una questione in via particolare e glielo ripeterò in «dipietrese» - che si capisce perché non ho compreso cosa mi ha risposto. La proposta che avanziamo è questa: coloro che sono stati condannati con sentenza penale passata in giudicato non devono essere candidati. Essi non possono fare né i vigili urbani né i bidelli e, invece, possono stare qui a fare le leggi.Questa mattina hanno arrestato quattro persone perché hanno truffato e hanno fatto scambiare i voti. Pertanto, se lei mi dice che il principio cardine è la democrazia e di questa è la partecipazione, le rispondo che il principio cardine della democrazia è anche il rispetto delle leggi e se qualcuno viene eletto in violazione delle leggi ciò viola la democrazia. Perciò le dico che lei, anzi il Governo deve rispondere a questo quesito.
In via particolare, le dico che, poiché non ci è stata data alcuna risposta, presenteremo, come Italia dei Valori, un emendamento alla legge elettorale europea ed un altro emendamento, sempre a firma dell'Italia dei Valori, al cosiddetto «lodo Consolo». Entrambi i provvedimenti sono in discussione in Commissione e poi giungeranno all'esame dell'Assemblea nelle prossime settimane. Il nostro emendamento disporrà che coloro che sono stati condannati con sentenza penale passata in giudicato per reati dolosi non devono essere candidati. A quel punto vedremo se lei, signor Ministro, e il Governo fate parole o fatti, perché, a quel punto, non si può scappare o tradire. Si dovrà esprimere parere favorevole o contrario! Se sarà espresso parere contrario, vuol dire che è una lingua biforcuta.


1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Bravo Tonino, non dar loro tregua !